§ 24. — Propensione quasi
generale per i mezzi di repressione arbitrari.
Ma ciò che mette lo scompiglio
in tutti i concetti di Governo e d’interesse generale che uno si sia formati in
paesi regolarmente costituiti, è l’udire gli apprezzamenti e le proposte della
grandissima maggioranza dei Siciliani anche della classe colta e specialmente
fuori dai grandi centri, sui rimedi atti a ristabilire la sicurezza. Non si
sente chiedere che poteri arbitrari senza controllo, senza regola alcuna, senza
garanzia di legge, senza quella di intelligenza, nè di moralità nelle persone
cui tali arbitrii si vorrebbero affidati. Quelli stessi che riconoscono l’immoralità
del personale componente il corpo dei militi a cavallo, e la grandissima
difficoltà di depurarlo, chiedono per esso potere arbitrario. Chiedono che si
diano in balìa a quest’accozzaglia di malandrini rivestiti le campagne di
Sicilia e i loro abitanti con facoltà di estorcere confessioni e denunzie con
ogni mezzo ch’essi credano opportuno: le bastonate, le violenze d’ogni genere.
Non si rammentano che questi mezzi sono già stati impiegati in Sicilia ed in
tempi non tanto lontani da dovere uscire dalle menti; che i membri della classe
colta non furono gli ultimi a soffrirne; che allora furono denunziati
all’Europa civile, e la fecero inorridire. Abbiamo sentito un proprietario
lamentare amaramente il danno che la soppressione della guardia nazionale aveva
fatto alla pubblica sicurezza, perchè quando questa esisteva, uno, rivestito
della sua divisa, poteva tirare una fucilata a chiunque senza render conto a
nessuno. Non pensava che come poteva tirare la fucilata, così poteva riceverla.
Le menti non sono in grado di distinguere l’interesse sociale dal loro
interesse personale immediato. Vittime di una violenza, chiedono una forza
capace di vincere e di distrugger quella, e non vanno più in là. Non chiedono a
questa forza garanzie di regolarità e di equità. Sia essa forza armata al
servizio loro privato, o del Comune, o dello Stato, siano uomini capaci
d’altronde di qualunque disordine, di qualunque delitto, magari briganti, è
tutt’uno. E considerando a questo modo la quistione, sono sinceramente persuasi
di cercare, non solo il vantaggio loro privato, ma anche quello del pubblico.
Non esiste nelle menti della grandissima maggioranza, il concetto di un
vantaggio sociale, superiore agli interessi individuali e diverso da questi. Nè
possono concepire una forza diretta da siffatto criterio, una legge in somma
che, intesa ad un fine generale, ora reca vantaggio, ora danno all’uno od
all’altro singolo individuo. Ognuno istintivamente e sinceramente considera
l’autorità pubblica in tutte le sue manifestazioni come una forza brutale
alleata o nemica dell’una o dell’altra persona per tutti i fini buoni o
cattivi.
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