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Quinto Settimio Florente Tertulliano
Apologetico

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  • CAPO 30 -- I Cristiani soli pregano davvero per la salute dell'imperatore, in quanto lo collocano al di sotto di Dio, e Dio pregano nel modo come va pregato.
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CAPO 30 -- I Cristiani soli pregano davvero per la salute dell'imperatore, in quanto lo collocano al di sotto di Dio, e Dio pregano nel modo come va pregato.

[1] Noi, infatti, per la salute degli imperatori il Dio eterno invochiamo, il Dio vero, il Dio vivo che anche gli imperatori stessi a sè propizio preferiscono piuttosto che tutti gli altri dei. Sanno essi chi l'impero ha dato loro; sanno, in quanto uomini, chi loro ha dato anche la vita; sentono che esso è il solo Dio, nella cui potestà, soltanto, essi si trovano, a partire dal quale sono essi secondi, dopo il quale primi: davanti a tutti e sopra tutti gli dei. E come no? dal momento che sono sopra tutti gli uomini, i quali in verità vivono e sono sopra i morti. 

[2] Ripensano fino a che punto le forze valgano del loro impero, e così comprendono Dio; per opera di Colui conoscono essi di valere, contro il quale valere essi non possono. O in somma, si provi l'imperatore a debellare il cielo, a condurre nel suo trionfo prigioniero il cielo, a mandare sue guardie al cielo, a imporre tributi al cielo: non può. 

[3] Perciò è egli grande, perché al cielo sottostà; a Colui infatti appartiene egli, a cui il cielo e ogni creatura appartiene. Da Colui è egli imperatore, onde anche uomo, prima che imperatore; di là a lui il potere, onde anche la vita. 

[4] Colà alzando gli occhi noi Cristiani, con le mani distese, perché innocenti, col capo nudo, perché senza rossore, in fine senza suggeritore, perché preghiamo di cuore, a pregare ci troviamo sempre per tutti gli imperatori vita ad essi lunga, impero tranquillo, casa sicura, eserciti forti, senato fedele, popolo onesto, mondo tranquillo: tutto quanto nei voti rientra di un uomo e di un Cesare. 

[5] Codesto pregarlo non posso da un altro, se non da chi so di poterlo ottenere: poiché egli è Colui che solo concede, ed io sono colui, cui spetta l'ottenere, il suo servo, che solo lo rispetto, che per la sua disciplina mi faccio uccidere, che un'ostia opima gli offro e di maggior valore, quella che egli ordinò, vale a dire un'orazione uscente da carne pudica, da anima innocente, da spirito santo; 

[6] non grani d'incenso del valore di un asse, lacrime di una pianta arabica, né due gocce di vino, né sangue di bove avariato, bramoso di morire, e, dopo tutte le sozzure, anche una coscienza sporca: talché, quando tra voi da sacerdoti viziosissimi le vittime si esaminano per l'approvazione, mi meraviglio come mai i precordi delle vittime si esaminino, piuttosto che quelli degli stessi sacrificanti. 

[7] Così, dunque, con le mani verso Dio distese, ci lacerino le unghie, ci sospendano le croci, ci lambiscano le fiamme, ci tronchino le gole le spade, ci balzino sopra le belve: ad ogni supplizio è pronto l'atteggiamento stesso del Cristiano orante. Fatelo pure, o buoni governatori, strappate un'anima intesa a supplicare Dio per l'imperatore. Il crimine sarà là, dov'è la verità e la devozione a Dio!




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