Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Silvano Tomasi – Gianfausto Rosoli
Migrazioni moderne

IntraText CT - Lettura del testo
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

- 278 -


37 - Scalabrini a Corrigan84

 Piacenza, 10 Agosto 1891

Eccellenza Rev.ma e Car.ma

Ritornato ora dalla Visita Pastorale, trovo qui la bella Lettera Circolare che Vostra Eccellenza ha con provvido pensiero indirizzata ai parrochi della sua Archidiocesi intorno alla nuova Società S. Raffaele.

È un atto che onora oltre ogni dire l’Eccellenza Vostra e che sarà, non ne dubito, fecondo di immensi vantaggi per coteste colonie italiane.

Me ne congratulo seco Lei tanto tanto, Monsignore Carissimo, e ne La ringrazio quanto so e posso a nome anche de’ miei Missionarii,


- 279 -


i quali sempre più si rallegrano di aver trovato in Lei un vero Padre e da Lei, dopo Dio, riconoscono quel po’ di bene che fanno.

La ringrazio altresì della gentil.ma Sua dei 10 luglio p.p.85

A dirle il vero, l’affare dell’Ospedale mi ha sempre impensierito, ma ho creduto sempre che tutto si facesse sempre col consenso e sotto la dipendenza dell’E.V., tale essendo l’ordine da me impartito ai Missionari. Ora non saprei, in tanta distanza di luoghi, che cosa prudentemente convenga fare. D’altra parte io rifuggo da qualunque atto possa anche da lontano aver l’aria della più lieve ingerenza in casa altrui. Scriverò pertanto a P. Morelli dicendogli, che vegga di andare più a rilento, che prima di fare altri debiti pensi a saldare i già fatti, che l’Ospedale italiano, a quanto mi assicurano persone assai bene informate, è impossibile non solo, ma inutile, ecc. ecc.. Gli suggerirò poi di venire da V.E. per sentire il suo avviso in proposito. V.E. gli dica pure apertamente il suo parere e poi lo faccia sapere a me che lo appoggerò senz’altro.

Il buon marchese Volpelandi86 mi ha dato a leggere copia della lettera scritta da V.E. all’On. Cahensly.87

Questi due Signori sono rimasti, a dir vero, molto mortificati al vedersi attribuite idee che non hanno mai avuto, e mi pregano di rispondere in vece loro, convinti che la mia parola possa riuscire presso V.E. molto più efficace.

Caro Monsignore, permetta Glielo dica: in questa faccenda si è suscitata una vera tempesta in un cucchiaio d’acqua. Oltrecché non era, né poteva essere nell’intenzione di codesti ottimi Signori di recare la minima offesa ai diritti dell’Episcopato Americano, essi, posso assicurarnela, non hanno mai sognato di chiedere alla S. Sede la doppia giurisdizione. Il loro disegno era semplicissimo: ottenere che le diverse nazionalità Europee avessero nell’Episcopato americano un rappresentante e questo non già straniero, ma cittadino d’America


- 280 -


Non è forse ciò che già venne suggerito allo stesso Episcopato Americano da quell’alto senno e quella conoscenza pratica delle cose che tanto lo distinguono? Non è questo appunto il metodo che già si tiene? Non vi sono negli Stati Uniti Vescovi Tedeschi? Non vi fu in qualità di Vescovo anche Mons. Persico,88 il quale anzi è nato in Italia? E, se non erro, non vi è anche presentemente un Vescovo in qualche modo italiano? Ridotta la quistione a questi termini, come lo era difatto, ben vede V.E. che non potevano derivarne inconvenienti di sorta. Ritengo anzi che ciò avrebbe giovato assai al Corpo Episcopale. Dovendo infatti i Vescovi provvedere a tutti indistintamente i cattolici soggetti alla loro giurisdizione, avrebbero avuto dai suddetti rappresentanti nozioni esatte e sicure dei costumi, delle aspirazioni, dei bisogni delle rispettive nazionalità, e il provvedervi sarebbe stato molto più facile, e le moltitudini sarebbero rimaste molto più soddisfatte e la Religione ne avrebbe avuto molto maggior vantaggio.

Rimarrebbero altre considerazioni, ma dal momento che la S. Sede ha creduto bene di intervenire colla lettera del Card. Rampolla,89 all’E.mo Arciv. di Baltimora,90 non occorre altro.

Tanto ho volute significarle non solo per secondare il desiderio dei prelodati Signori, ma anche perché V.E. abbia nella sua alta influenza a mettere, se crede, le cose a posto, massime in faccia ai suoi Ven. di Colleghi nell’Episcopato.

Rinnovandole i miei ringraziamenti e raccomandandomi alle sue orazioni, godo ripetermi

Di Vostra Eccellenza R.ma e Car.ma
Dev.mo Confr. e amico
Gio. Battista Vescovo

 

 




84 AGS EB 01-05 (fotocopia dell’originale in AANY).



85 Probabilmente il riferimento è  alla circolare sulla San Raffaele della stessa data. Cfr. nota 78.



86 Il Marchese Gian Battista Volpe Landi (1840-1918) di Piacenza, dove esercitò l’avvocatura, fu un validissimo collaboratore di Mons. Scalabrini per stabilire la Società di San Raffaele italiana, che rappresentò nell’incontro di Lucerna del 1890 ed in altri incontri nazionali e internazionali.



87 Peter Paul Cahensly, cfr. nota 17, fu pioniere nella difesa di diritti dei migranti ed esempio di laico cattolico impegnato nella politica e nell’azione sociale e religiosa. Dopo la controversia sviluppatasi negli Stati Uniti in seguito al Memoriale di Lucerna (1890) in cui si chiedeva dalle varie società di S. Raffaele europee il rispetto della lingua dei migranti e la loro rappresentanza nell’episcopato e che prese il nome di “Cahenslyism”, ebbe riconoscimenti ed onori per la sua opera dalla Chiesa e dallo Stato e fu anche chiamatoPadre dei migranti”.



88 Il Cardinale Ignazio Persico (Napoli 1823 - Roma 1895) fu missionario e vescovo in India e poi in South Carolina, USA. Divenne il quarto vescovo di Savannah, Georgia (USA) dal 1870 al 1872, ma per ragioni di salute dovette lasciare gli Stati Uniti. Coprì vari incarichi nella Curia a Roma e fu fatto Cardinale da Leone XIII nel 1893.



89 Il Cardinale Mariano Rampolla del Tindaro (1843-1913), nobile siciliano, espletò vari incarichi nella Curia romana, fu Nunzio in Spagna e Segretario di Stato dal 1887 al 1903. Nel conclave che elesse papa S. Pio X, fu oggetto di un veto sulla sua possibile elezione da parte dell’Austria. Nella lettera del 26.6.1891, a cui si riferisce Mons. Scalabrini, informa il Card. Gibbsons che la Santa Sede non vede “né opportunonecessario” che “si conceda secondo la loro nazionalità (dei migranti) un proprio rappresentante fra i membri dell’Episcopato americano” (ASV, Segreteria di Stato, R. 280, fasc. 1, f. 87).



90 L’arcivescovo di Baltimora è il Cardinale James Gibbsons (1834-1921), già Vescovo in North Carolina a 32 anni. Partecipò al Concilio Vaticano I; fatto cardinale nel 1886 dopo aver presieduto il terzo Concilio di Baltimora, fu una figura chiave della Chiesa del suo tempo negli Stati Uniti. Favorì l’americanizzazione degli immigrati, difese la classe operaia ed ebbe un forte senso di patriottismo.






Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

IntraText® (V89) Copyright 1996-2007 EuloTech SRL