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Silvano Tomasi – Gianfausto Rosoli
Migrazioni moderne

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IX.Come provvedere?

 

Moltissime cose sarebbero a dirsi a questo riguardo, né è mia intenzione accennarle qui tutte. L’esperienza medesima verrà suggerendone parecchie. Io non farò che esporre brevemente in questo capitolo alcune pratiche idee, nella speranze che altri abbia tempo da svolgerle, e presto addivengano un fatto.

Come già si è visto, i bisogni cui vanno soggetti i nostri emigranti si possono dividere in due classi: morali e materiali, ed io vorrei che un’Associazione di patronato sorgesse in Italia, la quale fosse ad un tempo religiosa e laica, sicché a quel duplice bisogno pienamente rispondesse.

Il campo che si presenta all’azione, guardata la cosa dal lato religioso, è vasto assai; ma non è men vasto se la si consideri dal lato economico.

Compito infatti di detta Associazione vorrebbe essere, come già indicai, quello di provvedere agli interessi spirituali e materiali dei poveretti, che abbandonano il luogo natio per attraversare l’oceano; quindi:

1° Sottrarre gli emigranti alle speculazioni vergognose di certi agenti di emigrazione, i quali, pur di guadagnare, rovinano materialmente e moralmente gli infelici che cadono nelle loro reti;

2° Istituire un ufficio che prepari quanto occorre pel collocamento degli emigranti, sbarcati che sieno nei porti d’America, di guisa che ogniqualvolta un italiano si indirizzasse all’Associazione, questa potesse con sicurezza promettergli un utile occupazione, ovvero dissuaderlo dall’emigrare in caso contrario;

3° Fornire soccorsi in caso di disastri o d’infermità, sia durante il viaggio, sia dopo lo sbarco;

4° Muovere una guerra implacabile, mi si permetta l’espressione, ai sensali di carne umana, i quali non rifuggono dal ricorrere ai più sordidi mezzi, turpis lucri gratia;

5° Procurare l’assistenza religiosa durante la traversata, dopo lo sbarco e nei luoghi ove gli emigranti andranno a stabilirsi.

In quanto al primo punto io vorrei che l’Associazione, oltre ai membri contribuenti, avesse ancora dei membri attivi. Le attribuzioni di


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questi dovrebbero essere varie e ben distribuite. Innanzi tutto dovrebbero fondare comitati in tutti i porti principali del Regno ed anche dell’estero, ove si imbarcano gli emigranti, per riceverli, vegliarli, consigliarli, proteggerli, aiutarli. Altri comitati dovrebbero essere fondati nei porti ove si dirige l’emigrazione italiana, per impedire che ivi si rinnovino gli inconvenienti ed i pericoli, che si incontrano troppo spesso nei porti d’imbarco.

Ad attuare il secondo punto occorrerebbe che l’Associazione si ponesse in relazione non solo col Governo italiano, ma anche coi varii Governi americani, per dare all’emigrazione nazionale una direzione logica e pratica, per impedire che i poveri contadini, quando giungono in America, si trovino incerti sul luogo ove recarsi e possano fare una cattiva scelta, foriera di guai interminabili per loro e per la loro povera famiglia. Così si otterrebbe inoltre che le nostre colonie agricole fossero più prospere, meglio organizzate e maggiormente in grado di ricevere aiuto e protezione dal Governo nazionale.

Il terzo punto ha pure molta importanza e si connette strettamente ai due precedenti. Dovrebbe l’Associazione aver cura che gli emigranti fossero o accompagnati durante il viaggio da un membro di essa od almeno raccomandati a persona di fiducia, che li soccorresse in caso di bisogno. Sui bastimenti poi vi dovrebbe sempre essere un sacerdote, il quale prestasse i conforti del suo ministero a tutti, e specialmente agli infermi.

L’Associazione dovrebbe pure cercare che nei luoghi ove fossero agglomerati i coloni italiani non si lasciassero gli ammalati in abbandono e si sollevassero coloro, che un infortunio avesse ridotto all’indigenza. Ma per ottenere quest’ultimo risultato, è necessario che l’emigrazione venga meglio regolata, e che gli italiani non si disperdano in piccoli gruppi per l’immenso continente americano, ma si riuniscano in forti e ben ordinate colonie.

Il quarto punto si riferisce all’energica repressione della tratta dei bianchi. Per far cosa pratica in questo senso l’Associazione avrà senza dubbio bisogno dell’appoggio efficace del Governo, il che io credo non sarà per mancarle qualora si mettano a nudo le cose nefande che ora succedono e che, per la generale indifferenza, rimangono sconosciute.

Oggi infatti, come già ebbi a notare, troppo spesso accade che agenti di emigrazione senza coscienza e senza cuore, ingannino le famiglie e conducano via povere giovani, che destinano alla rovina morale e al disonore. Di questi casi veramente lagrimevoli ne avvengono, si può dire, ogni giorno. La pubblica stampa che si occupa con tanto interesse dei minimi pettegolezzi delle cronache cittadine, tace su questi delitti


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abbominevoli, li ignora o finge ignorarli. Occorre quindi che un’Associazione, la quale è destinata a proteggere gli emigranti, si dia cura di combattere apertamente, costantemente, questo traffico iniquo e, ove non possa fare da sé, ricorra alla forza pubblica e in adunanze solenni se ne richiami alla coscienza popolare, denunziando gli abusi e gli orrori che si commettono in onta alle leggi divine ed umane.

In un secolo come il nostro, che trae vanto della sua civiltà, e che si gloria a buon dritto di aver soppresso la tratta dei negri, devesi ad ogni costo ottenere che i bianchi non sieno valutati da meno dei poveri pagani dell’Africa e che le donne ed i fanciulli italiani non sieno più a lungo esposti a tante sciagure. No, l’Italia e il suo Governo non possono e non debbono permettere sieno impunemente continuate tali indegnità, e per questo lato l’opera dell’Associazione sarà davvero cristiana, salutare, patriottica e laverà il nostro paese da un’onta che altamente lo disonora anche presso le estere nazioni.

Ho toccato dell’assistenza religiosa che devesi agli emigranti durante il viaggio. Ma importa ancor più loro procurarla, stabiliti che sieno in America.

Tale essendo il movente principale di questo umile scritto, non sarà, io mi penso, discaro al lettore che mi fermi a parlarne alquanto più distesamente; il che appunto farò nei due seguenti capitoli.

 




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