Capitolo
Ventunesimo - Il Pane degli Angioli
Il pane, condito con un po' era spesso
l'unico cibo delle "povere donne" di San Damiano. Qualche volta
mancava anche quello, se non interveniva Chiara con qualche miracolo.
Ma quello che non mancava mai era il pane degli Angioli, il pane
dell'Eucaristia.
Chiara poteva star senza il pane comune ma non poteva fare a meno di quello che
il sacerdote consacrava sull'altare e distribuiva attraverso la grata di ferro.
Anche in questo Chiara si demostrava buona discepola di San Francesco, il quale
non si stancava di dire e di scrivere ai suoi frati: "Prego tutti voi,
fratelli, biaciandovi i piedi e con quanto ardore posso, di tributare tutta la
riverenza e tutto l'onore che potete al Santissimo Corpo e al Sangue del Signor
nostro Gesù Cristo".
Diceva anche ai compagni:
Se mi accadesse d'incontrare nel medesimo tempo un Santo disceso dal cielo e un
povero sacerdote, farei prima di tutto onore al sacerdote, correndo a baciargli
le mani. Direi al Santo: Oh, aspetta, San Lorenzo, perché le mani di costui
toccando il Verbo di vita, e possiedono un potere sovraumano.
E qual'era il potere sovraumano dei sacerdoti? Era quello di mutare nel corpo
di Gesù un pezzetto di pane, cioè d'amministrare l'Eucaristia.
Chiara aveva una grande devozione per la l'Eucaristia e un grande rispetto per
i sacerdoti ai quali Gesù, nell'ultima cena, diede il potere di consacrare il
pane e il vino. Quand'era malata, si faceva tirar su, a sedere sul letto di
sarmenti o di paglia. Appoggiata a un sacconcello posto alle sue spalle,
chiedeva lino, che filava, tesseva e cuciva, per far corporali, Li mandava poi
in regalo sacerdoti poveri, perché tenessero pulita la biancheria dell'altare e
specialmente quella del calice.
Lasciare una Comunione era per Chiara un grande dolore, specialmente mei giorno
di festa. Un anno si trovò nella triste condizioni di non poter ricevere
l'Eucaristia nella notte di Natale. Natale era per lei, come per San Francesco,
la festa più commovente dell'anno, perché Dio, padrone dell'universo, si era
fatto, in quel giorno, povero tra i poveri, nascendo in una stalla. Se io
potessi parlare all'Imperatore, diceva un giorno San Francesco, vorrei pregarlo
di emanare un comando granaglie, perché tutti coloro che lo possono, spargano
per le vie frumento e granaglie nel giorno di Natale, sicchè in un giorno di
tanta solennità gli uccelli abbiano cibo in abbondanza. E come gli uccelli
erano desiderosi di baccare granelli di frumento, Chiara desiderava di recarsi,
nella notte di Natale, in chiesa per ricevere il cibo dell'anima, cioè
l'Eucaristia.
Ma quell'anno si trovava a letto, gravemente malata. Non volle che nessuno
restasse ad assisterla. Le "povere donne" di San Damiano dovevano
andare tutte in chiesa, alla Santa Messa di mezzanotte, a ricevere il pane
degli Angioli.
Chiara rimase sola, nel nudo e squallido dormitorio, distesa sull'aspro letto,
con le braccia incrociate sul petto e con le struggente desiderio di
partecipare alle funziono liturgiche di quella notte santa.
Le campane di Natale, nel grande silenzio ovattato dalla neve, avevano una voce
più profonda e più dolce del solito. Chiamavano la gente lontana, invitandola
all'alleluja del grande evento.
Chiara ascoltava quel suono, lento e gaudioso, con l'anima piena di amore per
il Bambino Gesù. E ripensava alla notte di Greccio, quando San Francesco volle
ricreare al vivo, nel bosco, dentro una vera grotta, la scena della Natività.
La sua preghiera era un fervido atto d'amore verso Dio misericordioso,che veniva
al mondo per soffrire e salvare gli uomini dal peccato.
Con gli Angioli, ripeteva piangendo di gioia, il canto di ringraziamento e di
speranza: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace agli uomini di buona
volontà".
Passarono le ore. Il suono delle campane si spense, e dopo qualche tempo Chiara
udì i passi leggeri e cauti delle compagne che, precedute da una lucernina,
rientravano, dopo il mattutino, nel gelido dormitorio. Esse erano ancora
commosse dall'officiatura divina. -O madre nostra, suora Chiara,- dissero
all'ammalata - che grande consolazione abbiamo avuto in questa santa notte
della Natività! Fosse piaciuto a Dio che anche voi foste stata con noi!
Chiara sorrise dal suo ciaciglio e rispose alle compagne:
Grazie e lode al Signore, sorelle mie carissime, perché questa notte io ho
ricevuto maggior consolazione di voi. Per intercessione del nostro padre San
Francesco, ho assistito ad ogni solennità di questa santissima notte. Con le
mie orecchie ho udito il canto, il suono e tutto l'Uffizio della Messa. Ho
veduto la Vergine e San Giuseppe.
Ho assistito alla nascita del Bambino Gesù, nel presepio di Betlemm. Non solo.
Ho ricevuto una grazia anche più grande, perché il Signore ha soddisfatto il
mio più vivo desiderio, porgendomi la Santa Comunione. Sia sempre benedetto
nella grande bontà per questa sua povera serva malata, che stanotte ha voluto
ricolmare di cibo spirituale.
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