CAPO 22 -- Origine, natura e attività
dei demoni.
[1] Appunto noi affermiamo esistere certe sostanze spirituali.
Il nome non n'è nuovo: i filosofi conoscono i demoni, chè Socrate stesso in
attesa stava della volontà di un demone. Come no? dal momento che si dice che
anche a lui un demone fin dalla fanciullezza si fosse messo ai fianchi, per
dissuaderlo, è chiaro, dal bene.
[2] Tutti i poeti sanno che i demoni esistono; anche il volgo
indotto entrare li fa sovente nell'uso delle maledizioni. E invero anche il
nome di Satana, principe di questa mala genia, con la voce stessa pronuncia
dell'esecrazione, come per una consapevolezza propria dell'anima. Quanto anche
agli angeli, nemmeno Platone ne negò l'esistenza. L'uno e l'altro nome perfino
i Maghi sono lì ad attestarlo.
[3] Ma come da certi angeli, per loro volontà corrotti, la gente
più corrotta dei demoni sia derivata, da Dio condannata insieme con gli autori
della loro razza e con quel loro principe che ho nominato, per ordine si
conosce nella Scrittura santa.
[4] Per ora parlare basterà intorno alla loro attività.
L'attività loro è dell'uomo il pervertimento: così di quegli spiriti la
perversità fin dai primordi s'iniziò, a rovina dell'uomo. Pertanto ai corpi
malattie invero arrecano e casi dolorosi; all'anima, invece, turbamenti
repentini e straordinari, violentandola. Li soccorre, per arrivare all'una e
all'altra sostanza dell'uomo, la loro sottigliezza e tenuità.
[5] Molto lice a delle forze spirituali, talché, invisibili e
impercettibili, piuttosto nei loro effetti si rivelano, che nei loro atti:
qualora i frutti o le biade non so quale vizio dell'aria occulto distrugga in
fiore o uccida in germe o ferisca nel loro sbocciare; e qualora un'aria viziata
in maniera inesplicabile dei suoi soffi pestilenziali li investa.
[6] Orbene con la medesima forma occulta di contagio, dei
demoni-angeli l'inspirazione anche le corruttele produce della mente, con
furori e follie sconce o libidini crudeli accompagnate da errori vari, dei
quali il principale è questo, con cui alle menti ingannate e soprafatte degli
uomini il culto raccomanda di codesti vostri dei, per procurare a sè il pasto
loro proprio, vale a dire il profumo delle vittime e il sangue offerti ai
simulacri e alle immagini.
[7] E quale pasto più squisito v'è per essi, che la mente
dell'uomo dal pensiero della vera divinità stornare con fallacie ingannatrici?
Come codeste appunto riescano a compiere, esporrò.
[8] Ogni spirito è alato: codesta qualità possiedono gli
angeli-demoni. Perciò in un istante sono da per tutto. Tutto il mondo è per
essi un luogo solo: quanto e dove si compia, con la stessa facilità sanno, con
cui lo annunziano. Questa velocità loro si ritiene divina, perché se ne ignora
la natura. Così talora anche apparire vogliono autori di quanto
annunziano.
[9] E indubbiamente autori sono di mali, talora: di beni, però,
mai. Anche le disposizioni di Dio colsero un tempo, quando i profeti le
rivelarono al pubblico, e colgono ora, quando si leggono ad alta voce. Così di
qui certi pronostici desumendo del tempo futuro, di emulare tentano la
divinità, mentre rubano la divinazione.
[10] Con quale abilità, poi, negli oracoli le ambiguità adattino
agli eventi, lo sanno i Cresi, lo sanno i Pirri. Del resto che si stava
cuocendo una testuggine con carne di agnello, il Pitio lo annunziò nel modo
sopra detto: in un attimo era stato in Lidia. Hanno anche mezzo di conoscere le
condizioni del cielo, per via del loro abitare nell'aria, del trovarsi in vicinanza
degli astri e in contatto con le nubi, così da promettere piogge, di cui già
hanno sentore.
[11] è vero, benefici anche sono nei riguardi delle cure delle
malattie. Infatti in un primo tempo danneggiano, poi, per ottenere il miracolo,
rimedi strani o contrari prescrivono: dopo di che di danneggiare cessano e che
abbiano guarito si crede.
[12] Che dire, dunque, delle altre ingegnosità o anche capacità
di questi spiriti fallaci? dei fantasmi dei Castori, dell'acqua recata entro
uno staccio e della nave fatta avanzare con un cinto e della barba fatta rossa
col contatto, affinché delle pietre fossero credute numi e il Dio vero non
fosse cercato?
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