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Silvano Tomasi – Gianfausto Rosoli Migrazioni moderne IntraText CT - Lettura del testo |
VII.Che cosa si è fatto in Italia.
E l’Italia? L’Italia non solo ha fatto nulla di tutto questo, ma incamerando con atto ingiusto ed impolitico i beni di Propaganda Fide, ha, lo dico con immenso rammarico, trovato modo di stornare dal nostro paese gli ingenti capitali che vi affluivano da tutte le parti del mondo, e di impoverire e vincolare nella sua libertà d’azione una istituzione, che basterebbe essa sola ad onorare un’epoca, che conta a centinaia nel suo seno gli apostoli e i martiri, e che spinse le sue avanguardie eroiche fra le genti più inospite per raccoglierle a pie’ della Croce e conquistarle alla civiltà.
Dalla più volte citata statistica, da relazioni particolari e dai fatti riferiti tratto tratto dai giornali, rilevo che i nostri connazionali all’estero sono i meno tutelati, che sono spesso vittime di infami speculazioni vuoi per ignoranza, vuoi per buona fede, e che sono quelli che meno si curano di ricorrere nei loro bisogni, o per far valere le loro ragioni, alle autorità consolari; cose tutte queste che possono derivare benissimo da spirito di indipendenza, o dal non essere avvezzo l’italiano a vedere nel governo del proprio paese un naturale e valido tutore, ma che possono essere anche grave indizio di sfiducia, derivata dalla abituale trascuratezza o impotenza delle autorità, tanto che i nostri connazionali abbiano trovato miglior cosa cavarsi alla meglio d’impiccio da sé, piuttosto che attendere il tardo ed inefficace patrocinio della patria lontana.
Con questa osservazione io non intendo far rimprovero a chicchessia, e molto meno ad una intera classe di funzionari onorevolissimi, che io amo credere zelanti del loro dovere e coscienti dell’alta missione di cui sono rivestiti, ma semplicemente di constatare un fatto e di deplorarlo.
Ora, date queste condizioni di cose, quali provvedimenti si sono presi, o solo tentati per migliorarle? Lo dico francamente, sebbene con dolore; dal Governo si è fatto ben poco, e dai privati nulla. Tratto tratto quando qualche tristo avvenimento viene a cognizione del pubblico vi è qualche po’ di agitazione, qualche interrogazione alla Camera, qualche articolo di giornalista; ma alle interrogazioni il Governo risponde che provvederà, alle grida giornalistiche qualche fremito di anima generosa e poi l’oblìo copre ogni cosa e tutto rientra nella calma, la calma infida dell’onda, che nasconde ne’ profondi suoi gorghi la vittima.
E così si è andati innanzi di anno in anno, come se vi fosse nulla da fare pei lontani fratelli, all’infuori di molte chiacchiere, condite con un po’ di rettorica tanto per pascere di erba trastulla chi aspetta, e per distrarre l’attenzione di chi, obbedendo alle più nobili aspirazioni della vita umana e della cristiana carità vorrebbe mettere il ferro e il fuoco salutare nella piaga cancrenosa della società moderna, l’egoismo.
Il dire però che s’è fatto nulla per migliorare le condizioni della nostra emigrazione non è esatto, perché di parole se ne sono fatte di molte, ed eziandio qualche tentativo pratico, ed io voglio tener calcolo anche delle parole, e perché anche queste rivelano se non una ferma volontà di agire, almeno buona intenzione; e perché dimostrano che la quistione che io richiamo all’esame della pubblica discussione si è imposta di quando in quando agli uomini, che reggono le sorti del paese, e infine perché dal poco che si è praticato si arguisca il molto che resta, e spinga i volenterosi, che non mancano, a fare, a far presto, e a far bene.
Ab Jove principium: ma il Governo ha ben pochi fatti da registrare su questo proposito che veramente lo onorino, tanto che si è radicata negli animi di tutti la opinione che i meno protetti degli emigranti sono gli italiani. Certo se il Rossini tornasse in vita, io non saprei chi potrebbe abbracciare, dato che ei volesse giudicare la forza e l’importanza del suo paese dall’importanza e dal rispetto che gli si dà all’estero nella persona de’ suoi figli.
È vero, torno a ripeterlo, anche dal Governo e dal Parlamento si è su questa vitale questione lungamente discusso; ma le interpellanze
di qualche deputato e relativi disegni di legge e le solite raccomandazioni annuali nella disamina de’ bilanci e le solite risposte ministeriali, e le circolari ai prefetti, e gli articoli dei giornali officiosi, sono rimedi inefficaci e lasciano il tempo che trovano quando non diventino savie leggi.
L’azione privata non è stata più feconda di quella governativa, e forse nol poteva essere. Qualche anno fa si costituì una Società di patronato degli emigranti, ma colle migliori intenzioni del mondo fece poco o nulla, e coll’opera sua timida e circospetta arrivò appena a farsi conoscere da un numero ristrettissimo di persone, né ora saprei dire se trascini ancora la vita, o se per inazione siasi del tutto spenta. Niuna maraviglia, avendo essa limitata l’opera sua ad una parte negativa, coll’avvisare gli emigranti dei guai a’ quali potrebbero andare incontro, e col provocare qualche volta contro la frode e gli abusi dei raggiratori la debole ed inefficace repressione, di cui la nostra odierna legislazione è capace.
Spigolando gli atti parlamentari, gli archivi delle prefetture dei giornali, sarebbe facile raccogliere sulla emigrazione in generale, dati e cifre assai eloquenti, qualche provvedimento temporaneo efficace, molte osservazioni utilissime 3, ma si cercherebbe invano nel nostro codice una legge o nel paese una istituzione, che accennino d’aver fatto tesoro di quei fatti, di quelle cifre, di quelle osservazioni.
Eppure senza promuovere rovinose conquiste l’Italia potrebbe trovare in America un vasto campo per lo sviluppo delle sue colonie, le quali se politicamente non dipenderebbero dalla madre patria, come le colonie inglesi e francesi, potrebbero nondimeno riuscirle di grande vantaggio per lo sviluppo de’ suoi commerci e della sua legittima influenza.
L’America del Sud, come abbiam visto e come appare dai dati statistici, è il richiamo della massima parte de’ nostri. L’America meridionale, meno popolata della settentrionale, si presta maravigliosamente per le imprese agricole. Territori sconfinati lunghesso larghi e profondi fiumi vi giacciono incolti in attesa di braccia robuste che ne facciano valere la straordinaria feracità. La repubblica Argentina, il Brasile, l’Uruguay e le altre repubbliche dell’America del Sud sono a un di presso, quali più, quali meno, nelle identiche condizioni. Da molti anni, anzi da varie decine di anni, esse ricevono migliaia e migliaia di emigrati italiani, i quali si spargono su quelle contrade, assai più
vaste di tutta l’Europa, e vi fondano borgate, villaggi, colonie agricole, alcune delle quali godono vita prospera e potrebbero essere per l’Italia sorgente inesauribile di attività industriale.
Si comprende benissimo come, per la ragione addotta, l’azione dell’Italia non potrebbe mai uguagliare, nonché superare, quella della Francia e dell’Inghilterra nei loro possedimenti esotici. Però ciò non toglie negli italiani il dovere di pensare che hanno là dei fratelli che ad essi appartengono in modo speciale e che in modo speciale abbisognano del loro aiuto, l’abbandonarli in balìa di loro stessi a che altro equivarrebbe se non a distruggere in essi ogni legame verso la patria ed a mettere a duro cimento la loro fede e la loro moralità?
E non dovrà dirsi opera veramente cristiana ed altamente patriottica quella, che rompendo la triste tradizione di incuranza lasciataci dal passato, si studiasse di rendere la loro sorte migliore?