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Silvano Tomasi – Gianfausto Rosoli
Migrazioni moderne

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X.Il presente e l’avvenire.

 

I poveri contadini che emigrano, quando non muoiano per via, o non soccombano per le privazioni o pel crepacuore di vedersi tratti in inganno, sono, si può dire, abbandonati laggiù senz’ombra di assistenza religiosa. Il loro stato è più facile immaginarlo che descriverlo. I preti non abbondano in America, e quei pochi che ci sono, ignari quasi sempre della nostra lingua, non potrebbero neppure adempiere, come vorrebbero, ai loro doveri, per la semplicissima ragione che dagli emigrati non sarebbero compresi. L’italiano perciò che vive in America, è quasi costretto, generalmente parlando, a menare una vita peggio che pagana, senza Messa, senza Sacramenti, senza pubbliche preghiere, senza culto, senza parola di Dio, talché è molto se i figli che ivi gli nascono, vengano rigenerati nel Santo Battesimo. Ora è manifesto che un simile stato di cose, deve condurre insensibilmente quegl’infelici ad una indifferenza spaventevole in fatto di religione e ad un materialismo che abbrutisce.

Né mi si dica, che se l’uomo è religioso, difficilmente può perdere ogni sentimento di pietà ed abbandonare affatto i suoi doveri. Imperocché


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la privazione del pane spirituale, l’impossibilità di riconciliarsi con Dio, la mancanza di eccitamento al bene, esercita un’influenza disastrosissima sul morale del popolo. Anche l’uomo istruito è soggetto a codesto pericolo, ma in grado minore, sia perché la sua coltura in materia filosofica, la sua conoscenza teoretica della religione lo possono in qualche modo salvare dall’indifferenza, sia perché la sua mente lo pone in grado di sostituire alla mancanza del culto esterno, almeno il desiderio riflessivo, che gli rende possibile l’associarsi anche da lontano ai divini misteri che celebransi nelle chiese cattoliche di altrove. Ma come mai può sperarsi tanta riflessione ed un complesso di pensieri così elevati in gente zotica ed ignorante?

Nel figlio della gleba il concetto della religione è inseparabilmente unito a quello del tempio e del sacerdote. Dove taccia ogni sensibile apparato religioso, esso dimentica a poco a poco i suoi doveri verso Dio, e la vita cristiana nel suo spirito illanguidisce e muore.

Non bisogna poi dimenticare che se in America


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mancano troppo spesso templi e sacerdoti cattolici, la propaganda protestante o massonica, a seconda dei luoghi, non fa mai difetto. ove la voce del ministro di Dio non giunge, arrivano i fogli miscredenti, i romanzi immorali, gli opuscoli ed i libri delle sette. Quindi se da un lato manca ogni soccorso religioso, abbondano dall’altro le insidie alla fede de’ nostri poveri connazionali, i quali o per interesse o per ignoranza di leggieri si lasciano arreticare dagli apostoli dell’errore.

L’urgenza di provvedere si pare quindi manifesta, e si parrà ancor più dalle seguenti osservazioni.

Quei piccoli gruppi di capanne, seminate ora in una specie di deserto, sono destinate a diventare fiorenti borgate e città; sia per il naturale accrescimento della popolazione, sia per questa marea dell’emigrazione, che monta - si può dire, ogni giorno. Che avverrà egli pertanto? Avverrà, come è facile prevedere, che in un breve giro di anni noi avremo nelle immense pianure delle America una nuova Italia, ricca forse di beni materiali, ma povera dei beni dello spirito, o più propriamente, avremo una società conforme all’indirizzo che le sarà stato dato a principio.

Le prime impressioni di fatto sono anche le più tenaci e durevoli, e sono le prime tradizioni quelle, che conservano ad una famiglia, ad una città, ad una colonia la sua particolare fisionomia. Ce ne fornisce la storia innumerevoli esempi.

È da riflettere inoltre che l’indole de’ nostri connazionali è di natura sua eminentemente pieghevole, sicché facilmente si adagiano alle condizioni dei luoghi e de’ popoli fra cui la Provvidenza li guida.

L’avvenire pertanto religioso e morale delle nostre colonie in America dipenderà da quel tanto di religione e di moralità che conserveranno codesti primi nuclei di popolazioni. Saranno essi informati a sentimenti civili e cristiani? Saranno civili e cristiani i loro discendenti, e quelli stessi che vi si uniranno, venuti d’Italia, dovranno più o meno spontaneamente adattarsi alle tradizioni di fede e di pietà che vi troveranno in seguito radicate. Si lascieranno invece nell’abbandono? Li vedrete crescere a guisa di selvaggi, e anche quelli che verranno dappoi diventeranno a corto andare selvaggi.

La tendenza poi a stabilirsi in colonie dei nostri emigranti è un fatto che non va trascurato, e che renderà meno difficile il compito di chi dovrà indirizzarli. Il trascurarla ora che si tratta di sceglier bene la situazione delle future città e d’imprimer loro quel carattere di religiosità e d’italianità, dal quale devono dipendere la loro prosperità e la loro importanza avvenire, sarebbe errore imperdonabile. Quel carattere si deve imprimere subito. Ogni ritardo io lo credo fatale. Quel carattere, sarà, a tacer d’altro, come il vincolo che li unirà indissolubilmente alla patria lontana, poiché più assai degl’interessi materiali, è la comunione dei sentimenti religiosi e patriottici che vale a cementare in un modo infrangibile l’unità di un popolo.

 




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