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I finanziamenti del governo fascista ai nazionalisti maltesi.
Un’accusa sovente ripetuta dai diplomatici inglesi era che l’Italia spendeva troppi denari a Malta, senza però precisare se per sostenere proprie istituzioni scolastiche e culturali nell’isola, ovvero per finanziare direttamente il partito e la stampa nazionalista.
Un’accesa polemica nacque tra laburisti e nazionalisti nel 1948, a causa di un riferimento molto esplicito contenuto nel “Diario” di Ciano, appena pubblicato. Il ministro degli Esteri annotava sotto la data 9 settembre 1938: “autorizzo Casertano a sovvenzionare con 150.000 lire italiane il partito di Mizzi nelle elezioni di Malta”. .1
Di questa vicenda esistevano lontani precedenti, anche se di limitata portata. Difatti, già nel 1930 Strickland aveva accusato il vice-console italiano Mazzone di aver finanziato giornali in lingua maltese affinché pubblicassero articoli favorevoli agli interessi italiani. Accusa non priva di fondamento: il console Silenzi nel riferire tali accuse al MAE, il 20 novembre 1930, ammetteva che Mazzone aveva procurato pubblicità a pagamento a questi giornali. 2
L’anno successivo, in una sua lettera del 28 maggio 1931 al Console Silenzi, il prof. Umberto Biscottini comunicava che non si era realizzato il progetto di un giornale filo-italiano in lingua maltese perché si era preferito utilizzare tutte le risorse disponibili per finanziare il “Malta” di Enrico Mizzi. .3
Si trattava comunque di somme modeste: Mazzone avrebbe dato al direttore del “Malta Tghana” 10 sterline. Pure modesti furono i contributi dati in quegli stessi anni alla rivista “Malta letteraria”: nel 1930 pervennero al direttore della rivista, Giovanni Curmi, come corri spettivo di 10 abbonamenti, 280 lire ed altrettante nel 1931, da parte del Ministero dell’Educazione Nazionale tramite il MAE. .4
Ma si trattava di una pubblicazione culturale, anche se con un orientamento decisamente filo-italiano.
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Il salto di qualità per quanto riguardava l’entità e la destinazione dei finanziamenti italiani si verificò all’inizio del 1935. Un appunto del Gabinetto MAE per Mussolini in data 12 gennaio riferiva le richieste avanzate nel pro-memoria dei nazionalisti maltesi presentato dal commendatore Stilon.
Con grande chiarezza si affermava: “prima iniziativa di carattere urgente è quella di rafforzare la situazione finanziaria del “Malta” con abbonamenti e pubblicità fittizia”. Gli abbonamenti avrebbe dovuto procurarli il Ministero dell’Educazione Nazionale, mobilitando le scuole e gli enti culturali.5
Ancora più pressanti le richieste di Stilon attestate dal successivo appunto in data 15 gennaio del Gabinetto per Mussolini. Si affermava che il “Malta” versava “in condizioni economiche disagiatissime e tali che non gli permetterebbero di continuare la propria vita…ove non ricevesse aiuti finanziari”. Aiuti che non potevano esser dati direttamente anche perché il suo direttore e proprietario on. Enrico Mizzi non li avrebbe accettati. “Si era pertanto pensato ad un contributo di 30.000 lire che dovevano servire per abbonamenti e per “contratti di pubblicità specialmente di carattere librario e turistico”.
Urgeva un contributo immediato di 10.000 lire da far figurare come abbonamenti già sottoscritti per evitare che il “Malta” dovesse sospendere le pubblicazioni nel giro di pochi giorni.6
Richieste che non rimasero inascoltate. Gli aiuti al “Malta” divenivano difatti abituali e sempre più frequenti. Un appunto del Gabinetto per la Direzione Generale Italiani all’estero in data 20 gennaio 1936 comunicava che presso lo stesso Gabinetto erano disponibili 50.000 lire, di cui 30.000 per borse di studio destinate a studenti maltesi e 20.000 per abbonamenti e sussidi al “Malta”.7
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Le necessità economiche del giornale nazionalista divenivano più gravi a causa di un furto subito da Mizzi. Il console Ferrante segnalava che l’amministratore del “Malta” aveva sottratto alcune centinaia di sterline e consigliava di inviare 100 sterline “sotto forma studiata allo scopo di permettere al Mizzi di poter, nel caso possibile che egli ne fosse richiesto, asserire anche sotto giuramento di non esser stato mai sussidiato dal Regio Governo”8: sembra quasi un presagio dello scandalo scoppiato nel 1948 e con malizia, a futura memoria, si preparavano le difese.
Il capo-gabinetto Jacomoni esaudiva questa richiesta ed il 29 aprile 1935 comunicava al console che erano state date a Stilon 35.000 lire, pari a 562 sterline, come rimborso per le spese da lui sostenute per la propaganda filo-italiana a Malta e per indennizzare Mizzi del furto subito. E non era tutto: Jacomoni difatti aggiungeva: “A titolo riservato informo la S.V. che lo Stilon è anche latore di un’altra somma di lire 40.000 rappresentante l’intero aiuto accordato per l’esercizio in corso al giornale “Malta”.9
Non fu però inviato subito il denaro: su questa lettera del 29 aprile è difatti segnato a matita rossa “in sospeso” ed un successivo appunto del 4 maggio spiega che per ragioni di prudenza
si era preferito rinviare la spedizione della lettera e l’invio del denaro. Si trattò comunque di un breve rinvio: con sua lettera personale del 29 maggio Jacomoni avvisava Ferrante che si
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era provveduto secondo le sue “premure per la nota persona”.10
Ma le difficoltà di Mizzi non derivavano tanto dal furto subito, quanto dalla grave crisi umana e politica che in quel momento attraversava. In un rapporto al MAE del 3 novembre 1936 il console Casertano lo descriveva come un uomo stanco e depresso, abbandonato da molti sostenitori, divenuti “tiepidi e timorosi” (il che comportava anche un calo preoccupante dei lettori del “Malta”). Poteva contare solo su 5 o 6 collaboratori, sebbene chi leggeva il suo giornale stando a Roma, potesse avere l’impressione che dietro Mizzi ci fosse una folta schiera di seguaci: “Non è così. L’idea nazionalista – affermava il console – è una bandiera che i maltesi hanno nascosta in soffitta e la tengono in serbo in attesa di tempi migliori”.
La linea politica del giornale non attirava certo consensi a Mizzi, che si ostinava “in una campagna aperta e violenta a base di invettive e di sfoghi, mentre questi son tempi pericolosi nei quali il bel gesto non conta ed è consigliabile la prudenza o, forse, la cospirazione”.
Il “Malta” appariva il difensore degli interessi italiani sull’isola e non l’espressione di un partito maltese. Ciò, oltre a screditare Mizzi, rischiava di compromettere il console, che era giudicato l’ispiratore di questa linea politica del giornale. Invano il console aveva consigliato di sostituire “al tono aspro e adirato…un linguaggio meditato e accorto rispondente all’indole del pubblico”: non era stato possibile convincere Mizzi, “dato il temperamento generoso, ardente ed ingenuo.”
Pertanto la tiratura del “Malta” era sempre più bassa: i lettori, in continua diminuzione, non superavano il migliaio; molti temevano di compromettersi leggendolo. Mizzi, comunicava infine il console, sarebbe presto venuto a Roma per avere incontri al MAE, alla R. Deputazione per la storia di Malta; contava anche di parlare con Ciano e Mussolini, per
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esaminare insieme la situazione divenuta ormai insostenibile11.
Una traccia della preparazione di questi incontri si ritrova in un appunto segreto del Gabinetto del MAE per Ciano, in data 2 dicembre 1936. Umberto Biscottini ed il maltese Alessandro Stilon avevano riferito quanto loro esposto sulle gravi difficoltà economiche del “Malta” da Mizzi, già arrivato a Roma per essere ricevuto da Mussolini.
Mizzi proponeva di costituire una società per azioni che rilevasse la proprietà del giornale. Suggeriva di emettere 300 azioni da 10 sterline ognuna, per un totale quindi di 3000 sterline.
Cento azioni sarebbero rimaste a Mizzi, come corrispettivo della testata e dei macchinari; altre cento azioni si sarebbero potute vendere ad amici maltesi e le restanti cento avrebbe potuto acquistarle Stilon.
Questi però asseriva di non avere i mezzi per acquistarle e proponeva di fare da prestanome, restando le azioni in possesso del MAE. L’anonimo autore dell’appunto si diceva favorevole, a nome del Gabinetto, per evitare che il “Malta” cadesse in mano inglese.
Mizzi aveva pure proposto di cedere le due vecchie macchine da stampa, in cambio di una macchina moderna. Lo scambio non era certo conveniente, ma le due vecchie macchine costituivano un cimelio storico ed avrebbero potuto essere esposte nel circolo maltese a palazzo Antici-Mattei.
In margine a questo appunto figura l’annotazione a matita: “Andare avanti cercando di piazzare parte delle azioni. Fasci all’estero. Dante. Stilon (suggerimento del ministro Parini)”.12
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Parini indicava così alcuni dei possibili finanziatori dell’operazione, ma il MAE estese anche ad altri la richiesta di intervenire. In un appunto del Gabinetto in data 12 dicembre, destinato ancora a Ciano, si annotava che i Fasci all’estero avrebbero acquistato 10 azioni, per un importo di 100 sterline, 20 azioni le avrebbe potute acquistare la “Dante”. Il Ministero della Stampa e Propaganda si era dichiarato disponibile in via ufficiosa: l’entità del contributo sarebbe stata precisata dopo aver ricevuto istruzioni dal ministro Dino Alfieri, per il quale era stata predisposta dal Gabinetto una bozza di lettera.13
Puntualmente il 14 dicembre Ciano scriveva ad Alfieri, illustrando il piano per collocare le azioni: 100 sarebbero state sottoscritte in Italia ed intestate ad un prestanome maltese, con opportune garanzie. Chiedeva ad Alfieri di acquistare con i suoi fondi riservati “un congruo numero di azioni”, che sarebbero rimaste di proprietà del Ministero della Stampa e Propaganda.14
Alfieri rispose il 28 dicembre di essere disposto ad acquistare 50 azioni per l’importo di 500 sterline, pari a 46.500 lire.15
Mizzi nel frattempo pensava ad un diverso assetto societario, prevedendo l’acquisto delle azioni esclusivamente a carico di maltesi. Una bozza di scrittura privata fra lui stesso e Stilon (privo di data, riferibile al dicembre 1936) prevedeva l’emissione di 30 azioni, ognuna dell’importo di 100 sterline. Sarebbero rimaste a Mizzi 20 azioni (ma 10 sarebbero state pagate da altri nazionalisti maltesi) e 10 le avrebbe acquistate Stilon, entro il gennaio 1937, con l’impegno che il giornale avrebbe sostenuto la linea politica enunciata dal partito nazionalista nel programma elettorale del 1932.
Fino a nuova disposizione Enrico Mizzi sarebbe rimasto direttore ed amministratore del “Malta”, percependo uno stipendio (non ne era precisato l’ammontare), mentre Stilon avrebbe avuto il diritto di controllo della società.16
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Progetto rimasto sulla carta, come rimase pure quello per cui il Gabinetto del MAE e lo stesso Ciano si erano impegnati.
In un appunto del Gabinetto per Ciano del 23 dicembre erano esposte le difficoltà che si opponevano alla progettata società per azioni. C’erano forti tasse da pagare al fisco britannico (circa 18.000 lire) e si era inoltre obbligati alla pubblicità dei bilanci, sottoposti al controllo delle autorità inglesi.
Compilare bilanci addomesticati avrebbe comportato “complicazioni amministrative non indifferenti e pericolose”.
Si suggeriva pertanto di “concedere il sussidio accordato, non sotto forma d’acquisto di azioni, ma sotto forma d’un prestito che farebbe nominalmente il comm. Stilon, riservandosi il diritto di assicurare la direzione del giornale, qualora per forza maggiore (arresto, morte ecc.) l’on. Mizzi fosse costretto a lasciarne la direzione”. Questa nuova soluzione era stata approvata dal direttore generale per gli Italiani all’Estero, Parini.17
Ciano fu d’accordo, tanto che il 29 dicembre rispondeva ad Alfieri per ringraziarlo della sua disponibilità e comunicargli che non si pensava più ad una società per azioni, ma ad un prestito tramite un prestanome maltese.18
Ed il nuovo progetto veniva rapidamente attuandosi: uno scheletrico appunto del 20 gennaio 1937 riportava: “Ricevuto oggi dr. Stilon per la prima parte del finanziamento”.
Un altro appunto del “Fondo Malta – Spese Gabinetto” annotava: “Aiuti al Giornale “Malta”. 30.000+10.000 abbonamenti= 40.000, di cui 20.000 già date tramite Direzione Generale Italiani all’estero.19
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Era cambiata la formula di finanziamento al “Malta”, ma non per questo il MAE allentava la presa sui cofinanziatori già individuati per l’operazione.
Ottavio De Peppo, capo-Gabinetto, scriveva difatti il 3 marzo 1937 al suo omologo presso il Ministero Stampa e Propaganda, il maggiore Celso Luciano, comunicando che erano da tempo iniziati i pagamenti al “Malta” e chiedendo quindi di contribuire con le 46.500 lire a suo tempo promesse per l’acquisto di azioni, ormai sfumato e sostituito dal prestito.
Luciano rispondeva il 26 marzo che il contributo sarebbe stato versato quando il Ministero Stampa e Propaganda avrebbe ricevuto l’integrazione dei fondi riservati, richiesta a seguito della svalutazione della lira dovuta all’allineamento monetario: rinvio su cui De Peppo si dichiarava d’accordo il 6 aprile. 20
Analogamente il 13 marzo 1937 De Peppo sollecitava la Direzione generale Italiani all’estero a versare 9.300 lire (pari a 100 sterline), che costituivano l’impegno previsto per l’acquisto delle azioni: la risposta fu positiva, anche se si rimandava il versamento a luglio.21
Altra destinataria delle richieste del MAE fu la “Dante Alighieri”, al cui Presidente, cavalier Felice Felicioni, il solito De Peppo ricordava il 15 marzo il precedente colloquio avuto con il duca di Melito e chiedeva di versare un contributo variabile da 100 a 200 sterline (cioè da 9.300 a 18.600 lire). Con un certo ritardo, il 20 maggio Felicioni rispondeva che la “Dante” avrebbe versato 10.000 lire.22
Era una questua continua, che doveva pesare non poco all’orgoglioso Enrico Mizzi, che aveva difatti rifiutato l’umiliazione di avanzare direttamente la richiesta a Mussolini o a Ciano.
In sua vece, provvedeva a farlo Umberto Biscottini, che in un appunto del 12 gennaio 1937 destinato al Gabinetto del MAE, esponeva ancora una volta le difficoltà del Malta, dovute alla
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diminuzione degli abbonamenti e della pubblicità, conseguenza del timore dei maltesi di esporsi di fronte agli inglesi. Faceva pure presente la necessità si sostituire le macchine tipografiche ormai logorate dall’uso e proponeva che il contributo per il “Malta” fosse di 70.000 lire per il 1937 e di 100.000 per il 1938.
Rivelava infine questo significativo particolare: “L’on. Mizzi, ch’io invitai ad esporre quanto sopra direttamente a S.E. il Ministro, mi ha dichiarato che non desiderava intrattenere né il conte Ciano, né il capo del Governo su tali argomenti e che egli si limitava ad informare il sottoscritto, perché “dovessimo preoccuparci di una situazione che, se fosse protratta, porterebbe inevitabilmente alla morte dell’unico giornale italiano dell’isola”.
L’appunto di Biscottini era trasmesso al Ministro con il parere favorevole del Gabinetto, “tenendo presente l’età avanzata dall’on. Mizzi e le sue grandi benemerenze” e dato pure “che malgrado la sua scarsa diffusione, il “Malta” rappresenta la più pura bandiera dell’italianità nell’isola”.23
Un riconoscimento delle benemerenze di Mizzi, seppur con qualche riserva, l’aveva già dato il duca di Melito, funzionario del Gabinetto, in una lettera al console Casertano: “Mi è sembrato un vecchio ammirevole sotto molti punti di vista, ma ormai fossilizzato in una forma mentis antiquata e scarsamente suscettibile di rinnovarsi utilmente…io comunque mi sono sforzato di fare esaudire i suoi desideri di ordine finanziario e credo che la vita del Malta sia assicurata per un periodo indefinito, come anche la proprietà della testata del giornale, qualora dovesse sopravvenire qualche guaio al suo attuale direttore”.24
Mizzi ed il “Malta” erano i principali, ma non unici beneficiari dei contributi italiani: qualcosina andava anche ad altri.
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Si ritrova infatti nella contabilità del MAE una ricevuta di 300 lire rilasciata il 22 ottobre 1936 da Giovanni Curmi, direttore di “Malta letteraria”, per l’acquisto di 50 copie del suo volume “Frammenti di vita”, e gli abbonamenti alla rivista, iniziati a spese del Ministero dell’Educazione Nazionale nel 1930, proseguivano ancora nel 1936 a carico del Ministero Stampa e Propaganda, che informava il MAE di aver versato, tramite il console a Malta, 300 lire per 10 abbonamenti.25
Briciole, se paragonata ai contributi già corrisposti a Mizzi, che sarebbero proseguiti non solo da parte del MAE, ma anche da altre fonti.
Il direttore generale dell’INA chiedeva infatti il 20 ottobre 1938 a Filippo Anfuso, capo-Gabinetto e segretario particolare del Ministro degli Esteri, il nulla-osta per versare al “Malta” 15.000 lire, come già era avvenuto nel 1937: nulla-osta accordato con fulminea velocità in pari data.26
Ma nuove esigenze finanziarie si manifestarono in vista delle elezioni per l’Assemblea legislativa, che si sarebbero svolte nel 1939.
Il console a Malta, Casertano, trasmetteva il 18 agosto 1938 al MAE un pro-memoria di Mizzi che faceva presenti le difficoltà in cui si dibatteva, già segnalate dal console stesso col precedente rapporto segreto 10078/36 al Gabinetto del MAE il 24 febbraio 1938, in cui faceva riferimento alle richieste di aiuto economico avanzate da Stilon e proponeva: “in linea di massima, un contributo dovrebbe essere concesso come nelle precedenti elezioni (1000 sterline), subordinando, però, il nostro interessamento al verificarsi di alcune condizioni (nomi dei candidati, loro partecipazione finanziaria, ecc.).27
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Con un appunto in data 9 settembre 1938 il Gabinetto trasmetteva a Ciano la proposta del console e ricordava che nelle precedenti elezioni le spese dei nazionalisti erano ammontate a 4.000 sterline, in parte coperta dal contributo italiano di 100.000 lire, consegnate a Stilon da un funzionario del MAE, S.E. Lo Jacomo (le 100.000 lire equivalevano a poco più delle 1000 sterline citate dal console nel rapporto del 18 agosto).
Il Gabinetto appoggiava la richiesta di finanziamento, ricordando che Strickland disponeva di ingenti mezzi e che il clero avrebbe appoggiato i nazionalisti, ma non sul piano economico. L’appunto così concludeva: “Il Duce, ricevendo in udienza lo Stilon e il Mizzi, avrebbe inoltre confermato che, qualora si fossero indette nuove elezioni, il Partito Nazionalista avrebbe potuto contare sull’aiuto finanziario italiano. Poiché appare nostro interesse che la questione di Malta rimanga sempre aperta, anche in previsione di eventuali trattative con il Governo Britannico, si ha l’onore di sottoporre all’Eccellenza Vostra l’opportunità che venga concesso un contributo che potrebbe aggirarsi sulle L. 130-150.000”.28
Sotto la stessa data del 9 settembre 1938 Ciano annotava nel suo diario di aver dato disposizione al console Casertano per “sovvenzionare con 150.000 lire italiane il partito di Mizzi nelle elezioni di Malta”.29
Quando scoppiò lo scandalo nel 1948, Casertano scrisse da Buenos Aires a Mizzi che la nota di Ciano era stata solo un’intenzione, poi non realizzatasi.30
La smentita era d’obbligo: in realtà le cose andarono ben diversamente.
L’autorizzazione di Ciano, lungi dal restare lettera morta, trovava attuazione già all’inizio del 1939, quando Stilon si presentava al Gabinetto del MAE, per sollecitare l’aiuto finanziario promesso, come attestato da un appunto per Ciano del Gabinetto stesso, in data 26 gennaio 1939. L’appunto proponeva che venisse “trasmessa a Mizzi, ai primi del prossimo mese di
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febbraio, per il consueto tramite, la somma di 1000 sterline”. Immediato l’assenso di Ciano: sul margine del documento vi è l’annotazione a penna: “Sì di S.E. il Ministro. L’originale trasmesso al cav. Uff. Moscato per il seguito. 26 gennaio XVII”. 31
Ad ulteriore conferma che le disposizioni date da Ciano il 9 settembre 1938 trovarono attuazione, vi è la lettera che Lanza d’Ajeta inviò il 26 gennaio 1939 al nuovo console a Malta, Canino, chiedendogli di bruciarla dopo averla letta.
Gli comunicava di aver ricevuto Stilon, inviato da Mizzi per sollecitare il contributo.
Riteneva doveroso appoggiare i nazionalisti e quindi il pagamento non sarebbe stato ritardato: “…nella prima quindicina di febbraio ti sarà inviata una somma di mille sterline, in biglietti di piccolo taglio, che dovrai rimettere, con ogni possibile precauzione, allo stesso Stilon, il quale allora sarà già rientrato a Malta”.
E Lanza d’Ajeta così concludeva: “….nell’attuale congiuntura politica, non possiamo fare molto di più che sovvenzionare i nazionalisti, premere al momento buono sul Vaticano e su gli Ordini religiosi e dare qualche consiglio agli amici”.32
In realtà il pagamento delle 1000 sterline avvenne con qualche ritardo e rateizzato in due riprese.
Lo stesso Lanza d’Ajeta ne spiegava le ragioni a Canino con una lettera del 20 febbraio. Nell’inviargli 500 delle 1000 sterline stanziate, precisava che le altre 500 sarebbero state versate all’inizio della campagna elettorale. E ciò perché da alcuni accenni di Stilon aveva avuto l’impressione che “i nostri “amici” si attendano, nonostante che io abbia fatto comprendere che il nostro aiuto non poteva per ragioni di bilancio e valutarie superare le 1000 sterline, un contributo superiore a quello promesso”.33
Di questa somma Canino accusava ricevuta con sua lettera autografa a Lanza d’Ajeta, chiedendo un chiarimento: le 500 sterline erano per il “Malta”, per cui erano già state versate
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500 sterline nel giugno o luglio 1938 e se ne attendevano altrettante; o si riferivano “invece all’altro affare di cui alla lettera incenerita?” (era la lettera inviatagli il 26 gennaio da Lanza e bruciata secondo le sue disposizioni).
Per chiarire il dubbio, Canino proponeva di rispondergli adoperando un singolare cifrario: una cartolina illustrata con la firma sottolineata due volte se la somma era destinata al giornale, una volta sola se invece doveva giovare alla campagna elettorale.34
Risolto questo dubbio del console in qualche modo, il MAE provvedeva all’invio della seconda rata di 500 sterline, come disposto con un appunto del Gabinetto del 27 marzo 1939, in cui si riconosceva che il Partito Nazionalista non poteva rilasciare ricevuta, come già avvenuto in simili occasioni.35
E lo stesso 27 marzo, con una lettera riservata a Canino, probabilmente delle stesso Lanza d’Ajeta, si comunicava l’invio di altre 500 sterline “quale seconda ed ultima rata del nostro contributo straordinario al Partito Nazionalista per le prossime elezioni”. Ma il diniego di ulteriori contributi cominciava già ad essere meno inflessibile: si affidava difatti al console il compito di valutare l’opportunità di un ulteriore finanziamento di 30.000 lire per un giornale in maltese, come richiesto da Stilon.36
Ed i cordoni della borsa erano destinati ad allentarsi ulteriormente, complice anche il ritardo nel pagare la seconda rata di 500 sterline, preannunciata con la lettera del 27 marzo.
Un appunto del Gabinetto in data 4 maggio 1939 faceva riferimento ad una lettera inviata da Canino a Lanza d’Ajeta il 27 aprile, con la quale si riferiva la richiesta dei nazionalisti, che avevano a quella data ricevuto solo 500 sterline, di elevare la 2° rata a 1000 sterline. Le spese dei nazionalisti ammontavano a 4500 sterline: se non fosse stata accettata questa loro ultima richiesta, per cui in totale il contributo italiano sarebbe stato di 1500 sterline, minacciavano di non impegnarsi oltre nella campagna elettorale.
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Di fronte a queste minacce dei nazionalisti, il Ministro si convinse a cedere, come dimostra la nota in margine all’appunto: “Sì firmato Ciano. L’originale al console Moscato il 12.5.39 XVII.37
Nella stessa giornata del 4 maggio Canino incalzava da Malta con una lettera a Lanza d’Ajeta: comunicava che Stilon era poco propenso a recarsi a Roma ancora una volta per perorare la causa di un aumento del contributo e chiedeva se fosse il caso che venisse lui stesso “a sollecitare…quegli indispensabili maggiori mezzi…già indicati”.38
Un pro-memoria datato 8 maggio 1939, che Canino diceva preparato dai nazionalisti Stilon e Bonello nella sua lettera di trasmissione a Lanza d’Ajeta dell’11 maggio, chiariva quali fossero le necessità economiche del Partito Nazionalista.
Si lamentava la penuria di mezzi e si precisava: “Mifsud vuole assolutamente – prima condizione da lui posta – poter garantire ai candidati il risarcimento di un minimo di spesa; minimo che anche computandolo a sole 300 sterline per candidato, ammonterebbe a 3000 sterline; e 300 sterline non basterebbero certamente per coprire tutte le spese”. Si faceva inoltre presente che occorrevano ulteriori fondi per il quotidiano in maltese, che avrebbe presto iniziato le pubblicazioni. Era richiesto, per questo giornale, un deposito cautelare di 200 sterline e si prevedeva per la prima settimana una spesa di 100 sterline per la carta, la stampa e la redazione; in più, per il periodo successivo, sarebbe stata necessaria una sovvenzione permanente di 10 sterline alla settimana.39
La lettera di Canino si incrociò con quella di Lanza d’Ajeta, del 12 maggio, che annunciava l’invio entro giugno di 1000 sterline, in biglietti di piccolo taglio. Lanza chiedeva pure di valorizzare presso i nazionalisti questo “ulteriore e definitivo contributo” e si augurava un buon risultato elettorale, a dimostrazione che la questione dell’italianità di Malta era “sempre aperta e viva”.
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La lettera si concludeva con queste parole: “Sarebbe forse il caso, a mio personale parere, che i dirigenti nazionalisti ci facessero sapere in qualche modo il loro riconoscente apprezzamento per l’aiuto avuto. Vedi tu se è possibile ed opportuno, tenendo presente che da nulla risulta per ora che i nostri amici siano stati da noi aiutati”. 40
Seguiva un’altra lettera di Lanza d’Ajeta a Canino, il 27 maggio, per comunicare che Stilon era venuto per sollecitare ancora una volta l’invio delle 1000 sterline. Gli era stato promesso che sarebbero state spedite con il prossimo corriere: si lasciava a Canino la decisione se consegnare subito l’intera somma, ovvero “suddividerla in due o tre rate a seconda degli effettivi bisogni”.
Da parte sua Lanza d’Ajeta aveva assicurato a Stilon “un buon acconto” per i primi di giugno.41
Ma Stilon si era recato al Ministero non solo per bussare a quattrini; era pure latore del “grazie” richiesto da Lanza d’Ajeta nella sua lettera a Canino del 12 maggio.
Un pro-memoria del Gabinetto del MAE per Ciano del 29 maggio annotava che Stilon aveva “particolarmente avuto l’incarico da parte di Mizzi di esprimere a Roma la viva e profonda gratitudine dei nazionalisti maltesi per il generoso appoggio ad essi concesso” da Mussolini e dallo stesso Ciano “in vista delle imminenti elezioni”.42
E le famose 1000 sterline alfine partirono per Malta: ne dava l’annuncio un telespresso del Gabinetto per il consolato il 3 giugno 1939.43 Resta imprecisato se ci fu un unico versamento, o lo stillicidio di un pagamento rateale.
Il denaro italiano risolveva forse qualche problema economico dei nazionalisti, ma non li galvanizzava.
In un suo telegramma al MAE del 14 giugno Canino sottolineava l’apatia che gravava sulla campagna elettorale; apatia che attribuiva al fatto che mancavano “l’interesse umano per i posti da dividersi, le soddisfazioni di vario genere, la manna dei pubblici impieghi”. Non si
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poteva promettere nulla, “salvo il rischio personale per i candidati e per gli stessi seguaci”. Ma le questioni ideali erano sentite solo dalla minoranza che poteva dirsi irredentista: e tra questi Mizzi era “il più convinto…, il più fedele”.44
Convinzione e fedeltà che erano state messe a dura prova negli anni precedenti, legati non solo al difficile periodo successivo alla caduta del governo nazionalista ed allo scioglimento del Parlamento nel novembre 1933: ma anche alla tensione tra Italia e Inghilterra causata dalla guerra d’Etiopia.
ASDE : Archivio Storico Diplomatico Esteri
Lettera personale-segreta, non classificata, di Luciano a De Peppo – 26 marzo 1937.
Lettera personale-segreta 3158 di De Peppo a Luciano – 6 aprile 1937.
Appunto segreto, non classificato, del 1° ufficio Direzione generale italiani all’estero (a firma Parini) al Gabinetto MAE, 6 aprile 1937.
Lettera riservata - personale, non classificata, di Felicioni a De Peppo – 20 maggio 1937.
Quanto Mizzi fosse schivo dal richiedere direttamente contributi, pur essendo consapevole della loro necessità, può desumersi dalla lettera a Casertano di Blasco Lanza d’Ajeta, in data 18 ottobre 1938, successiva all’incontro dell’ 11 ottobre tra Mizzi e Ciano. Mizzi aveva confidato a Lanza d’Ajeta il proposito di cedere la proprietà del “Malta”, mantenendone la direzione, viste le gravi difficoltà, a Stilon “il quale potrebbe accettare i contributi che lui (Mizzi) non è in condizione di prendere” (ASDE – Archivio di Gabinetto, busta Gab. 781, fascicolo 19 “Corrispondenza col console Casertano; ottobre 1936 – ottobre 1938).
Fondo Malta-Spese Direzione Italiani all’estero – appunto non classificato e privo di data.
Ibidem, busta Gab. 780, fascicolo ¾ “Malta letteraria” – lettera 05598 del capo-Gabinetto Ministero Stampa e Propaganda al Gabinetto MAE – 5 febbraio 1936.
Lettera riservata, non classificata, del direttore generale INA, Ignazio Giordani, ad Anfuso – 20 ottobre 1938.
Lettera riservata – personale 8553 di Anfuso a Giordani, 20 ottobre 1938.
Rapporto segreto 10270/123 del console Casertano al MAE – 18 agosto 1938.
Appunto non classificato del Gabinetto MAE per il Ministro – 26 gennaio 1939.