(Mentre Silvio e Nedda s'avviano parlando
verso il muricciuolo, arrivano, camminando furtivamente dalla scorciatoia,
Canio e Tonio.)
Tonio (ritenendo Canio)
Cammina adagio e li sorprenderai!
(Canio s'avanza cautamente sempre ritenuto da
Tonio, non potendo vedere, dal punto ove si trova, Silvio che scavalca il
muricciuolo.)
Silvio
(che ha già la metà del corpo
dall'altro lato ritenendosi al muro)
Ad alta notte laggiù mi terrò.
Cauta discendi e mi ritroverai.
(Silvio scompare e Canio si appressa
all'angolo del teatro)
Nedda
(a Silvio che sarà scomparso di sotto)
A stanotte e per sempre tua sarò.
Canio
(che dal punto ove si trova ode queste parole,
dà un urlo)
Ah!
Nedda
(si volge spaventata e grida verso il muro)
Fuggi!
(D'un balzo Canio arriva anch'esso al muro;
Nedda gli si para dinante, ma dopo breve lotta egli la spinge da un canto,
scavalca il muro e scompare.)
(Tonio resta a sinistra guardando Nedda, che come inchiodata presso il muro
cerca sentire se si ode rumore di lotta mormorando.)
Nedda
Aitalo, Signor!
Canio (di dentro)
Vile! t'ascondi!
Tonio (ridendo cinicamente)
Ah! ah! ah!
Nedda
(al riso di Tonio si è voltata e dice con
disprezzo fissandolo)
Bravo! Bravo il mio Tonio!
Tonio
Fo quel che posso!
Nedda
È quello che pensavo!
Tonio
Ma di far assai meglio no dispero!
Nedda
Mi fai schifo e ribrezzo!
Tonio
Oh non sai come lieto ne son!
(Canio, intanta scavalca di nuovo il muro e
ritorna in scena pallido, asciugando il sudore con un fazzoletto di colore
oscuro.)
Canio (con rabbia concentrata)
Derisione e scherno!
Nulla! Ei ben lo conosce quel sentier.
Fa lo stesso; poiché del drudo il nome or mi dirai.
Nedda (volgendosi turbata)
Chi?
Canio (furente)
Tu, pel padre eterno!...
(cavando dalla cinta lo stiletto)
E se in questo momento
qui scannata non t'ho già
gli è perché pria di lordarla
nel tuo fetido sangue,
o svergognata, codesta lama,
io vo' il suo nome!... Parla!!
Nedda
Vano è l'insulto.
È muto il labbro mio.
Canio (urlando)
Il nome, il nome,
non tardare, o donna!
Nedda
No! No, nol dirò giammai!
Canio
(slanciandosi furente col pugnale alzato)
Per la madonna!
(Peppe, che sarà entrato dalla
sinistra, sulla risposta di Nedda corre a Canio e gli strappa il pugnale che
getta via tra gli alberi.)
Peppe
Padron! che fate! Per l'amor di Dio!
La gente esce di chiesa
e a lo spettacolo qui muove!...
Andiamo... via, calmatevi!...
Canio (dibattendosi)
Lasciami Peppe!
Il nome! Il nome!
Peppe
Tonio, vieni a tenerlo!
Canio
Il nome!
Peppe
Andiamo, arriva il pubblico!
(Tonio prende Canio per la mano mentre Peppe
si volge a Nedda.)
Peppe
Vi spiegherete!
E voi di lì tiratevi
Andatevi a vestir...
Sapete... Canio è violento, ma buon!
(Spinge Nedda sotto la tenda e scompare con
essa.)
Canio (stringendo il capo fra le mani)
Infamia! Infamia!
Tonio
(piano a Canio, spingendolo sul davanti della
scena)
Calmatevi padrone...
È meglio fingere; il ganzo tornerà.
Di me fidatevi!
(Canio ha un gesto disperato, ma Tonio
spingendolo col gomito prosegue piano.)
Tonio
Io la sorveglio. Ora facciam la recita.
Chissà ch'egli non venga a lo spettacolo
e si tradisca!
Or via. Bisogna fingere per riuscir!
Peppe (uscendo dalle scene)
Andiamo, via, vestitevi padrone.
E tu batti la cassa, Tonio!
(Tonio va di dietro al e teatro Peppe
anch'esso ritorna all'interno, mentre Canio accasciato si avvia lentamente
verso la cortina.)
Canio
Recitar! Mentre presso dal delirio
non so più quel che dico e quel che faccio!
Eppur è d'uopo... sforzati!
Bah! sei tu forse un uom?
Tu se' Pagliaccio!
Vesti la giubba e la faccia infarina.
La gente paga e rider vuole qua.
E se Arlecchin t'invola Colombina,
ridi, Pagliaccio... e ognun applaudirà!
Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto;
in una smorfia il singhiozzo e'l dolor...
Ridi, Pagliaccio, sul tuo amore in franto!
Ridi del duol t'avvelena il cor!
(Entra commosso sotto la tenda, mentre la
tela cade lentamente.)
Fine dell'atto primo.
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