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Quinto Settimio Florente Tertulliano
Apologetico

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  • CAPO 45 -- Noi soli possediamo la vera innocenza: perché nostro maestro è Dio, non, come per voi, un uomo; e la punizione della colpa sarà per noi eterna, non, come per voi, temporanea.
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CAPO 45 -- Noi soli possediamo la vera innocenza: perché nostro maestro è Dio, non, come per voi, un uomo; e la punizione della colpa sarà per noi eterna, non, come per voi, temporanea

[1] E allora noi soli siamo innocenti. - Qua! meraviglia, se è inevitabile? E in verità è inevitabile. Avendo appresa l'innocenza da Dio, e la conosciamo perfettamente, come rivelataci da un maestro perfetto, e la custodiamo fedelmente, come impostaci da un giudice che non si può disprezzare

[2] A voi, invece, un apprezzamento umano l'innocenza ha insegnato e, del pari, un dominio umano l'ha imposta: perciò né così completa, né tale da farsi altrettanto temere è la vostra disciplina, nei riguardi della innocenza vera. Quanta è la sapienza di un uomo a dimostrare un bene, tanta è la sua autorità a esigerlo: quanto è facile che la prima s'inganni, tanto è facile che la seconda venga disprezzata

[3] E in verità, che è più completo, dire: 'Non ucciderai', - oppure insegnare: 'Nemmeno devi adirarti'? - Che è più perfetto, proibire l'adulterio, oppure rimuovere perfino dalla solitaria concupiscenza dello sguardo? Che è più evoluto, interdire il maleficio, oppure anche la maldicenza?. Che è più sapiente, non permettere l'offesa, oppure nemmeno il contracambio dell'offesa consentire?. 

[4] E dovete tuttavia sapere che anche le stesse vostre leggi, che aver di mira sembrano l'innocenza, la loro forma hanno derivato dalla legge divina, come più antica. Abbiamo parlato già dell'età di Mosè

[5] Ma quanto scarsa è mai delle leggi umane l'autorità, se all'uomo spesso di eluderle capita, riuscendo a tener nascoste le sue colpe e, qualche volta, a non farne caso, rendendosi colpevole o volontariamente o costretto

[6] Consideratela anche riguardo alla brevità del castigo, che, qualunque sia, tuttavia oltre la morte non durerà. Così anche Epicuro ogni tormento e dolore disprezza, dichiarandolo, se lieve, in verità, da non curarsene, se forte, di non lunga durata

[7] E invero noi, che giudicati siamo sotto un Dio, che tutto scruta, e un castigo eterno da lui prevediamo, meritamente i soli siamo che l'innocenza raggiungiamo, e per la pienezza della sapienza e per la difficoltà del rimanere nascosti e per la grandezza del tormento, non di lunga durata, ma eterno; noi, che uno temiamo, cui dovrà temere anche colui che giudica, Dio, non un proconsole.




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