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Silvano Tomasi – Gianfausto Rosoli Migrazioni moderne IntraText CT - Lettura del testo |
3. La preoccupazione per i migranti
L’attenzione di Mons. Scalabrini per i migranti non nasce improvvisa né è una sua preoccupazione isolata. Si tratta invece di una presa di coscienza progressiva da parte di un animo aperto ai segni dei tempi e che la fede muove alla compassione e al coinvolgimento attivo nelle problematiche della società del suo tempo. Da giovane sacerdote e da parroco, Mons. Scalabrini aveva notato che i contadini della Valtellina e i tessitori del comasco dovevano fuggire davanti alla fame e alla disoccupazione. Da vescovo, registrò il numero elevato di diocesani che la povertà spingeva all’estero, specialmente dall’Appennino emiliano. Del resto, la stazione di Piacenza costituiva un nodo ferroviario di passaggio per migliaia di emigranti veneti, lombardi e romagnoli diretti al porto di Genova e la loro miseria era una scena familiare straziante.
Davanti a tale esodo doloroso e ininterrotto e “di fronte a uno stato di cose così lacrimevole,” Scalabrini scrisse, “io mi sono fatto sovente la domanda: come poter rimediarvi?”7 Passò all’azione: “...io raccolsi il grido di dolore dei nostri poveri espatriati, e chiamai
l’attenzione del pubblico sull’opera nefanda dei trafficanti di carne umana...”8 La risposta di Mons. Scalabrini è sintetizzata nel primo Regolamento per una Congregazione di Missionari per le Colonie italiane specialmente in America del 1888 dove lo scopo proposto è “di mantenere viva nel cuore dei nostri connazionali emigrati la fede cattolica, e di procurare quanto è possibile il loro benessere morale civile ed economico.”9 Scalabrini programma un’assistenza completa che va dal porto di partenza, al viaggio, allo sbarco e all’insediamento nel paese di accoglienza in modo che l’emigrato sia protetto da abusi e sofferenza e aiutato nel raggiungimento del suo obbiettivo non solo di successo materiale ma anche di crescita umana e spirituale preservando la sua fede religiosa e il sentimento nazionale in un piano provvidenziale che attraverso lo spostamento e il mescolamento dei popoli prepara l’unione di tutti in Cristo.
La strategia operativa di Mons. Scalabrini per incarnare la sua visione si muove sul piano dello studio, dell’analisi e della sensibilizzazione dell’opinione pubblica, da una parte, e, dall’altra, sul piano dell’organizzazione di opere e della mobilitazione di persone per sostenerle. Per la prima forma di intervento intraprese una serie di conferenze nelle principali città italiane e stabilì una fitta rete di contatti e di corrispondenza con le persone che sotto qualsiasi aspetto potessero essere coinvolte nella causa dei migranti come per esempio erano il Prefetto di Propaganda Fide, Ernesto Schiaparelli dell’Associazione Nazionale per Soccorrere i Missionari Italiani, Giuseppe Toniolo, tra l’altro, fondatore dell’Unione Cattolica per gli Studi Sociali, S.Francesca Saverio Cabrini, fondatrice delle Missionarie del Sacro Cuore, Peter Paul Cahensly, fondatore della Società San Raffaele in Germania. Fece delle pubblicazioni sue o da lui ispirate e incoraggiate come gli opuscoli sull’emigrazione e la rivista L’emigrato italiano. Il risultato fu la presa di coscienza da parte di settori importanti del cattolicesimo italiano della gravità e urgenza del problema delle migrazioni e lo sviluppo di proposte concrete per risolverlo. La seconda forma di intervento di Mons. Scalabrini portò alla fondazione delle Congregazioni dei Missionari di San Carlo Borromeo per gli emigrati (1887), delle Missionarie di San Carlo (1895), della Società di Patronato per gli Emigrati di San Raffaele (1892), opere che guidò quotidianamente nella molteplicità di iniziative di assistenza religiosa e
sociale che intrapresero in Italia e nell’America del Nord e del Sud come testimonia la sua vasta corrispondenza, e che lo portarono a un dialogo diretto con esponenti della Chiesa in altri paesi anticipando così un coordinamento internazionale.
Sia gli scritti che le opere di Mons. Scalabrini sono contrassegnati dall’urgenza di rispondere a situazioni di tale sfruttamento, degrado umano, dolore fisico e morale, che non permettevano il lusso di una pianificazione dettagliata o l’attesa che fossero disponibili tutte le risorse necessarie. L’intuizione del momento, l’essenzialità del messaggio, la certezza che la Provvidenza avrebbe fatto maturare il piccolo seme gettato nel solco della storia, caratterizzano lo stile di Mons. Scalabrini assieme alla paziente e ferrea persistenza nel perseguire per quanto le sue forze permettevano la realizzazione del suo programma. In particolare, gli scritti riguardanti i migranti - che formano questo volume - risentono dell’occasionalità, delle polemiche, del bisogno di smuovere l’indifferenza, di toccare anzitutto il cuore e spronare all’azione.10 Interi paragrafi vengono ripresi quasi alla lettera da un testo all’altro e non sarebbe ragionevole cercare una precisione meticolosa e costante di concetti che lo studio e l’esperienza di Mons. Scalabrini fanno evolvere verso una aderenza sempre maggiore al fenomeno migratorio nel suo continuo cambiamento. Non manca però una struttura di pensiero che si regge su delle convinzioni precise e che costituisce non tanto una teoria delle migrazioni ma un approccio articolato e ragionato a questo fenomeno sociale dove si ritrovano gli elementi quadro per una sua comprensione sistematica.