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Quinto Settimio Florente Tertulliano
Apologetico

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  • CAPO 40 -- Non i Cristiani sono la causa delle disgrazie e dei disastri che incolgono i Pagani. Quanti di questi non si contano prima ancora che i Cristiani esistessero! Se mai, ora i disastri sono più rari e meno gravi, in quanto i Cristiani il vero Dio pregano e presso lui intercedono, mentre voi fate ricorso agli dei falsi.
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CAPO 40 -- Non i Cristiani sono la causa delle disgrazie e dei disastri che incolgono i Pagani. Quanti di questi non si contano prima ancora che i Cristiani esistessero! Se mai, ora i disastri sono più rari e meno gravi, in quanto i Cristiani il vero Dio pregano e presso lui intercedono, mentre voi fate ricorso agli dei falsi.

[1] Per contro a quelli si deve attribuire il nome di fazione, i quali, per suscitare l'odio contro persone buone e oneste cospirano, che contro il sangue d'innocenti gridano, a giustificazione del loro odio pretestando, invero, anche quella futile opinione, per cui stimano che per ogni publica calamità, per ogni disgrazia popolare siano in causa i Cristiani

[2] Se il Tevere fino alle mura sale, se il Nilo fino ai campi non cresce, se il cielo si arresta, se la terra si scuote, se c'è la fame, la peste, subito 'I Cristiani al leone!' - si grida. Tanta gente a un solo leone

[3] Io vi domando: prima di Tiberio, vale a dire, prima della venuta di Cristo, quante calamità le città del mondo non devastarono! Si legge che le isole di Iera, Anafe e Delo e Rodi e Cos scomparvero negli abissi con molte migliaia di uomini

[4] Anche Platone ricorda che una terra, maggiore dell'Asia e dell'Africa, fu dal mare Atlantico strappata. Ma anche il mare di Corinto fu da un terremoto assorbito; e la violenza delle onde la Lucania distaccò e rimosse col nome di Sicilia. Tutto ciò accadere senza danno degli abitanti certo non poté. 

[5] Ma dov'erano allora, non dirò i Cristiani, dei vostri dei spregiatori, ma gli stessi vostri dei, quando il diluvio il mondo tutto distrusse, oppure, come credette Platone, soltanto il piano?. 

[6] E invero, che quegli dei al disastro del diluvio posteriori siano, le città stesse lo attestano, in cui nacquero e morirono, quelle anche ch'essi fondarono; né infatti altrimenti sarebbero fino al d'oggi durate, se esse pure non fossero a quel disastro posteriori

[7] Non ancora la Palestina aveva lo sciame dei Giudei accolto, usciti dall'Egitto; né ancora si era colà il popolo stanziato, che fu della setta cristiana l'origine, quando le regioni a lui confinanti, Sodoma e Gomorra, il fuoco distrusse. Tuttora quella terra di bruciato odora; e se pur colà qualche frutto di piante appare, è un tentativo che non va oltre gli occhi: toccato, si riduce in cenere

[8] Ma nemmeno la Toscana, allora, e la Campania dei Cristiani si lagnavano, quando Volsinio il fuoco caduto dal cielo, Pompei quello disceso dal proprio monte ricoperse. Nessuno ancora in Roma il Dio vero adorava, quando Annibale a Canne la sua strage misurava, col moggio gli anelli romani raccogliendo

[9] Tutti gli dei vostri da tutti erano adorati, quando il Campidoglio stesso i Senoni avevano occupato. Per fortuna che, se avversità le città incolsero, i disastri ugualmente gli edifici e i templi colpirono: talché pure da ciò io concludo che non da essi dei i disastri derivano, perché capitarono anche ad essi. 

[10] Sempre il genere umano male meritò della divinità: prima, invero, come non riguardoso di essa, che pur intendendola in parte, non ricercò, ma altri dei da adorare per di più si foggiò; poi perché, il maestro dell'innocenza e il giudice e l'inquisitore della colpevolezza non ricercando, di tutti i vizi e misfatti si ricoperse

[11Invero, se Dio ricercato avesse, ne seguiva che, una volta ricercato, l'avrebbe riconosciuto e, riconosciutolo, l'avrebbe venerato e, venerandolo, propizio più che adirato sperimentato lo avrebbe. Deve dunque sapere che il Dio anche presentemente adirato, è il medesimo che per l'addietro, sempre, prima che il nome dei Cristiani si facesse. 

[12] Se dei benefici di lui godeva, operati prima. che egli si foggiasse i suoi dei, perché non dovrebbe comprendere che anche i mali da Colui gli derivano, al quale non comprese appartenere quei beni? Colpevole è esso verso Colui, verso il quale è ingrato

[13] E tuttavia, se i precedenti disastri compariamo, più lievi sono quelli che accadono ora, da che il mondo da Dio i Cristiani ha ricevuto. Da allora, infatti, e persone innocenti hanno le iniquità del mondo temperato, e ad esservi cominciarono degli intercessori davanti a Dio

[14] In fine quando d'estate le nuvole le piogge sospendono e l'annata è causa di preoccupazioni, voi, pur ogni giorno ben pasciuti e pronti a rimettervi a tavola, mentre i bagni e le osterie e i postriboli sono pur sempre in attività, aquilici, vittime immolando a Giove, celebrate, al popolo processioni a piedi nudi ordinate, il cielo cercate sul Campidoglio, le nuvole attendete dai soffitti, proprio a Dio e al cielo le spalle voltando

[15] Noi, invece, disseccati per i digiuni e da ogni specie di continenza estenuati, da ogni piacere della vita allontanati, di sacco e di cenere avvolti, al cielo bussiamo con la fame, commoviamo Dio: e quando noi gli abbiamo strappata la pietà, da voi vengono resi onori a Giove.




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