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Silvano Tomasi – Gianfausto Rosoli
Migrazioni moderne

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Carteggio Ireland-Scalabrini
(1888 - 1901)

  

Il contatto tra l’irruente e brillante arcivescovo di St. Paul, Minnesota, e Mons. Scalabrini passa attraverso la comune preoccupazione per l’emigrazione negli Stati Uniti e l’azione d’incoraggiamento per questa pastorale portata avanti dalla Santa Sede. Agli inizi dell’azione della Chiesa per gli emigrati italiani, Mons. John Ireland svolse un ruolo importante, sia per il prestigio di cui godeva sia per l’incisività delle sue proposte che nascevano dall’esperienza diretta con gli immigrati irlandesi e di altre nazionalità. Esempio di questa capacità sono il “Project d’une Oeuvre en faveur des Emigrants Italiens spécialement aux Etats Unis”1 e l’appoggio immediato dato all’iniziativa di Mons. Scalabrini.

Nelle poche lettere scambiate tra i due vescovi2 emerge un affiatamento di vedute e la comune ricerca di soluzioni operative. Per Mons. Ireland, leader dell’ala progressista della Chiesa del suo tempo negli Stati Uniti, la questione dell’immigrazione italiana scottava perché si inseriva direttamente nel dibattito sul modo di situarsi dei cattolici nella società americana. Egli scrive: “Giudicati gli emigrati Italiani, resta giudicata la Chiesa cattolica”. È inoltre attraverso Mons. Ireland che la Santa Sede riafferma l’opportunità di strutture pastorali specifiche per gli immigrati, mentre Mons. Scalabrini gli ricorda che la sua nuova Congregazione è “destinata” a glorificare Dio e a salvare le anime”.

Dalla corrispondenza appena si intravvede il rapporto personale maturato tra Mons. Ireland e Mons. Scalabrini. Rimane però una


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testimonianza  rivelatrice di Mons. Ireland nelle sue lettere alla contessa milanese Sabina Parravicino Revel: “Ieri ho parlato molto di lei, della sua famiglia, di Milano e dell’Italia con Mons. Scalabrini. Monsignore  è in ottima salute e, finora, è affascinato dall’America. Mi farà visita a St. Paul, dove “tutte le cose italiane “ saranno discusse con calma” 3. Dopo questo primo incontro a New York in Agosto, i due vescovi si rincontrarono come d’accordo: “Sì, Mons. Scalabrini mi ha fatto visita in St. Paul”, scrive Mons. Ireland il 27 novembre 1901, “e per di più l’ho incontrato due volte a New York. Se mi ha obbedito, avrà visitato Milano e parlato a lei dell’America, di St. Paul, di me. Si; è affascinante. Le sue parole esalano la vera aria italiana, così gentile, così accarezzante, e allo stesso tempo tanto ispirano. Assieme abbiamo discusso ogni argomento, abbiamo conversato dal mattino fino alla notte. E se fosse stato possibile per me amare più ardentemente la terra Italiana e la gente Italiana, egli mi avrebbe portato a farlo. Mons. Scalabrini durante la sua permanenza in America ha fatto molto bene per gli immigrati italiani. È veramente un apostolo. Naturalmente, quando visiterò l’Italia la prossima volta, dovrò andare da Milano a Piacenza” 4. La capacità di contatto umano, di incontro con l’altro, di Mons. Scalabrini trascendeva le formalità. Anche un altro amico di Mons. Ireland, il più noto scienziato cattolico del suo tempo, P. John A. Zahm dell’Università di Notre Dame, che avrebbe voluto Mons. Scalabrini  per una settimana all’università e che invece l’incontrò solo brevemente a New York, ne rimase affascinato e lo definì “an ideal ecclesiastic (un ecclesiastico ideale)” 5.

Da parte sua Mons. Scalabrini era cosciente del peso che aveva l’appoggio di Mons. Ireland. Nel 1889 parlando al secondo gruppo di missionari che spediva in America, teneva a sottolineare che essi venivano associati al numero degli apostoli “dando il loro nome alla umilissima Congregazione, la quale fu salutata giorni sono dal grande Arcivescovo di S. Paolo di Minnesota, dei nostri giorni la forma più bella, più utile, più feconda del cattolico apostolato” 6. Nel discorso in latino ai seminaristi nella diocesi di St. Paul Mons. Scalabrini si associa alla visione di Mons. Ireland di un’America su cui la Provvidenza ha grandi disegni e ricorda che il loro sapientissimo e celeberrimo arcivescovo non è una gloria


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solo dell’America, ma anche dell’Italia e di tutto il mondo. 7 Del resto Mons. Ireland aveva assicurato a Mons. Scalabrini un incontro con il Presidente Theodore Roosevelt: “Stamane alle 10 feci visita alla Casa Bianca, al Presidente della Repubblica, che mi accolse con amorevole distinzione, appena arrivato. Mi intrattenne assai con isquisita gentilezza, Mons. Ireland mi aveva preparato assai bene il terreno” 8. L’abilità politica di Mons. Ireland era accompagnata  da un’apertura intellettuale influenzata dalla sua formazione in Francia. La sua leadership è chiara per Mons. Scalabrini anche quando lo confronta con il cardinale James Gibbons di Baltimora. Di nuovo la bilancia pende in favore di Mons. Ireland. “Da Washington passai a Baltimora, ove il venerdì (11 corr.) trascorse lietissimo in una confidente famigliarità col Card. Arciv. Gibbons, un uomo alla mano, pieno di semplicità e di sapere, una specie di Capecelatro. È superiore a Mgr. Ireland di un grado in dignità, ma parvemi inferiore a lui di un grado in capacità. Ci lasciammo vecchi amici...” 9.

L’affinità tra Mons. Ireland e Mons. Scalabrini parte dall’emigrazione, ma si allarga all’efficacia della presenza della Chiesa nel mondo moderno e ad un atteggiamento di fiducia negli incontri e positivo verso il futuro perché la Provvidenza è alla guida della storia.

 Silvano Tomasi

 




1 ASCPF, Congressi, Collegi vari, vol. 43, Ireland a Propaganda Fide, ff. 1496-1500.



2 Sono solo quattro le lettere scambiate tra i due vescovi, tre di Mons. Ireland e una di Mons. Scalabrini, tutte in francese e conservate nell’Archivio Generale Scalabriniano (AGS). Dopo il primo scambio di corrispondenza alla fine del 1888 e inizio del 1889 bisogna aspettare dieci anni per rintracciare negli archivi nuova documentazione e riferimento ad incontri personali tra i due vescovi. Il silenzio è comprensibile se si  pensa che Mons. Scalabrini si era concentrato ad aprire missioni per gli emigrati italiani soprattutto nell’Est degli Stati Uniti dove si era stabilita la maggioranza di essi. Non c’era stata quindi l’occasione di comunicare direttamente con l’arcivescovo di St. Paul se non durante la visita pastorale agli emigrati italiani in quel paese fatta da Mons. Scalabrini nel 1901.



3 Archivio Parravicino di Como (A.P.C.) John Ireland a Sabina di Parravicino Revel. St Paul, 27 agosto 1901. Le lettere di Mons. Ireland e di P. Zahm dell’Archivio Parravicino sono anche riportate in: Ornella Confessore, L’Americanismo cattolico in Italia. Roma: Editrice Studium, 1984, pp. 173-182.



4 A.P.C. John Ireland a Sabina di Parravicino Revel. St. Paul, 27 novembre 1901.



5 A.P.C. John A. Zahm, C.S.C. a Sabina di Parravicino Revel, Notre Dame, Indiana, 14 gennaio 1902.



6 AGS AR 04 01. G. B. Scalabrini. Discorso ai missionari partenti, 24 gennaio 1889.



7 AGS AR 04 10. Parole ai Seminaristi dell’Archidiocesi di S. Paolo, Stati Uniti, 26 settembre 1901.



8 AGS AM 01 01. Scalabrini a Mangot, Washington, 10 ottobre 1901.



9 AGS AM 01 01. Scalabrini a Mangot, New York, 16 ottobre 1901.






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