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Silvano Tomasi – Gianfausto Rosoli Migrazioni moderne IntraText CT - Lettura del testo |
III. Dati statistici.
Quanto abbiano giovato le lamentele e gli invocati provvedimenti ce lo dicono le cifre della statistica ufficiale sulla emigrazione che va di anno in anno aumentando ed il fatto che gli Stati tutti della vecchia Europa sono come invasi dalla febbre della colonizzazione. Si direbbe che governi e popoli si sentano come spinti da una forza misteriosa a cercare nuovi sfoghi alla loro attività. L’Europa trovandosi a disagio ne’ suoi antichi confini, sente l’urgente bisogno di allargare la sfera delle sue influenze, occupando pacificamente o conquistando col ferro e col fuoco i mondi inesplorati e barbari, per riversare in essi il soverchio della sua popolazione e della sua produttività industriale.
Anche in Italia l’emigrazione va assumendo proporzioni tali che sarebbe follia trascurarla. In quest’ultimo decennio l’aumento progressivo
degli emigranti è veramente stragrande. Ma ciò non deve sgomentarci. L’Inghilterra in poco più di mezzo secolo, dal 1815 al 1875, ha mandato fuori d’Europa 8.287.620 emigranti, dei quali 5.931.542 agli Stati Uniti e gli altri nelle varie sue colonie; e quella grande corrente di emigrazione, invece di impoverirla, fu la causa della sua prosperità.
Dalla statistica pubblicata dal Ministero della Agricoltura, Industria e Commercio sulla emigrazione italiana, tolgo la seguente tabella, le cui cifre non hanno bisogno di commento per essere eloquenti:
Emigrazione italiana all’estero temporanea e permanente
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Anno Emigrazione Emigrazione Totale
propria o permanente Temporanea
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Si scorge da questa tabella che, mentre l’emigrazione temporanea ha oscillato poco intorno al 90.000, raggiungendo nell’83 la cifra massima di 100.000 per ridiscendere nell’86 all’83.000; l’emigrazione invece propriamente detta, ossia a tempo indefinito, è venuta crescendo da 20.000 circa, quant’era fino al 1878, a 40.000 circa, nei tre anni successivi 79-80-81, per salire gradatamente fino a 84.352 nello scorso anno.
E che questo aumento enorme della nostra emigrazione non sia un fenomeno passeggiero, uno di quei riscaldamenti di testa, che possono esaltare per un giorno così un popolo intero come un individuo, ma l’espressione sincera di uno stato permanente di cose, ce lo dicono le numerose e continue partenze per l’America che i giornali registrano quotidianamente.
L’Osservatore Romano del 22 Maggio testé passato riferiva la seguente notizia:
«Da questo porto (Napoli) partirono in questi giorni per New-York l’Alsazia, vapore inglese con 80 tonnellate merci e 890 emigranti, e il Britannia, vapore francese, con 300 tonnellate merci e 920 emigranti.»
«In un mese sono partiti circa 20 mila emigranti, e, quello che è più degno di considerazione, la maggior parte con moglie e figli.»
Un’altra tabella importantissima è quella che divide gli emigranti per sesso e per età, poiché il numero dei fanciulli e delle donne, che va d’anno in anno aumentando fino a raggiungere nel 1886 per le donne la cifra di 23.320, e per i fanciulli sotto i 14 anni la cifra di 15.000 circa, ci dice chiaramente che la nostra emigrazione non è di semplici lavoratori, che cercano di impiegare per un tempo più o meno lungo la loro attività fuori della patria, ma che è di intere famiglie e di intere popolazioni, come è accaduto nel Friuli ed in qualche paese dell’alta Lombardia.