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Silvano Tomasi – Gianfausto Rosoli Migrazioni moderne IntraText CT - Lettura del testo |
23 - Corrigan a Scalabrini53
Newburgh, 8 Maggio 1889
Eccellenza R.ma
AvendoLe scritto oggi in grandissima fretta, mi sembra opportuno dirLe ancora due parole per spiegarmi meglio.
1° Riguardo alle Salesiane, io mi opposi al progetto dell’Orfanotrofio italiano, come prematuro, ed avendo paura ben fondata di non riuscire a mantenerlo. Ma, senza aspettare la mia risposta in proposito,
la Madre Superiora54 è venuta in America. Le esposi poi in persona tutte le difficoltà dell’impresa: ma siccome vi furono 5.000 scudi raccolti a tal fine, le diedi il permesso di cominciare a fare la prova, finché duri il denaro suddetto.
Arrivate qui, le Sorelle ricevettero l’ospitalità nell’Asilo nostro presso la Cattedrale. Potrebbero stare lì finché P. Felice loro avrebbe procurato una dimora conveniente, che sperò di fare al 1° di Maggio, nella proprietà comprata di recente. Di fatti, mostrò alcune camere alla Madre, promettendole di pulirle e metterle in ordine per le Sorelle (5). Poi, divisò di affittare queste camere, e dare alle Suore due buchi, basse, sporche, ristrettissime, appena capaci per due persone invece di cinque. La Madre non volle assolutamente andarvi. Poi, promise di ceder a loro la casa dove sta egli stesso, almeno per due o tre mesi, finché possa fabbricare alcune stanze per loro. La Madre ha paura (vedendo le idee poco pratiche del Padre) che queste camere neppure saranno atte per le sue Religiose. I buchi, come li chiamò la Superiora, sono così bassi che P. Felice non poté entrare senza levar il cappello.
Quando le Suore stanno tutto il giorno nella scuola, in aria cattiva, almeno la notte dovrebbero poter respirare aria salubre, e non stare in camere troppo piccole. Quindi dover mio sarà di provveder a ciò. Col tempo tutto andrà bene. Nel principio si deve aspettare delle difficoltà.
Il Padre Felice sta ora dando una Missione a Paterson, venti miglia da Nuova York, nella mia antica Diocesi di Newark. Lo pregai di recarsi questa settimana anche a Saugerties, cento miglia lontano dalla città, in questa Diocesi dove si trovano pur molti italiani.
2° Non so come sbrigarmi dalle difficoltà esistenti fra le diverse popolazioni meridionali e di alta Italia. Alcuni zelanti Sacerdoti che sarebbero “personae gratae” ai meridionali e che loro andrebbero in cerca, farebbero gran bene. So benissimo che la piaga sia antica; di molto anteriore al P. Marcellino: ma esso non cessò mai scrivendomi e parlandomi di questo soggetto. Prima di lui, P. Giulio, Francescano55 (napoletano) lavorò per undici anni fra gli italiani, con buon successo.
I ragazzi andarono alle nostre scuole. I genitori vennero ai Sacramenti. Tutta questa popolazione quasi frequentò poi la Chiesa della Risurrezione. I nuovi Missionari ebbero tutte le cose pronte alle loro mani. Ora le cose promettono bene per l’avvenire. Me ne rallegro, e sono sempre graditissimo a V.E. R.ma.
Spero qualche giorno vederLa qui negli Stati Uniti.
Sono contentissimo de’ Padri suoi. Hanno buono spirito: lavorano molto: solo manca loro la sperienza del paese; ma questa verrà ogni giorno. Le Sorelle poi saranno ausiliari efficaci.
Le Pallottine giunsero pure da poco. Fanno la scuola al Carmine, dove si trovano circa 5.000 Italiani.56
Vi sono anche moltissimi fra massoni italiani in città. Quanto mi rincrebbe nelle feste recenti di vederli a migliaia e migliaia!
Commendandomi sempre alle Sue preghiere,
sono, Monsignore carissimo,
um.mo dev.mo Servo suo
Michele Agostino, Arcivescovo