Capitolo Dodicesimo - La Cenere
Chiara insisteva, perché Francesco
visitasse più spesso le "povere donne" di San Damiano. Il suo
convento era la rocca fortificata della umiltà e della castità. I tre voti
francescani, in San Damiano, venivano rispettati nella maniera più assoluta e
costante. La fedeltà di Chiara a Francesco consisteva nell'osservanza perfetta,
volontaria e lieta di quei tre voti, che le "povere donne"
osservavano con estrema delicatezza.
Francesco lo sapeva. Conosceva l'integrità della sua "colomba
argentata". Chiara era la più riuscita immagine del suo ideale evangelico.
Non ci poteva essere che una donna capace di sacrifici estremi e di totali
dedizioni. E quella donna era Chiara. Dal momento che la figlia di Ortolana
aveva scavalcato la soglia della propia casa, nessuna incertezza e nessun
pentimento l'aveva sfiorata.
Procedeva sicura e spedita sulla via della perfezione, che Francesco le aveva
appena accennato. Francesco era sicuro e contento di eli. Ma Chiara avrebbe
voluto essere ancora guidata e istruita da lui. Chiedeva insistentemente
consigli, desiderava assistenza spirituale. La mancanza del pane non la
sgomentava, e del vino faceva a meno. L'orciolo dell'olio, che Fra Bentivenga
ritirava di sul muro, si riempiva sempre o per la misericordia dei benefattori
o per la carità del Signore.
Sentiva però bisogno d'una parola; soffriva la penuria di un'assidua assistenza
spirituale. Francesco invece pareva che volesse sempre più lasciarla sola, con
la sua penitenza e con la sua preghiera, affidata completamente alle mani di
Dio. Chiara aveva rotto gli ormeggi del mondo. Poteva navigare sicura
nell'immenso e tranquillo seno della Provvidenza divina.
Non solo cessò di visitare la sua prediletta, ma disse ai frati di diradare la
loro assistenza spirituale alle donne di San Damiano.
Fra Bentivenga s'affacciava ancora al muro del convento, ma per chiedere
soltanto di che cosa avessero bisogno le "povere donne", per la loro
vita materiale. Ortolana era pronta a porgergli la sporta del pane e l'orciolo
dell'olio, ma Chiara, un giorno, dispose di non voler più nulla dalle mani dei
cercatori. Se possiamo privarci del pane spirituale, disse con fermezza ma
senza risentimento, possiamo fare a meno anche di quello corporale.
La rocca fortificata della sovrana povertà ritirò così ogni ponte levatoio col
mondo. Francesco capì il significato di quelle parole. Chiara e le sue compagne
attendevano da lui una lezione di vita spirituale. Volevano udire dalle sue
labbra una di quei discorsi che incendiavano le anime. Forse speravano che si
rinnovasse fra gli olivi di San Damiano il prodigio dell'incendio mistico del
bosco. Prese dunque il sentiero che da Santa Maria degli Angeli saliva a San
Damiano. Bussò al convento. La notizia che il padre finalmente si era commosso
e giungeva fra loro per tutto il convento. Le povere donne si raccolsero
ansiose attorno a lui.
Francesco muto assente pareva che meditasse. Chiara fece cenno alle compagne di
sedersi in ascolto. Tra poco dalla voce del padre sarebbero uscite le parole
che "passavano la midolla delle ossa".
Francesco non aveva doti d'oratore. La sua lingua specialmente all'inizio del
dire pareva legata. Poi s'infervorava, saltava sui piedi nudi, come se la terra
scottasse. Le sue parole erano "abbreviate" e sofferte. Soltanto
quando pronunziava il nome di Gesù la sua voce diventava straordinariamente
dolce. Si passava la lingua sulle labbra come se quel nome avesse il sapore del
miele.
Chiara nel silenzio di San Damiano attendeva che le parole di Francesco
scaturissero a un tratto, con incontenibili irruenza.
Invece Francesco taceva, assorto. Pareva che attendesse l'ispirazione
dall'alto. E l'ispirazione venne. Quasi scuotendosi dalla meditazione, chiese
che gli venisse portata della cenere. Ne fece un cerchio attorno a sè, sul
pavimento. Se ne cosparse il capo, poi, con voce dolente, intonò il MISERERE:
Pietà di me, Signore, secondo la tua gran bontà e secondo la tua
misericordia cancella il mio peccato.
Lavami abbondantemente delle mie iniquità, dal mio peccato mondami. Terminato
il salmo del pentimento e della penitenza, Francesco uscì rapidamente dal
cerchio della cenere e dal convento.
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