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Silvano Tomasi – Gianfausto Rosoli
Migrazioni moderne

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Carteggio Corrigan-Scalabrini
(1887 - 1902)

I Vescovi degli Stati Uniti si erano preoccupati dell’assistenza pastorale degli immigrati italiani fin dall’inizio del loro arrivo. Alla fine della decade del 1870 in alcune città come Filadelfia e New York c’erano chiese con sacerdoti italiani che provvedevano alla cura pastorale dei loro connazionali1. Nel 1883 gli arcivescovi degli Stati Uniti erano stati convocati a Roma per la preparazione del III Concilio Plenario di Baltimora. L’immigrazione italiana e irlandese furono oggetto di una particolare sessione di quest’incontro. Dall’Italia  infatti gli immigrati arrivavano ormai a decine di migliaia. Dal 1881 al 1890 le statistiche ufficiali americane riportavano l’arrivo di 307.309 italiani, cifra che si sarebbe raddoppiata nella decade seguente. L’arcivescovo Coadiutore del Cardinale di New York John McCloskey, Michael Augustine Corrigan, parlò della difficoltà di dare chiese proprie agli italiani perché non frequentavano molto e non contribuivano al mantenimento dei sacerdoti.2 Armato di informazioni di prima mano raccolte dai suoi parroci, Mons. Corrigan tenne la stessa linea durante i dibattiti del Concilio e fu favorevole all’invio al Papa di una lettera molto chiara che dicesse quanto misera fosse la condizione religiosa degli emigrati italiani. Allo stesso tempo, su ordine del Cardinale McCloskey, scrisse a Don Giovanni Bosco chiedendo dei buoni  preti per la cura pastorale degli italiani di New York.3 Il Concilio di Baltimora non arrivò ad indicare molte soluzioni pratiche per


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l’immigrazione italiana insistendo che si istituissero dei comitati di accoglienza nei porti e incoraggiando la protezione delle ragazze immigrate. Nell’opinione dei vescovi la soluzione al problema doveva essere trovata anzitutto in Italia attraverso una migliore formazione religiosa del popolo e l’invio di sacerdoti ben preparati e disinteressati tra  i migranti. Da parte della Congregazione di Propaganda Fide, sotto la cui giurisdizione erano i cattolici degli Stati Uniti fino al 1908, si pensava che la risposta alle difficoltà doveva essere trovata sul posto in America. In questa tensione, Mons. Corrigan, divenuto Arcivescovo di New York nel 1885 (lo sarà fino alla morte nel 1902), giocò un ruolo chiave. Mentre il contatto con gli italiani dei quartieri poveri e malfamati di New York, il punto di insediamento maggiore di questi immigrati, spingeva Mons. Corrigan a cercare aiuto in Italia, l’incontro con gli emigrati in partenza, la coscienza del loro sfruttamento da parte di agenti di emigrazione e dell’inazione dello Stato, spingevano Mons. Scalabrini  a cercare delle iniziative pratiche che dall’Italia potessero sostenere gli emigrati nel loro nuovo ambiente.4 La fruttuosa amicizia tra i due vescovi Corrigan e Scalabrini nacque dalla comune sollecitudine pastorale, in particolare per una catechesi di rievangelizzazione per le masse di italiani in America, che li portò a conoscersi per corrispondenza prima e poi ad incontrarsi direttamente a Piacenza e a New York.

Personalità e culture diverse, quelle di Mons. Corrigan e Mons. Scalabrini, ma legate da un grande zelo pastorale, una profonda sensibilità umana e cristiana per gli emigrati alle prese con la propria sopravvivenza in un paese sconosciuto, con il passaggio dalla vita contadina a quella operaia, con l’evidente bisogno di darsi nuove risposte religiose davanti alle sfide poste dalla loro identità etnica che cambiava. La corrispondenza tra i due vescovi mette in evidenza la ricerca comune di sostenere la fede degli immigrati, ma anche marcate divergenze circa il futuro di questi nella costruzione degli Stati Uniti. Mons. Corrigan mette l’accento sull’integrazione e la formazione di un’identità americana per favorire l’unità della fede e della Chiesa, unità che deve sempre avere la precedenza su qualsiasi nazionalismo ed etnocentrismo.  Mons. Scalabrini mette maggiormente l’accento sulla cultura di origine e la sua funzione nella preservazione della


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fede anche attraverso l’accettazione di pratiche e strutture pastorali separate che si ricompongono però in unità attorno al vescovo. Lo scambio di lettere sul Memoriale di Lucerna nel 1891 mette a fuoco queste due visioni. La visita di Mons. Scalabrini negli USA nel 1901 e i colloqui personali tra i due vescovi accorceranno le distanze, anche se l’aspetto dialettico del rapporto rimaneva, dato che era radicato nella realtà e nelle diverse aspettative legate alle culture  dei paesi di partenza e di accoglienza.

Si coglie nel carteggio Corrigan-Scalabrini il cammino iniziale della Congregazione Scalabriniana, come pure l’impegno generoso e i sacrifici dei missionari, immersi nella quotidianità difficile della vita dei migranti, e la loro impreparazione per i metodi pastorali americani, soprattutto la loro inesperienza amministrativa e lo scarso coordinamento della vita di gruppo. Anche se d’accordo sull’utilità di parrocchie specifiche per i migranti, Mons. Scalabrini e Mons. Corrigan arriveranno ad un momento di forte tensione appunto sulla questione dell’amministrazione e dei debiti incorsi da parte dei missionari italiani.

Sull’orizzonte di questo carteggio si intravedono tutte le principali figure coinvolte nella questione dell’immigrazione negli Stati Uniti e nell’azione della Chiesa a loro favore: Santa Francesca Saverio Cabrini, Peter Paul Cahensly, l’arcivescovo John Ireland, il primo delegato apostolico a Washington, Mons. Francesco Satolli, e i missionari e le missionarie operanti tra gli emigrati. È una corrispondenza che getta luce su un capitolo importante della storia della Chiesa in America e sull’azione della Chiesa in Italia a servizio del fenomeno moderno delle migrazioni di massa.5

Silvano M. Tomasi

 

                                                                                                                   

 




1 Richard N. Juliani, “Church Records as Social Data: The Italians in Philadelphia in the Nineteenth Century,” Records of the American Catholic Historical Society of Philadelphia, 85 (March-June, 1974): Silvano M. Tomasi. Piety and Power: The Role of the Italian Parishes in the New York Metropolitan Area, 1880-1930. New York: Center for Migration Studies, 1975, pp. 61-73



2 ”Minutes of Roman Meeting Preparatory to the III Plenary Council of Baltimore,“ The Jurist, XI (April, 1951), 538-539.



3 Cfr. Stephen M. Di Giovanni, “Michael Augustine Corrigan and the Italian Immigrants: The Relationship Between the Church and the Italians in the Archdiocese of  New York, 1885-1902,” Tesi di Dottorato, Pontificia Università Gregoriana, Roma, 1983, pp. 17-37.



4 Tutto il lungo e paziente lavoro di analisi dell’incipiente emigrazione italiana, di contatti e di persuasione per stimolare una pastorale efficace in suo favore, è riassunto in: S. Congregazione de Propaganda Fide. Rapporto sull’emigrazione italiana con Sommario. Acta Vol. 257, N. 30 (novembre 1887), f. 507-529. In questo documento, le proposte di Mons. Scalabrini sono già prese in considerazione come pure le osservazioni di Mons. Corrigan.



5 Le lettere originali di Mons. Scalabrini a Mons. Corrigan si trovano nell’Archivio dell’Arcidiocesi di New York (AANY) al St. Joseph’s Seminary di Dunwoodie, Yonkers, NY 10704. Copie di queste lettere e gli originali delle lettere di Mons. Corrigan a Mons. Scalabrini sono conservate nell’Archivio Generale Scalabriniano (AGS), Via Calandrelli 11, 00153 Roma. Altre lettere scambiate tra i due vescovi sono state ritrovate in copia od originale nell’Archivio di Propaganda Fide e nel periodico Il Catechista Cattolico. Per ogni lettera si è indicata la fonte e si è utilizzato il testo migliore disponibile. Non sono stati reperiti, e sono probabilmente persi, un paio di telegrammi e lettere di Mons. Scalabrini, di cui si fa riferimento nella corrispondenza.

Il numero più consistente di lettere di Mons. Corrigan (41), scritte tutte in italiano, a confronto con quelle di Mons. Scalabrini (21) trova una spiegazione nel fatto che in varie occasioni Mons. Scalabrini rispondeva anche attraverso le visite che richiedeva al suo Vicario Generale e Superiore negli Stati Uniti, il P. Francesco Zaboglio, e ad altri missionari di fare a Mons. Corrigan per trattare le diverse questioni che emergevano. In quindici anni, dal 1887 al 1902, quando Mons. Corrigan morì, il contatto tra i due vescovi rimase saltuario, ma costante. Nel 1890 Mons. Corrigan con il segretario Charles Mc Donnell, futuro vescovo di Brooklyn, visitò Mons. Scalabrini convalescente a Rabbi nel Trentino. Nel 1901, Mons. Scalabrini durante la sua visita agli emigrati negli Stati Uniti si incontrò più volte con Mons. Corrigan a New York. La corrispondenza resta una testimonianza parziale, ma essenziale, di un impegno pastorale esemplare.






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