Capitolo Ventiquattresimo - La Bolla Pontificia
Ogni volta che Chiara vedeva il Papa,
gli chiedeva due cose: l'assoluzione dei suoi peccati e la conferma della sua
povertà.
La superiora di San Damiano desiderava dal Papa una bolla, cioè una lettera
ufficiale, scritta su cartapecora, col sigillo pontificio, formato da un bollo
di piombo, recante nel diritto lo stemma del Papa e su l rovescio le figure dei
Santi Pietro e Paolo. La bolla che Chiara desiderava e chiedeva avrebbe dovuto
contenere l'approvazione della Regola da lei seguita in San Damiano, per
ispirazione di San Francesco, cioè la Regola che imponeva la perfetta e
assoluta povertà, senza eccezioni e senza attenuazioni.
Da diciassette giorni ormai Chiara non mangiava più, ridotta a un corpo
diafano, sul quale soltanto i due grandi occhi bruciavano nell'attesa di
quell'ultima grazia.
La corte papale si trovava ancora ad Assisi, e ogni giorno scendevano verso San
Damiano Cardinale e Vescovi, a due, a tre, a quattro, per vedere e per udire la
prediletta figlia di San Francesco.
Chiara li accoglieva con un dolce sorriso. Anche con lo sguardo alle loro mani,
sperando sempre di scorgere l'attesa bolla.
Non vedendola, abbandonava la testa da un lato, chiudeva gli occhi e mormorava
una preghiera al Vicario di Cristo: "Venite ad aiutarmi".
Prima di morire voleva lasciare alle sue povere donne, in eredità, la bolla del
Papa, perché nessuno, dopo la sua scomparsa, tentasse mai di assalire, con le
armi dell'umana compassione, la roccaforte della povertà.
Ella era stata forte, rigettando tutti gli attacchi alla sua Regola, aveva
rifiutato privilegi e respinto concessioni. La sua assoluta fedeltà a San
Francesco l'aveva resa invincibile. Fino a che ella era rimasta al comando, pur
sopra il letticciolo di sarmenti e di paglia, malata e tribolata, nessun
assedio di pietosa seduzione le aveva recato spavento. Si era sempre rifiutata
di considerare la povertà un pericolo o una debolezza. Al contrario, la povertà
assoluta costituiva, per lei come per San Francesco, l'arma invincibile e la
forza irresistibile della santità.
Ma ora che sentiva al suo capezzale sorella morte corporale, ora che stava per
abbandonare il suo posto di comando e di combattimento, voleva lasciare alle
sue donne un'altra arma che non fosse soltanto la sua inflessibile volontà.
Voleva che l'autorità del Vivario di Cristo prendesse il posto della sua
volontà. Chiedeva un documento ufficiale della Chiesa, nel quale fosse conferma
la Regola in tutta la sua intregrità. Attendeva cioè la bolla Pontificia.
Per questo andava colo sguardo alle mani dei Cardinali e dei Vescovi, che venivano
a visitarla.
E non vedendo il rotolo di carta pecora con la bolla pendente dal nastro,
sospirava, reclinando la testa stretta dalle bende, chiudendo gli occhi e
rinnovando una muta preghiera.
Andavano a vistarla anche i vecchi superstiti compagni di San Francesco, Fra
Leone "pecorella di Dio", Fra Angelo "guerriero di Cristo"
e Fra Egidio "cavaliere della Tavola Rotonda".
Ad essi Chiara domandava:
-Avete voi alle mani cosa nuova del dolce Gesù? Intendeva chiedere qualche
parola nuova, accesa d'amore per Gesù, com'eran capaci di trovare, nel loro
ingenuo misticismo, i vecchi compagni di San Francesco. Chiara chiedeva che
pregassero per lei, i vecchi scalzi e rugosi come i tronchi del primo boschetto
francescano di Santa Maria degli Angeli. Ella non poteva morire se prima a San
Damiano non giungeva la bolla Papale! E finalmente il documento pontificio
giunse, un giorno dopo la firma del Papa. Era il 10 Agosto 1253. Accuratamente
arrotolato, col sigillo intatto, fu portato al letto della morente. Chiara baciò
il sigillo dalle due parti, disse d'aprire il documento, di leggerlo. Chiudendo
gli occhi, per meglio seguirne le parole. La bolla diceva:
"Innocenzo Vescovo, servo dei sevi di Dio, alle sue figliuole carissime in
Gesù Cristo, Chiara Abbadessa e le altre suore del Monastero di San Damiano in
Assisi, salute ed Apostolica benedizione.
"Voi ci avete umilmente supplicato di sanzionare con la nostra apostolica
autorità la forma di vita che San Francesco vi ha data e voi avete
spontaneamente abbracciata, obbligandovi a vivere in comune nell'unione degli
animi, col voto dell'altissima povertà. "Noi volentieri, accondiscendendo
ai desideri della vostra pietà, pienamente ratifichiamo, con la nostra
apostolica autorità e confermiamo". Chiara aveva riaperto gli occhi. Due
grandi lacrime dilatavano le sue luminose pupille. Sembrava in estasi. La
lettera seguitava:
"Non sia a nessuno assolutamente permesso d'infrangere questo atto di
nostra autorità, o di contravvenirvi con audace temerità. "Se qualcuno
oserà tentarlo, incorrerà all'istante nello sdegno di Dio Onnipotente e dei
suoi Apostoli Pietro e Paolo".
Chiara tese le mani. Fissò nell bollo di piombo le figure di San Pietro con le
chiavi e di San Paolo con la spada.
Di lì innanzi avrebbero difeso esso San Damiano e il privilegio della santa
povertà. Poi lesse la data:
"Dato in Assisi il 9 del mese d'Agosto, nel l'undicesimo anno del nostro
pontificato".
Strinse al seno la pergamena, chiudendovi sopra le braccia in croce.
L'ora della della sua morte era ormai giunta.
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