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Antonio Balsemin
Ve conto…

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  • 13        LO SPAVENTAPASSERI
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13        LO SPAVENTAPASSERI

 

I nostri vecchi dei tempi andati, ragionavano con sentimenti com’era uso nella loro epoca. In gran parte, allora e adesso, può esser vero che il brutto e il mal fato possano essere l’incarnazione della cattiveria, ma questa coincidenza non è sempre la verità. Si poteva e si può correre il rischio di dipingere il diavolo più brutto di quello che è, quando si parlava e si parla di spettri, fattucchiere, streghe, orchi, spiriti maligni e dello stesso diavolo. Le storie, raccontate da padre in figlio, favorivano il nascere di credenze e superstizioni e, se capitava di imbattersi in una traccia di tali spiacevoli e negativi avvenimenti, non restava che allontanarsene. La gente di un tempo credeva che, allo stesso modo nel quale ragionavano gli uomini, ragionassero anche gli animali e, nel caso in questione, i volatili: passeri, beccafico, quaglie, allodole, merli, verdoni, tordi e così via. Un particolare trucco per allontanare questi profittatori, mangiatori a tradimento, dalle zone coltivate a frumento (quando questo era giunto a maturazione) era, pensavano gli uomini, quello di collocare un ‘bel-brutto’ spaventapasseri al centro dell’appezzamento coltivato a frumento. Le donne prendevano dei vestiti disusati, camicie consunte, pantaloni con eccessive toppe, gilè allentati, giacche logore, stracci sbrindellati, fazzoletti strappati, mutande sdruciate, cravatte imbrattate, calze bucate, sciarpe sciupate, guanti sfilacciati e non mancava mai un gran cappello con le falde molto larghe. Più brutto appariva questa creazione, meglio era, perché avrebbe terrorizzato, a morte, i pennuti, che si sarebbero allontanati di gran fretta e ad ali spiegate. Per gli uomini, le donne e, maggiormente, per i bambini questo figuro incuteva paura, anche se si sapeva che era un ‘orco’ creato con pezze, un buffone realizzato con vestiti rigonfi di paglia e con un appariscente turacciolo per naso. Si sa, la fame è tormentosa per tutti e non solamente per gli esseri umani: il languore è un tormento anche per gli animali! Gli uccelli, dai vispi ‘tre-tre’1 agli astuti tordi, dopo che, sospettosamente e con il cuore in gola, avevano ben osservato quel terrificante mostro, poiché non dava segni di vita, si arrischiavano a compiere un volo in avanti e uno a ritroso, svolazzandogli attorno ed avvicinandosi sempre più. Una volta che l’uccello più temerario aveva beccato il primo granello di una spiga, gli altri lo imitavano facendo processione per riempirsi il pancino. Quando il padrone passava di lì, batteva sempre le mani per vedere se mai vi fossero nascosti dei volatili. Sembrava impossibile, ma tutte le volte fuoriuscivano dal frumento stormi di questi affamati. “Brutte bestie…, via di qua…, che possiate schiattare… se vi acchiappo vi tiro il collo e vi cucino allo spiedo con il rosmarino…” sbraitava il contadino! Ma, oltre alle imprecazioni e alle maledizioni, il derubato non poteva fare alcunché e, allora, scoraggiato se rivoltava contro lo spaventapasseri: “E tu, che cosa fai lì, buono a niente, t’atteggi alla bella statuina? Devi guadagnarti il tuo pane, scansafatiche! Ti ho creato, forse, perché tu stia a guardare? Se non ti rendi utile, a che cosa serve che t’abbia collocato lì, per vigilare? Svegliati, sciocco! Guarda bene che come ti ho costruito, ti distruggo, pagliaccio!”

 

 

 




1 ‘tre-tre’ s. m. = it., scricchiolo, piccolo uccello. Ricordo che, ai miei tempi, ve n’erano molti e vivevano, soprattutto, fra le siepi e i rovi.






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