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Antonio Balsemin Ve conto… IntraText CT - Lettura del testo |
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25 LE GALLINE, LE UOVA E I BAMBINI DI NEW YORK*
Io sono nato in mezzo ai campi e ringrazio il Signore, che mi ha fatto nascere lì e nei tempi giusti. Così, da piccolino, ho visto le galline, le galline faraone, le galline nane, le oche, le anatre, le anatre mute, i maiali, i porcellini d’India, il porcospino, le talpe, i pulcini, i tacchini, i galli, i capponi, i colombi, le mucche, i buoi, il toro, le pecore, le capre col loro maschio, i grilli, le lucertole, i sorcetti campagnoli, i ratti, le farfalle, le api e tanti, tanti altri esseri viventi creati dall’Architetto Creatore del mondo e, ancora, ho visto uccellini, tanti uccellini, prima che li intrappolassero con gli archetti, i li uccidessero con lo schioppo o li avvelenassero con gli insetticidi. Bene, un giorno, a Roma, salì a bordo del mio taxi uno straniero e, parlando di questo e di quello, dice: “Sa, caro lei, che i bambini di New York non sanno che cosa sia una gallina perché non l’hanno mai vista? Credono che le uova li fa il supermercato. Il loro papà o mamma, per far vedere ai figli ua gallina, li conducono allo zoo”! Roba da non credere, per me quasi da far venire un collasso! Ho pensato a lungo e ancora sto ripensando a questo fatto. Bene, andando avanti, non per far invidia o rabbia, ma solamente per far conoscere come vanno determinate faccende, mi piace raccontare a questi bambini di New York come si comportano le galline appena fatto un uovo. Appena la gallina ha fatto l’uovo, si mette a cantare a tutta voce: “Cocco-cocco-dè, cocco-cocco-dè; cocco-cocco-dè”. Dice un proverbio: ‘Chi va con i lupi impara a ululare’. Verità santissima! Io, che a quei tempi vivevo in quell’ambito lì, intendevo quella lingua particolare e volentieri traduco in lingua italiana: “Un cocco per te, un cocco per te, un cocco per te”. Le galline latine (ai tempi d’allora, ma proprio quelli di quei tempi antichi) quando le galline facevano l’uovo proclamavano: “Coco-coco-dèo, coco-coco-dèo, coco-coco-dèo”. Ecco che cosa sentenziavano: “Un uovo ‘pro eo’, un uovo ‘pro eo’, un uovo ‘pro eo’ ”,‘eo’, è chiaro, sta per ‘lui’, il signor padrone: l’uomo. Le galline inglesi, quando fanno l’uovo, si mettono a gorgheggiare: “An egg for you, an egg for you, an egg for you!” No, non traduco perché, al giorno d’oggi, l’inglese lo parlano tutti. Sentito, le galline, addirittura, lo cantano! Le galline spagnole anche loro, fatto l’uovo, ne danno notizia al mondo intero: “Cocco-cocco-dì, cocco-cocco-dì, cocco-cocco-dì”. Godetevi il tono musicale di quanto da loro detto, una volta che è tradotto in spagnolo: “Un huevo parà ti, un huevo parà ti, un huevo parà ti”. Non vi faccio la traduzione di questo parlare, perché esso è un cugino di primo grado col nostro. Le consimili giapponesi, fatta l’operazione, si mettono a cincischiare: “Cin-cin-cin, cin-ciu-ciò; cin-cin-cin, cin-ciu-ciò; cin-cin-cin; cin-ciu-ciò”. Non so se con questo loro modo di fare da svampite o con la scusa del ‘cin-cin’, si atteggiavano ad ubriache, ma immagino che alzavano la voce per annunziare d’aver fatto l’uovo. Le galline francesi, quando diventano mamme, si fanno quanto mai amorose e tutte felici cantano: “Coco-coco-dà, coco-coco-dà, coco-coco-dà”. Apprezzate l’eleganza di questo loro dire, tradotto in francese: “Un oeuf pour toi, un oeuf pour toi, un oeuf pour toi”. Le galline marziane (adesso che con le nuove scoperte sappiamo che anche in quel pianeta lì esiste la vita), quando fanno l’uovo si comportano nella stessa maniera di quelle terrestri. Non so se lo sapete, ma corre voce che le galline possiedono un cervello piuttosto minuto. Bene, quello delle galline, che vivono lì, è poco più grande del niente. Esse guardano sempre in avanti, ma l’uovo lo fanno a tergo e avendo, poverette, anche la memoria sullo scarso, non arrivano a far quadrare il pensiero con l’azione, in quanto, se alle spalle l’uovo è stato fatto, didietro resta. Infelice la nostra sfortunata gallina marziana. Essa gira e vagola, piange e si dispera: “Coco-coco-dè, coco-coco-dè, coco-coco-dè”. Eccovi, fresca come una rosa, la traduzione ‘ad literam’: “Ma l’uovo dov’è, ma l’uovo dov’è, ma l’uovo dov’è?” Dopo aver interpellato tutte le consorelle e anche il gallo, si asciuga le lacrime degli occhi con il ciuffo delle penne più nette e si consola ripromettendosi: “Domani ne faccio un altro. Starò più attenta, per non perdere almeno quello”. Le galline padane sono tutte festose e su di morale. Per Bacco, esse da poco tempo hanno apprestato un proprio casolare e tutto appare pulito di bucato ed è profumato. Comunque, quando presentano l’uovo, allungano il collo e intonano: “Coco-coco-dì, coco-coco-dì, coco-coco-dì”. Traduzione da becco a bocca: “On ovo par ti, on ovo par ti, on ovo par ti”. Spero di aver aperto uno spiraglio di luce nel cervello dei bambini di New York e di averli fatti ridere, mi auguro non solamente loro, ma tutti i bambini del mondo, che non hanno avuto la fortuna di vedere le cose che ho visto io!
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* Una storiella alquanto fantasiosa |
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