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Silvano Tomasi – Gianfausto Rosoli
Migrazioni moderne

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2 - Scalabrini a Ireland14

 

                                                                                                                                                    Piacenza, 12 marzo 1889

 Monsignore,

Vostra Eccellenza mi perdonerà se rispondo con tanto ritardo alla sua benevola e bella lettera del 21 dicembre, ma la causa di questo ritardo è indipendente dalla mia volontà. Ho voluto, prima di rispondere, inviare la sua lettera alla Congregazione di Propaganda e aspettarne riscontro per comunicarglielo. Ora la posso assicurare che oggi la Sacra Congregazione romana ha letto con il più vivo piacere quelle belle pagine nelle quali dimostra così bene l’importanza dell’opera che ho intrapreso e nelle quali fa così giustamente notare che dal suo successo non dipende soltanto l’avvenire spirituale di tanti cattolici italiani sbalzati oltre i mari dall’emigrazione, ma anche il successo della grande opera di evangelizzazione affidata allo zelo e alla saggezza dell’episcopato americano. Gli uomini, di fatto, non sono che troppo avvezzi a dedurre delle conclusioni logiche e rigorose dai fatti che avvengono intorno a loro. Più che mai oggi il sistema sperimentale tende a prevalere. È dunque naturale che i suoi compatrioti protestanti, vedendo l’ignoranza e l’indifferenza religiosa di un grande numero, per non dire della maggioranza degli emigrati italiani, concludono che la vita cristiana deve essere ben poco intensa nel nostro paese, se tanti suoi figli perdono così facilmente la fede e abbandonano la pratica dei doveri più elementari del cristiano. Ora siccome l’Italia non è soltanto un paese esclusivamente cattolico, ma è il centro della nostra Santa Chiesa e la residenza del suo capo augusto, ne segue, come lei fa risaltare molto bene, che i protestanti sono inclinati a credere che il cattolicesimo è in decadenza e che la causa di questa decadenza è senz’altro l’assenza di fede e di virtù, causata dall’impotenza dei preti o dalla loro negligenza colpevole. Questi errori, bisogna combatterli senza dubbio; ma bisogna soprattutto far scomparire le cause principali, che li generano; ora dalla prosperità e dal successo dell’opera, che ho intrapreso, dipende la guarigione del male che noi deploriamo e che non  è meno nocivo alla propagazione della fede in America che alla conservazione delle tradizioni cristiane e dei principi del cattolicesimo nei milioni di emigrati italiani che abitano il continente americano.

Per questi motivi la Propaganda ha accoltola mia opera con la più grande benevolenza e vede con piacere che essa è apprezzata dall’episcopato americano e in particolare da lei, che è uno dei vescovi più illuminati e più dotti del nuovo mondo.


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 Ma la Propaganda non è stata la sola a lodare il suo atteggiamento nei confronti della mia opera. Il S. P. Leone XIII, al quale io stesso ho mostrato la Sua lettera, n’è rimasto visibilmente soddisfatto e m’ha parlato di V. E. con la più grande benevolenza. Sua Santità conserva il miglior ricordo di lei e apprezza come si conviene le qualità eminenti e lo zelo di V. E.

Ora io devo ringraziarla delle espressioni troppo cortesi, che ha voluto indirizzarmi. Mi permetterà di attribuirle alla sua benevolenza per una povera persona e per l’opera che io dirigo. È per me una grande consolazione e un incoraggiamento prezioso vedere i miei pensieri e i miei progetti approvati da un prelato che onora tanto altamente con le sue virtù, con la sua intelligenza e con  la sua feconda attività, l’episcopato americano.

L’opera che ho fondata progredisce e prospera felicemente. Le domande di sacerdoti, che desiderano entrare nella Congregazione dei missionari di Piacenza, sono molto numerose e ne ringrazio Dio. Son soprattutto le difficoltà finanziarie che ostacolano lo sviluppo della bella impresa. Sfortunatamente non si può sperare in niente, per il momento, dal governo, che è più che mai in lotta contro il Vaticano. Questa situazione potrà cambiare col tempo, e io lo spero; ma nell’attesa la mia congregazione risente degli effetti  della lotta.

L’Italia cattolica invia offerte abbondanti, da parte mia faccio tutto quello che posso per sovvenire all’opera da me fondata; ma le risorse, di cui dispongo, sono molto esigue, la mensa vescovile, come quella di tutte le diocesi d’Italia, è ridotta a proporzioni più che modeste, la crisi commerciale e agricola ha privato proprietari, commercianti e industriali di gran parte delle loro risorse, cosicché, malgrado la loro nobile generosità. i cattolici italiani non possono sopperire alle spese che comporta il sostentamento del noviziato. Perché la mia congregazione possa prendere uno sviluppo serio e rapido, bisognerebbe che l’America concorresse anche da parte sua alle spese generali, che comporta il tenere in piedi il noviziato. Queste spese sono relativamente gravi; sono causate dalla compera dell’immobile e della chiesa che costituiscono la casa-madre dell’Istituto, per l’ammobiliamento e la manutenzione dei locali, per il sostentamento dei missionari, spese di viaggio e di vestiario dei sacerdoti, ecc. ecc. 15 Ah se qualche persona generosa, fra quelle che in America dispongono di una grossa fortuna, potesse venire in aiuto a questa impresa destinata a glorificare Dio


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e a salvare le anime! In questa maniera mi sarebbe possibile di accettare un numero più grande di ecclesiastici  e di prepararli all’evangelizzazione degli emigrati italiani.

Io le sottopongo questa idea. Ne faccia soggetto di mature e serie riflessioni e, se le sembra giusta, la comunichi ai suoi colleghi d’episcopato degli Stati Uniti e cerchi il mezzo pratico per farla apprezzare dai suoi connazionali cattolici, affinché, aiutato dalle offerte dei generosi americani, io possa allargare il quadro dell’istituzione di Piacenza e inviare al di dell’Atlantico numerose coorti di missionari zelanti, che riportino i nostri poveri emigrati alle vie salutari della pratica cristiana.

Malgrado le preoccupazioni, che mi procura l’opera alla quale mi sono dedicato, nonostante le difficoltà finanziarie che mi assediano, la mia fiducia in Dio è profonda e incrollabile. Il Signore ci aiuterà e questa bella porzione del suo gregge che ha attraversato i mari per popolare l’America non sfuggirà ai pastori della sua Chiesa, e, lungi dall’ingrossare le file di coloro che disprezzano le leggi del cattolicesimo, essa formerà in avvenire la forza e la gloria di codesta giovane Chiesa d’America, destinata a diventare la gloria e l’orgoglio del successore di S. Pietro e della nostra santa Religione.

Voglia gradire, Monsignore, l’espressione della mia alta stima e della mia devozione in Cristo.

Giovanni Battista
Vescovo di Piacenza

 




14 AGS AL 02 16 (minuta, in francese).



15 La “Casa madre” sarà formalmente comprata nel 1891. Cfr. Ottaviano Sartori, “Le origini dell’‘Istituto Cristoforo Colombo’”, L’Emigrato italiano, LXXXIX, 2 (marzo, 1992), 22-25 e 3 (aprile, 1992), 26-29.






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