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Silvano Tomasi – Gianfausto Rosoli
Migrazioni moderne

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“L’INTUIZIONE DEI FATTI AVVENIRE...”1

Mons. Scalabrini e la pastorale delle migrazioni moderne

 

 

1.Le migrazioni: interrogativi di ieri e di oggi.

 

Le migrazioni suscitano emozioni intense ed ambivalenti nell’attuale dibattito che la comunità internazionale sta portando avanti attraverso i suoi organismi rappresentativi e all’interno dei singoli Stati. Nella stampa, nelle campagne elettorali, nelle proposte legislative dei parlamenti e nelle procedure della pubblica amministrazione, il clima facilmente si surriscalda quando l’attenzione si focalizza sugli immigrati. Il fatto non è però nuovo. Si tratta di una questione, quella delle migrazioni, che riemerge con regolarità nella storia moderna. Ne è infatti una componente di primo piano per capire il processo di industrializzazione, l’espansione coloniale delle potenze europee,


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la transizione demografica dei paesi occidentali come pure lo sviluppo economico e l’egemonia politica di altri. Non sorprende quindi se l’impatto e la capacità trasformatrice del fenomeno migratorio continuano a farsi sentire. Non emigrano solo braccia per lavoro ed esuli paralizzati dalla paura in cerca di un rifugio provvisorio dalla guerra e dall’oppressione. Sono le persone che si muovono e con esse emigrano culture e religioni, tradizioni, abitudini e costumi di vita che fanno delle società di accoglienza un microcosmo del mondo con un pluralismo interno e con legami globali sempre più significativi.

Ritornate ora priorità politica urgente, le migrazioni evocano sentimenti di rigetto e paura del diverso e del nuovo, dell’altro che minaccia il mio benessere, ma anche risvegliano le coscienze alle esigenze della solidarietà internazionale davanti alle ingiustizie e sofferenze che spesso le accompagnano. L’Europa con i suoi 15 milioni di immigrati di varie culture, razze e religioni, non è il solo continente che s’interroga su un fatto sociale che sfida identità storiche e sicurezze acquisite. Su tutte le strade del mondo masse di migranti e rifugiati si muovono alla ricerca di sopravvivenza sospinti dal desiderio di una vita più dignitosa. Le Nazioni Unite, dove si sta esaminando la richiesta di una conferenza mondiale sulle migrazioni, stimano ad almeno 125 milioni il numero di persone che in maniera legale o no e per svariate ragioni vivono e lavorano in un paese diverso da quello in cui sono nate.2 Anche l’Italia, benché su scala minore che il resto della Comunità Europea, non è estranea alle tensioni e agli interrogativi che pongono un milione di immigrati sul suo territorio. Essa esperimenta con immediatezza che significhi essere allo stesso tempo paese di emigrazione e di immigrazione e come la memoria di quasi 30 milioni di Italiani emigrati in poco più di un secolo possa servire da lezione forte per far aprire alla comprensione e all’accoglienza.

Con la diversità imposta dai vari paesi e regioni geografiche, le migrazioni sono divenute un aspetto strutturale e permanente delle società moderne. Non potevano perciò lasciare indifferente la Chiesa davanti alle dimensioni pastorali ed etiche che esse comportano quando si rifletta sulle loro cause e sulle conseguenze che ne derivano per i


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singoli migranti, le loro famiglie, il paese che lasciano e le nuove comunità dentro cui si insediano. Di fatto, e spesso anticipando l’azione dei Governi, la Chiesa è scesa subito in campo a fianco ai migranti fin dall’inizio delle grandi migrazioni di massa del XIXmo secolo, le riconobbe fin dal loro nascere in tutta la loro complessità e le incluse nello sviluppo della sua dottrina sociale e della sua prassi pastorale.

A mobilitare la Chiesa e farla avanzare su questo duplice binario servì da catalizzatore verso la fine del 1800 e l’inizio di questo secolo il vescovo Giovanni Battista Scalabrini. La vivacità intellettuale e il dinamismo pastorale di Mons. Scalabrini contribuirono attraverso i suoi scritti e la sua azione ad avviare una sistematizzazione dell’insegnamento e della politica ecclesiali riguardante la mobilità umana che in gran parte rimane ancora valida.3

Perciò davanti alla persistenza del fenomeno migratorio, pur in circostanze segnatamente diverse e più complesse, una nuova presentazione del pensiero di Mons. Scalabrini costituisce uno stimolo originale a far progredire la comprensione e l’impegno, e non solo dei cattolici, per una convivenza pacifica e arricchente.

 




1 Il noto sociologo e promotore degli studi sociali in Italia Giuseppe Toniolo (1845-1918) colse con ammirazione l’originalità anticipatrice di Mons. Scalabrini nell’impostare la risposta cattolica al fenomeno migratorio. In una lettera al P. Massimo Rinaldi, missionario scalabriniano poi vescovo di Rieti, del I° novembre 1911 (Archivio Generale Scalabriniano AO 01-02/1) scrive: «Io conobbi personalmente S.E. Mons. G.B. Scalabrini fin dai primi spunti della Sua iniziativa a pro’ dei nostri emigranti; e ciò reputo una fortuna e un onore per me; sicché ne ringrazio Dio. Che se io raffronto quei primi concetti e tentativi della istituzione religioso-sociale che l’intraprendente Vescovo stava per fondare, colle vicende che accompagnarono dappoi l’espandersi della emigrazione italiana fino ad oggi, la quale superò quella di ogni altra nazione contemporanea, e penetrò in ogni continente e regione del globo, - io sono tratto ad esclamare: quell’uomo ebbe l’intuizione dei fatti avvenire, che è propria delle menti superiori e dei grandi cuori, o piuttosto di coloro, che il Signore chiama a farsi strumenti speciali e opportuni dei Suoi profondi e misericordiosi disegni provvidenziali nel mondo!». Il Toniolo vedeva l’emigrazione italiana, se preparata, come un lievito nei paesi di arrivo per formare una «civiltà universale… latina e papale». Aggiunge a proposito di Mons. Scalabrini: «A questa provvidenziale educazione degli italiani migranti provvedeva il Vescovo Scalabrini; e se oggi si scorga, come le istituzioni ed associazioni da lui vagheggiate, abbiano riveduta rivvenuta attuazione multiforme, vasta e duratura, e come il Pontificato ne abbia oggi stesso assunto la tutela e guarentigia in tutto il mondo, ben possiamo arguire che le iniziative del santo vescovo di Piacenza, preludessero ad una opera di religione e civiltà del pari imperitura, a gloria del Cattolicesimo e della patria italiana».



 

 



2 Per gli immigrati in Italia, cf. Caritas di Roma: Immigrazione-Dossier Statistico 1994. Roma: Ed. Ricerca, 1994. Per la situazione mondiale delle migrazioni, cf. United Nations. Department for Economic and Social Information and Policy Analysis. Population Division. Trends in Total Migrant Stock, Revision 3 (Pop/1B/DB/95/I/REV.3), 1995., and, Concise Report on the World Population Situation in 1995.   United Nations High Commissioner for Refugees, The State of World’s refugees, 1995. Oxford university Press, 1995. Peter Stalker, The Work of Strangers: A Survey of International Labour Migration. Geneva, International Labour Office, 1994.



3 Cf. Gianfausto Rosoli, “I movimenti di migrazione e i cattolici,” in Storia della Chiesa, XXII/1: La Chiesa e la Società Industriale (1878-1922), a cura di Elio Guerriero e Annibale Zambarbieri. Milano: Ed. Paoline, 1990. Pp. 497-526, e “Il cammino storico della Santa Sede nella creazione di un dicastero per la pastorale della mobilità umana,” in La missione del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti nel crescente fenomeno odierno della mobilità umana. Atti della XII Riunione Plenaria . Vaticano, 19-21, ottobre 1993. Città del Vaticano, 1995.






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