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Silvano Tomasi – Gianfausto Rosoli Migrazioni moderne IntraText CT - Lettura del testo |
8 - Scalabrini a Rampolla13
Benedetta dal nostro Padre, e quindi da Dio, l’umile Congregazione dei Missionari per gli italiani emigrati va ogni dì prosperando. Ciò mi ha fatto nascere il desiderio di avere un E.mo Cardinale Protettore col quale trattare gli affari più importanti, relativi appunto a quest’opera, la quale ha per se l’avvenire. È un desiderio che io esprimo ora umilmente e sommessamente al S. Padre per mezzo dell’E.V. R.ma.
Ogni membro del S. Collegio ch’Egli si degnasse nominare allo scopo indicato, sarebbe sempre per di grande consolazione ed aiuto, ma se mi è lecito suggerirne qualcuno a me più vicino, proporrei l’E.mo Arciv° di Firenze, uomo apostolico e dell’opera in discorso già tanto benemerito.
Ma se è necessario che il Card. Protettore risieda in Roma, allora il mio voto senz’altro è per Vostra Eminenza, che io tanto venero ed
amo, e spero mi concederebbe un tanto onore. In caso negativo l’E.mo Mazzella o qualunque altro. Del resto non solo quanto alla scelta, ma anche quanto alla opportunità della scelta, mi rimetto al S. Padre interamente.
Questo desiderio, mi permetta, E.mo, uno sfogo confidente del cuore, si è fatto più vivo dalla morte del compianto Card. Simeoni. Non accuso nessuno, ma rilevo un fatto. Da quell’epoca non ho più trovato verso l’opera delle missioni per gli emigrati quello zelo e quell’amore che animavano quell’ottimo e indimenticabile Porporato e il suo degno Segretario Mgr. D. Iacobini. Non entrerò ne’ particolari: basti un fatto solo. Fin da principio il S. Padre si degnò assegnarmi sulle rendite di Propaganda £. 10.000 annue per concorrere al mantenimento dell’Istituto de’ Missionari. Quella somma mi venne regolarmente pagata per alcuni anni; nel 1890 il prelodato Card. Simeoni mi pregò di rinunziargli, per quell’anno, la detta somma assicurandomi che il sussidio mi sarebbe continuato, e, forse, in più larga misura, secondo le possibilità, appunto per indennizzarmi dalla somma ritenuta. Feci il sacrificio con gioja, sperando nell’avvenire, ma l’E.mo Simeoni venne purtroppo a mancare, e non ostante ripetute domande, non ebbi più nulla, né mi si degnò ne anco di una parola in proposito. Che questo modo di trattare sia soltanto una sconvenienza lo giudichi V.E.R.ma.
Dico tutto questo senza lamentarmi e sen’ombra di detrarre a chicchessia. So che le opere di Dio nascono e crescono a pie’ della Croce e questo è ciò che mi conforta.
Perdoni la mia libertà che mi sono presa, mi raccomandi al Signore, e mi creda quale ho il bene di affermarmi col massimo ossequio,
di V.E. R.ma
U.mo Dev.mo Oss.mo Obb.mo
Gio. Battista V° di Piacenza