2. Con il cuore di Cristo
Quel che occorre per raggiungere la felicità non è
una vita comoda, ma un cuore innamorato, come quello di Cristo. Il Cuore
sacratissimo e misericordioso di Gesù, trafitto da
una lancia sulla Croce in segno di totale dono di sé, è fonte
inesauribile della vera pace, è manifestazione piena di quell'amore ablativo e salvifico con cui Egli "ci
amò sino alla fine" (Gv 13, 1),
gettando il fondamento all'amicizia di Dio con gli uomini.
La Solennità del Suo Sacro Cuore ci invita alla
gioia della carità, in un dono di noi stessi agli altri: "Cantate
al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi"! (Sal 97, 1).
Cari sacerdoti, i prodigi sono la vostra vita, mistero di predilezione
divina e dono della sua misericordia, espressi così compiutamente dal profeta
Geremia: "Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo,
prima che tu uscissi alla luce ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta
delle nazioni" (Ger 1, 5). Non
solamente il sacerdozio ma anche il cammino di preparazione ad esso è un dono, che come dice San Paolo "nessuno può
attribuirsi se non chi è chiamato da Dio" (Eb
5, 4).
Per il sacerdozio battesimale, siamo tutti servitori di Cristo. Come dice San Paolo nella seconda Lettera ai Corinzi, siamo
i servitori della gioia degli uomini (cfr 2
Cor 1, 24). Ma il ministero sacerdotale - lo ricordiamo
con parole di Paolo VI - "non è un mestiere o un servizio qualunque
esercitato in favore della comunità ecclesiale, ma un servizio che partecipa in
una maniera assolutamente speciale e con un carattere indelebile alla
potenza del sacerdozio di Cristo, grazie al sacramento dell'Ordine" (Paolo
VI, Messaggio ai sacerdoti, 30.6.1968, alla Chiusura dell'anno della
Fede).
Gli uomini desiderano contemplare nel sacerdote il volto di Cristo,
incontrare in lui la persona che, "creato a favore degli uomini in
funzione delle cose che riguardano Dio" (Eb
5, 1) possa dire con Sant'Agostino: 'La
nostra scienza è Cristo e la nostra sapienza è ancora Cristo. È lui che infonde
in noi la fede riguardo alle realtà temporali ed è lui che ci rivela quelle
verità che riguardano le realtà eterne" (Sant'Agostino,
De Trinitate 13, 19, 24: NBA 4, p. 555).
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