§ 46. — Effetti della
sovrapposizione del sistema di governo italiano sulle condizioni della Sicilia.
Imperocchè il Governo italiano
portò in Sicilia un sistema di legislazione (compreso lo Statuto) e di pratica
di governo, fondati sulla presunzione della esistenza di una classe media
numerosissima. Non è qui il luogo di esaminare quanta parte di questo sistema
fosse stata presa bell’e fatta da altri paesi, nè qual prova facesse in altre
parti d’Italia. Ad ogni modo, sta il fatto che la caratteristica principale del
Governo italiano è che esso cerca l’appoggio e l’aiuto della classe media, per
quanto possa accadere a chi lo dirige di perdere talvolta di vista nei
particolari questo indirizzo generale.
Se non che un siffatto sistema
produce gli effetti proprii di un governo civile in quei paesi solamente dove
il numero e la condizione della classe media è tale, che l’infinita varietà dei
suoi interessi e delle forme della sua attività rende impossibili o quasi, i
monopolii di qualunque specie, monopolii d’influenza, o amministrativi, o
commerciali. Tale non era, come abbiamo cercato di mostrarlo, la condizione
della Sicilia nel 1860. La scarsissima classe che già prima dominava in gran
parte le relazioni d’indole pubblica e privata, venne per la forza delle cose
in potere anche della nuova autorità ed influenza conceduta dal Governo, e più
crebbe il potere di questa classe, più l’uso che da essa ne veniva fatto
assunse il carattere di un monopolio diretto ad esclusivo benefizio di chi lo
esercitava. Ne nacquero i disordini di cui abbiamo cercato di dare un’idea nel
capitolo precedente, e dei quali primi a soffrire furono i membri di quella
classe stessa che n’era cagione. Laonde lamenti dei Siciliani, lamenti del
Governo, accuse reciproche ed ugualmente ingiuste. Poichè l’una delle parti
aveva in buonissima fede creduto di dare una cosa differente da quella che
l’altra, con buona fede non minore, aveva creduto di ricevere. La cosa
realmente data o ricevuta, poi, si trovava nel fatto esser diversa e dall’una e
dall’altra. La classe che assumeva quell’autorità che dal Governo veniva
abbandonata alla popolazione, non era in Sicilia la stessa che in altri paesi
dove siffatto abbandono era già stato sperimentato. Per modo che quest’autorità
mutò il carattere fino allora attribuitole, almeno in teoria. Insomma, la
classe dirigente siciliana ricevette e si tenne una autorità differente da
quella che il Governo italiano intendeva concederle, e ciò senza che, in sul
momento, nè l’una, nè l’altro si avvedesse del qui pro quo. Quando se ne
manifestarono gli effetti, la loro cagione fu cercata altrove, e non sapendo, o
piuttosto non osando andare a cercare la radice del male, si è cercato di
curarne le manifestazioni esterne con quel successo che ognun sa.
Noi tenteremo adesso di esporre
nei loro particolari i modi nei quali le istituzioni e le pratiche del Governo
italiano vennero ad assumere, applicate in Sicilia, un carattere speciale,
producendo gli effetti già descritti, e la influenza che ebbero a vicenda le
istituzioni sulla popolazione, e la popolazione sul carattere che assunsero in
Sicilia le istituzioni. Però, prima di inoltrarci nell’ardua discussione delle
questioni pratiche di governo, ci fermeremo un momento, e riassumendo parte del
fin qui detto, determineremo il punto, al quale abbiamo fino adesso cercato di
portare la questione.
Al sopravvenire del Governo italiano, le condizioni della
Sicilia in confronto di quelle delle nazioni del centro d’Europa, erano per
ogni verso molto più medioevali che moderne. La ricchezza era riunita in poche
mani, pochissime erano le fortune medie, la classe che vive del lavoro delle
braccia, e che formava la quasi totalità della popolazione, era non solo
assolutamente proletaria, ma anche, nella maggior parte dei casi, nella
dipendenza personale di chi l’impiegava, e ciò per il carattere speciale dei
contratti agricoli95. Continuavano le condizioni della produzione già
da noi descritte, e rispondevano alla distribuzione della ricchezza. Mancavano quasi
del tutto le industrie e i commerci. Il piccolo numero di coloro che
disponevano del capitale; la scarsezza, la semplicità, e l’uniformità delle
relazioni economiche, davano per forza a queste tutti i caratteri di monopolii
senza controllo. Qualunque forma queste assumessero, la forza delle cose
portava sempre una coalizione anche non pensata, degli interessi economicamente
più forti contro i più deboli. Rispondevano a questa condizione economica le
relazioni sociali e lo stato morale delle popolazioni. Nel campo ristrettissimo
lasciato all’attività ed all’ambizione di quella classe di persone che era in
grado di averne, ogni ambizione diventava una gara, le gare prendevan forma di
rivalità, le rivalità producevano odii che poi duravano e andavano esacerbandosi,
ed estendendosi d’anno in anno e di generazione in generazione.
L’autorità sociale era sempre
mancata, da un lato perchè i Governi o non avevano potuto imporsi o non si erano
curati di farlo, dall’altro, perchè mancava una classe media numerosa. Di modo
che la potenza individuale vinse, dominò e dette leggi dappertutto. E
dall’esser sempre stati i suoi effetti invincibili ed ineluttabili, ne risultò
che furono da tutti, sia che ne approfittassero, sia che ne soffrissero
considerati come legittimi, e la prepotenza diventò il fondamento di tutte le
relazioni sociali e del senso giuridico in ogni classe della popolazione.
Ne seguì che in quelle parti
dell’Isola dove la prepotenza aveva forma violenta, si continuò fino al 1860 la
tradizione medioevale delle violenze, della facilità al sangue, del niun valore
dato alla vita umana.
In ogni modo da siffatto stato
di cose risultò che i soli atti ad avere e usare influenza ed autorità di
qualunque genere erano i membri della scarsissima classe abbiente insieme con
quei pochi che alla mancanza di ricchezza supplivano colla svegliatezza di
mente e coll’astuzia, e fra loro, quelli che s’erano acquistata e sapevano
conservarsi la preponderanza. Siffatta autorità od influenza non era nè poteva
essere usata da essi che a vantaggio loro e dei loro aderenti e a sostegno
della loro preponderanza, poichè è inintelligibile per uomini nelle condizioni
sociali descritte, perfino il concetto d’interesse pubblico nel senso moderno
della parola. Finalmente l’usare siffattamente della loro autorità ed influenza
era riconosciuto per cosa legittima dal senso giuridico dell’universale.
Alla classe dirigente di
siffatta società, lo Stato italiano affidò:
La guardia della giustizia
penale, dell’ordine e della sicurezza pubblica per mezzo del giurì, delle
attribuzioni di polizia, dei sindaci, e, (fino al 1874) della Guardia
nazionale;
L’amministrazione del patrimonio
pubblico e l’autorità d’imporre tasse, coi Consigli provinciali e comunali, le
Opere pie, insomma, le amministrazioni locali d’ogni specie;
L’amministrazione del patrimonio pubblico destinato al
Credito per mezzo del banco di Sicilia96.
Finalmente, si rimise nelle mani
loro per conoscere i lamenti, i bisogni, i desiderii dell’intera popolazione
dell’Isola. Molto più: nella pratica si sottopose alla loro autorità; perchè
deve fare i conti con i desiderii e le domande dei deputati, ai quali dal canto
loro conviene appoggiarsi sulla classe influente dell’Isola per non perdere il
collegio.
Nell’esporre gli effetti di
codesta sovrapposizione delle istituzioni degli Stati moderni sopra condizioni
sociali proprie di uno stadio diverso della civiltà, prenderemo principio dai
fatti riguardanti la sicurezza pubblica, i quali ancora che non siano comuni a
tutta la Isola, pure hanno fatto maggior rumore sul Continente, e si prestano
più d’ogni altro alla esposizione minuta degli elementi, che contribuiscono
alle condizioni comuni di tutta Sicilia.
Dopo di che, descriveremo gli
effetti del sopraccennato sistema di governo sulle amministrazioni locali; sul
maneggio dei loro patrimoni; e degli innumerevoli interessi che a loro si
riferiscono; il che ci darà occasione di ragionare degli effetti del regime italiano
sulle condizioni economiche della Sicilia.
Finalmente parleremo delle
relazioni fra la società siciliana e il Governo italiano, e della politica da
questi seguìta verso di lei.
E termineremo esponendo quei
rimedi che a noi sembrano più atti a portare un miglioramento nello stato
dell’Isola.
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