1. Creati per amare
"Siate santi, perché io il Signore, Dio vostro, sono santo" (Lv 19, 2). Il Libro del Levitico
ci ricorda la grazia e la meta di ogni credente e, in
modo particolare, di ogni ministro ordinato: la santità, che è intimità
con Dio, amore senza riserve alla Chiesa e a tutte le anime. La vocazione al
sacerdozio "è essenzialmente una chiamata alla santità, nella forma che scaturisce
dal sacramento dell'Ordine" (Giovanni Paolo II, Esort.
ap. Pastores dabo vobis, 33). Il sacerdote
è chiamato, nelle proprie circostanze, laddove Dio lo ha
posto, ad incontrare, a conoscere e ad amare Cristo nell'esercizio del proprio
ministero ed a identificarsi sempre di più con Lui.
Se, nell'imminente Solennità del Sacro Cuore di Gesù, manteniamo il nostro sguardo rivolto al Signore, al
Suo unico, sommo ed eterno Sacerdozio, si allargano i nostri orizzonti oltre i
confini del nostro vivere quotidiano e si arricchisce la nostra esistenza di
una dimensione più universale e missionaria.
"Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che
già biondeggiano per la mietitura" (Gv
4, 35). Queste parole del Signore riecheggiano, ancora oggi, nel nostro cuore,
e mostrano l'immenso orizzonte della missione d'amore del Verbo incarnato,
missione che si fa nostra: Egli la lascia in consegna ed eredità a tutta
la Chiesa, ed in maniera specifica, all'interno di essa,
a noi suoi ministri ordinati. Davvero grande è il mistero d'amore di cui
siamo fatti ministri, noi sacerdoti!
Gli Atti degli Apostoli ci ricordano che quello stesso Gesù
con il quale gli Apostoli avevano vissuto, avevano mangiato
e condiviso la fatica d'ogni giorno, ora prosegue ad essere presente nella sua
Chiesa.
Cristo vi è presente non solamente perché continua ad attirare a sé tutti i
fedeli da quel Trono di grazia e di gloria che è la Sua Croce redentrice (cfr Col 1, 20), formando con tutti gli uomini,
d'ogni tempo, un solo Corpo, ma anche perché egli è sempre presente nel
tempo ed in modo eminente come Capo e Pastore, che istruisce, santifica e
governa costantemente il suo Popolo. E tale presenza
si realizza attraverso il sacerdozio ministeriale che Egli ha voluto istituire
nel seno della Sua Chiesa. Per questo ogni sacerdote
può ripetere che è stato scelto, consacrato ed inviato per far emergere la
contemporaneità di Cristo, di cui diventa autentico rappresentante e messaggero
(cfr Congregazione per il Clero, Direttorio per il
ministero e la vita dei Presbiteri, Tota Ecclesia, 31.1.1994, n. 7).
La vita di Cristo di cui siamo portatori, Christo foroi, è
come l'acqua che scorre in mezzo ai dirupi rocciosi ed alla terra arida,
rendendola feconda. Con la venuta di Cristo nel tempo e nello spazio dell'uomo,
la storia ha smesso di essere terra arida, come
appariva prima dell'Incarnazione, per assumere un significato ed un valore di
speranza universale.
"Noi non possiamo permetterci di dare al mondo l'immagine di terra
arida - scriveva il Santo Padre poco più di quattro anni fa, nella Bolla di Indizione del grande giubileo -, dopo che abbiamo
ricevuto la Parola di Dio come pioggia scesa dal cielo; né potremo mai
pretendere di divenire un unico pane, se impediamo alla farina di essere
amalgamata per opera dell' acqua che è stata
riversata in noi (cfr Sant'Ireneo,
Contro le eresie, III, 17: PG 7, 930)" (Giovanni Paolo II,
Incarnationis mysterium,
n. 4).
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