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Antonio Balsemin Ve conto… IntraText CT - Lettura del testo |
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22 LO STRADINO
Nei tempi andati le strade asfaltate erano poche ed erano solamente quelle più importanti. Di solito le strade erano in terra battuta e necessitavano di manutenzione continua. La persona incaricata a tenere ben assestate le strade, era chiamato ‘lo stradino’ e ogni paese aveva uno o più stradini. Personalmente ricordo bene soltanto lo stradino addetto alla manutenzione della Via della Calpeda, forse perché la strada, per andare da casa mia di Castello a quella dei nonni nella contrada ‘i Pieri’, era solamente una o perché erano numerose le volte che percorrevo questo tragitto e, quindi, erano tante le occasioni per incontrare lo stradino. Questa strada della Calpeda, era la strada maestra della valle che iniziava, nella parte in basso, dal paese chiamato Tezze. Come vi ho appena detto, la strada maestra era mantenuta in bell’ordine dallo stradino, che passava a tempi regolari e subito dopo che erano scoppiati temporali o erano cadute piogge torrenziali, che avevano smosso la ghiaia con la sabbia, ingorgando il letto delle canaline ai lati della strada. Da lì, lo stradino di nuovo tirava su la sabbia con il badile e la stendeva, uniformemente, nelle parti vuotate. Per primo otturava le buche più fonde, dopo riempiva i piccoli solchi scavati di traverso della strada e, dopo ancora, livellava alla perfezione tutto il tratto della strada. Sistemato tutto, impaccava per bene la parte fresca, quella appena rassettata, dandovi sopra delle energiche pacche con il badile. Per ultimare a regola d’arte, dava una ramazzata con la scopa, quella fatta con i piccoli rami di bagolaro1. Così lasciava le parti della strada rifatte in modo impeccabile e si recava a sistemare un altro pezzo di strada sottostante. Gli attrezzi di lavoro che lo stradino portava con sé mettendoli sopra la spalla, erano la pala, il piccone e la scopa. Sulla testa portava un cappello di paglia con le falde larghe e al collo era annodato un gran fazzoletto che, di tanto in tanto, lo usava per asciugare il sudore della fronte. Ricordo che portava con sé, anche, una fiaschetta di vinello e, quando si fermava, la nascondeva sotto l’erba e protetta all’ombra di un albero. Quando mi scorgeva, mi salutava festosamente e non mancava mai di dirmi di recare i suoi saluti a la vecia de i Pieri, che era la mia nonna Clorinda. Quanto sono semplici i ricordi che conservo della mia infanzia eppure, anche se sembra che valgano una cicca di tabacco, me li tengo ben stretti e ben cari.
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1 bagolaro s. m. (Pianta de le Moracee: nome volg. della Celtis australis). Trattasi di un arbusto del quale erano e sono usati i piccoli rami per confezionare delle robuste scope. |
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