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Quinto Settimio Florente Tertulliano Apologetico IntraText CT - Lettura del testo |
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CAPO 42 -- Nemmeno meritano i Cristiani la taccia di gente inutile: essi partecipano a tutte le forme della vostra vita. Non alle festività pagane, si capisce. Ma di ciò nessun danno proviene a voi. [1] Ma anche per un altro titolo accusati siamo di farvi torto: anche ci si dice inutili agli affari. Come mai si dice questo di uomini, che insieme con voi vivono, a parte della stessa vita, dello stesso vestito, della stessa suppellettile, delle stesse necessità dell'esistenza? Chénon siamo i Bramani o i Gimnosofisti degli Indiani, delle selve abitatori, fuori della vita. [2] Ci ricordiamo di dover riconoscenza a Dio, Signore, Creatore; nessun frutto dell'opera sua rifiutiamo; certo ci moderiamo, per non usarne oltre misura o malamente. Perciò non senza usare del foro, del macello, dei bagni, delle botteghe, delle officine, delle stalle, dei vostri mercati e degli altri commerci, con voi coabitiamo in questo mondo. [3] Navighiamo noi pure insieme con voi e della milizia facciamo parte e la terra coltiviamo e ugualmente le mercanzie scambiamo e i prodotti delle arti e il nostro lavoro mettiamo in vendita per l'utile vostro. Come si possa sembrare inutili ai vostri affari, con i quali e dei quali viviamo, non comprendo. [4] Ma se le tue cerimonie non frequento, sono tuttavia anche in quel giorno un uomo. Non faccio il bagno al primo albore nei Saturnali, per non perdere la notte e il giorno: tuttavia faccio il bagno a un'ora conveniente e salubre, che il calore mi conservi e il sangue. Di intirizzire e di diventar pallido dopo il bagno ho la possibilità dopo morto. [5] Non banchetto in pubblico nelle feste Liberali, poiché di farlo hanno costume i bestiarii, quando compiono l'ultimo pranzo: tuttavia pranzo dove che sia, della roba tua usando. [6] Non compro una corona da pormi sul capo: che importa a te com'io dei fiori usi, che nondimeno compro? Penso che più gradito torni usarne liberi e disciolti e per ogni verso disordinati: ma pur intrecciati in corona, noi conosciamo la corona per uso delle nari; quelli che annusano per mezzo dei capelli, se la vedano loro. [7] Non conveniamo agli spettacoli: tuttavia le cose, che in quelle accolte di gente si vendono, se n'ho desiderio, più liberamente le posso comperare nei luoghi loro propri. Incenso certo non comperiamo: se le Arabie se ne lagnano, sappiano i Sabei che in maggior copia e a più caro prezzo le loro merci vengono consumate per seppellire i Cristiani, che per affumicare gli dei. [8] 'Certo - dite - ogni giorno le entrate dei templi si assottigliano: quanto pochi sono coloro che gittano ormai delle monete!' - Gli è che noi non bastiamo a dar soccorso agli uomini e agli dei vostri mendicanti, né crediamo che elargire si debba ad altri, che a quelli che domandano. In somma, stenda Giove la mano e riceva: mentre, intanto, la nostra pietà più impiega distribuendo per i vicoli, che la vostra religione nei templi. [9] Ma le altre rendite renderanno grazie ai Cristiani, che il loro debito fedelmente pagano, in quanto dal frodare l'altrui ci asteniamo: talché, se il conto si facesse di quanto va per le entrate perduto a causa della frode e delle menzogne delle vostre dichiarazioni, il conto potrebbe tornare facilmente, riscontrandosi il danno deplorato per un solo titolo, compensato dal vantaggio degli altri computi.
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