Nedda (pensierosa)
Qual fiamma avea nel guardo!
Gli occhi abbassai per tema ch'ei leggesse
il mio pensier segreto!
Oh! s'ei mi sorprendesse...
bruttale come egli è!
Ma basti, orvia.
Son questi sogni paurosi e fole!
O che bel sole di mezz'agosto!
Io son piena di vita,
e, tutta illanguidita per arcano desìo,
non so che bramo!
(guardando in cielo)
Oh! che volo d'augelli,
e quante strida!
Che chiedon? dove van? chissà!
La mamma mia, che la buona ventura annunziava,
comprendeva il lor canto
e a me bambina così cantava:
Hui! Hui!
Stridono lassù, liberamente
lanciati a vol, a vol come frecce, gli augel.
Disfidano le nubi e'l sol cocente,
e vanno, e vanno per le vie del ciel.
Lasciateli vagar per l'atmosfera,
questi assetati d'azzurro e di splendor:
seguono anch'essi un sogno, una chimera,
e vanno, e vanno fra le nubi d'or!
Che incalzi il vento e latri la tempesta,
con l'ali aperte san tutto sfidar;
la pioggia i lampi, nulla mai li arresta,
e vanno, e vanno sugli abissi e i mar.
Vanno laggiù verso un paese strano
che sognan forse e che cercano in van.
Ma i boèmi del ciel, seguon l'arcano poter
che li sospinge... e van! e van! e van! e van!
(Tonio durante la canzone sarà uscito
di dietro al teatro e sarà ito ad appoggiarsi all'albero, ascoltando
beato.)
(Nedda, finito il canto, fa per rientrare e lo scorge.)
Nedda
Sei là? credea che te ne fossi andato!
Tonio (ridiscendendo, con dolcezza)
È colpa del tuo canto.
Affascinato io mi beava!
Nedda (ridendo con scherno)
Ah! ah! Quanta poesia!...
Tonio
Non rider, Nedda!
Nedda
Va, va all'osteria!
Tonio
So ben che difforme, contorto son io;
che desto soltanto lo scherno e l'orror.
Eppure ha'l pensiero un sogno, un desio,
e un palpito il cor!
Allor che sdegnosa mi passi d'accanto,
non sai tu che pianto mi spreme il dolor!
Perché, mio malgrado, subito ho l'incanto,
m'ha vinto l'amor! m'ha vinto l'amor!
(appressandosi)
Oh! lasciami, lasciami or dirti...
Nedda (interrompendolo e
beffeggiandolo)
che m'ami? Ah! ah! ah!
Hai tempo a ridirmelo stasera, se brami!
Tonio
Nedda!
Nedda
Stasera!
Facendo le smorfie colà,
colà, sulla scena!
Tonio
Non rider, Nedda!
Nedda
Hai tempo
/Facendo le smorfie colà! Ah! ah! ah! ah!
|Tonio
|Non sai tu che pianto
\mi spreme il dolore!
Tonio
Non rider, no! Non rider!
/Subito ho l'incanto, m'ha vinto l'amor!
|Nedda
\Per ora tal pena... ah! ah!
Tonio
|Nedda!
Nedda
Ah! ah!
Tonio
Nedda!
Nedda
Tal pena ti puoi risparmiar! Ah! ah!
Tonio (delirante con impeto)
No, è qui che voglio dirtelo,
e tu m'ascolterai,
che t'amo e ti desidero,
e che tu mia sarai!
Nedda (seria ed insolente)
Eh! dite, mastro Tonio!
La schiena oggi vi prude,
o una tirata d'orecchi
è necessaria al vostro ardor?!
Tonio
Ti beffi?! Sciagurata!
Per la croce di Dio!
Bada che puoi pagarla cara!!
Nedda
Minacci? Vuoi che vada a chiamar Canio?
Tonio (muovendo verso di lei)
Non prima ch'io ti baci!
Nedda (retrocedendo)
Bada!
Tonio
(S'avanza ancora aprendo le braccia per
ghermirla.)
Oh, tosto sarai mia!
Nedda
(Sale retrocedendo verso il teatrino, vede la
frusta lasciata da Peppe, l'afferra e dà un colpo in faccia a Tonio,
dicendo.)
Miserabile!
Tonio
(Dà un urlo e retrocede.)
Per la Vergin
pia di mezz'agosto, Nedda,
giuro... me la pagherai!
(Esce minacciando dalla sinistra.)
Nedda (immobile guardandolo
allontanarsi)
Aspide! Va!
Ti sei svelato ormai...
Tonio lo scemo!
Hai l'animo
siccome il corpo tuo diforme...
lurido!...
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