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Silvano Tomasi – Gianfausto Rosoli Migrazioni moderne IntraText CT - Lettura del testo |
47 - Scalabrini a Corrigan108
Eccellenza R.ma,
Sono costretto a scriverle questa volta con accento di profondo dolore. Non lo avrei mai creduto, sebbene fin dal principio un Prelato mi facesse sapere di non fidarmi della Curia di New-York, perché presto o tardi mi avrebbe tradito. Pare purtroppo che il sinistro presagio siasi avverato. Ho ricevuto in questi giorni vive e numerose proteste per la chiusura della Chiesa di Baxter,109 proteste che si possono compendiare in queste parole di un prete non italiano: l’Arcivescovo ha commesso una cattiva azione e una grave ingiustizia.
Avevo in animo di non scriverle più nulla di ciò che riguarda la sua diocesi, poiché quando fui pregato da Cahensly di fornirle schiarimenti circa il noto affare, Ella mi rispose in modo da dover conchiudere: Mons. Corrigan mi si dice amico a parole, ma... agli amici non si risponde così. Ora però debbo rompere quel proponimento per presentarle, come faccio, le mie proteste, e nelle forme più valevoli, e tutelare conculcati diritti. Si tratta dell’onore offeso di un’intera Congregazione.
Leggendo attentamente le lettere indirizzate a Vostra Eccellenza dal P. Vicentini in data 27 Dicembre 1893 e 2 Gennaio 1894, la cattiva azione e la grave ingiustizia mi sono parse evidenti. Una storia documentata del modo veramente sleale, onde si è proceduto in questa faccenda, getterebbe certo un’ombra ben sinistra su quelli che ne furono gli autori, tanto più se messa a confronto colle lettere da Vostra Eccellenza indirizzate a me in questi anni, nelle quali, facendo i più alti elogi dell’opera dei Missionari, assicurava che li avrebbe sempre sostenuti e protetti, pensando a tutto, ciò che poi confermavami a voce, sapendomi trepidante sempre sulle arrischiate imprese del P. Morelli. La fase ultima del triste dramma, diciamolo chiaro, è più degna dei mercanti della Compagnia inglese che di Consigli episcopali. Si ordina infatti di chiudere una chiesa, si ledono diritti sacrosanti acquisiti, si fa promettere che si pagherebbero tutti i debiti, compresi quelli degl’Italiani, s’induce con finta promessa il Superiore, senza mezzi, ad accollarsi un debito contratto per la chiesa stessa, e, ottenuto l’intento,
lo si manda da Erode a Pilato, il primo de’ quali prende quasi a scherno la domanda, l’altro se ne lava le mani! Ma dove siamo, caro Monsignore? Una loggia massonica non avrebbe fatto peggio.
Dissi il Superiore senza mezzi. Mentre infatti i Missionarii delle altre diocesi d’America spedirono alla Casa Madre il danaro speso per il loro viaggio, come di regola, quelli di New York non hanno mai potuto compiere questo loro dovere.
Ma per me è quistione di anime e di decoro, non di danaro. Termino quindi, protestando di nuovo, nella speranza che non mi vedrò costretto a pubblicare colla presente altri documenti, disposto come sono anche ad iniziare una causa in forma.
Vostra Eccellenza non deve credere che questa mia franchezza scemi di un punto l’affettuosa venerazione che le porto personalmente, che anzi la prego di rispondermi con altrettanta franchezza, giacché io amo soprattutto la verità, e ho abbastanza nelle mani per rispondere di tutto a tutti.
Ho preferito questa volta dettare anziché scriverLe io stesso, e per avere un testimonio di ciò che affermo e per togliermi al più presto da un argomento così increscioso.
Le bacio con profondo ossequio le mani e mi raffermo
di Vostra Ecc. R.ma
Devot.mo Oss.mo
Gio. Battista Vescovo