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Quinto Settimio Florente Tertulliano
Apologetico

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  • CAPO 46 -- Voi dite che nulla di diverso insegniamo da quello che insegnano i filosofi. - O perché, allora, non ci trattate come loro? Del resto non è vero che noi si sia uguali ai filosofi. Non abbiamo nulla di comune con loro.
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CAPO 46 -- Voi dite che nulla di diverso insegniamo da quello che insegnano i filosofi. - O perché, allora, non ci trattate come loro? Del resto non è vero che noi si sia uguali ai filosofi. Non abbiamo nulla di comune con loro.

[1] Abbiamo fronteggiato, come credo, gl'intentatori di tutte le accuse, che dei Cristiani il sangue reclamano. Abbiamo dimostrato tutta la nostra condizione, e in qual modo possiamo provare che è così come abbiamo dimostrato: vale a dire, in base all'autorità e antichità delle Scritture divine e, del pari, in base alla confessione delle potenze spirituali. Chi smentirci oserà, non con l'arte della parola, ma nella stessa forma con cui abbiamo stabilita la nostra dimostrazione, in base alla verità? 

[2] Ma mentre a ognuno manifesta si rende la nostra verità, l'incredulità intanto, se ad ammettere la bontà s'induce di questa setta, resa ormai palese dall'esperienza e dai rapporti sociali, una cosa divina assolutamente non lo stima, ma, piuttosto, una specie di filosofia. 'Lo stesso - dicono - consigliano e professano anche i filosofi: innocenza, giustizia, toleranza, moderazione, pudicizia'. - 

[3] O allora, se con quelli ci si compara circa la dottrina, perché del pari a loro non ci si uguaglia nella libertà e impunità della dottrina? Oppure, perché essi pure, come nostri pari, costretti non vengono a prestazioni, che noi con nostro pericolo di compiere omettiamo? 

[4] Chi infatti un filosofo forza a sacrificare o a giurare o ad esporre delle lampade inutili a mezzodì? Che anzi essi, i filosofi, i vostri dei publicamente tentano di distruggere, e le vostre superstizioni nei loro memoriali anche accusano, e voi li lodate. Parecchi pure contro i principi abbaiano, e voi li tollerate; e piuttosto con statue e salarii sono ricompensati, che non alle belve condannati. 

[5] Ma è giusto: si chiamano filosofi, non Cristiani. Davanti a codesto nome di filosofi non fuggono i demoni. Qual meraviglia, dal momento che i filosofi i demoni considerano subito dopo gli dei? E' parola di Socrate: 'Qualora il demone lo permetta'. - Egli anche, che pur qualche parte della verità mostrava di conoscere, degli dei l'esistenza negando, già presso alla fine, di sgozzare tuttavia un gallo ordinava in onore di Esculapio, credo, per rendere onore al di lui padre, in quanto Apollo Socrate dichiarò il più sapiente di tutti. 

[6] O Apollo sconsiderato! Testimonianza rese di sapiente a quell'uomo, che degli dei l'esistenza negava. In quanto la verità di odio ardente è circondata, in tanto colui, che sinceramente la professa, offende; chi, invece, la adultera e la simula, proprio a questo titolo il favore si accaparra presso i persecutori della verità. 

[7] La verità, che i filosofi ingannatori e corruttori, alla maniera degli istrioni, simulano, e col simularla corrompono, come quelli che di guadagnarsi gloria cercano, i Cristiani per necessita la bramano e integralmente la professano, come quelli che della propria salvezza si preoccupano. 

[8] Così né sul punto della scienza, né su quello della disciplina siamo, come credete, uguali. Che cosa di certo, infatti, rispose Talete, quel principe dei fisici, a Creso, che intorno alla divinità lo interrogava, ripetutamente le dilazioni concessegli per deliberare deludendo? 

[9] Dio un qualunque operaio cristiano lo trova e lo prova e, in conseguenza di ciò, tutto quanto si cerca nei riguardi di Dio, anche col fatto conferma, sebbene Platone asserisca che il fattore dell'universo non è facile scoprirlo e, scopertolo, è difficile spiegarlo alla generalità. 

[10] Del resto, se sul punto della pudicizia ci si sfida, leggo che in una parte della sentenza pronunziata dagli Ateniesi contro Socrate, costui fu dichiarato corruttore dei giovani: nonché il sesso, nemmeno la donna muta il Cristiano. Conosco anche una Frine, meretrice, bruciante di passione per Diogene distesole sopra. Sento dire che anche uno Speusippo, della scuola di Platone, però colto in adulterio: il Cristiano nasce maschio solo per la sua sposa. 

[11] Democrito, accecando se stesso, per non poter guardare le donne senza concupiscenza e senza soffrire, qualora non le avesse possedute, col castigo inflittosi la propria incontinenza professa: [12] il Cristiano, invece, pur conservando gli occhi, le femmine non le vede: nei riguardi della libidine il suo animo è cieco. 

[13] Se debbo sul punto della probità difendermi, ecco un Diogene, che con i piedi infangati con altra superbia i superbi tappeti di Platone calpesta: il Cristiano nemmeno verso un povero insuperbisce. Se sul punto della moderazione debbo battermi, ecco un Pitagora in Turii, un Zenone in Priene, che alla tirannide aspirano: un Cristiano nemmeno alla edilità aspira. 

[14] Se la discussione debbo accettare su la imperturbabilità, Licurgo di morir di fame desiderò, perché i Laconi le sue leggi avevano modificato: il Cristiano, anche condannato, ringrazia. Se sul punto della lealtà debbo fare un confronto, Anassagora il deposito agli ospiti negò: il Cristiano anche dagli estranei è chiamato fedele. 

[15] Se sul punto della lealtà debbo fermarmi, Aristotele fece in modo indegno dalla carica decadere l'amico suo Ermia: il Cristiano nemmeno il suo nemico danneggia. Lo stesso Aristotele tanto vergognosamente Alessandro adula, che doveva piuttosto guidare, quanto Platone da Dionisio vendere si fa per la sua ghiottoneria. 

[16] Aristippo in porpora, sotto la parvenza di grande gravità, scialacqua e Ippia si fa uccidere, mentre alla città insidie prepara. Codesto nessun Cristiano mai tentò per difendere i suoi, con ogni atrocità perseguitati. 

[17] Ma si dirà che anche dei nostri qualcuno dalla regola della disciplina si allontana. - è vero: però cessano di essere tra di noi considerati Cristiani. Invece quei filosofi, pur con tali fatti, a essere denominati sapienti e onorati come tali continuano. 

[18] Che dunque di simile fra un filosofo e un Cristiano, fra un discepolo di Grecia e un discepolo del cielo, tra chi per la fama e chi per la vita traffica, fra un operatore di parole e un operatore di fatti, fra un edificatore e un distruttore, fra un amico e un nemico dell'errore, fra un adulteratore e un reintegratore e assertore della verità, fra chi n'è ladro e chi n'è custode?.




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