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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO PRIMO   CONDIZIONI POLITICHE E AMMINISTRATIVE DELLA SICILIA
    • Capitolo III. LA PUBBLICA SICUREZZA
      • I. CAUSE E CARATTERI GENERALI
        • § 48. — Perchè i violenti abbiano, in quella parte della Sicilia dove dominano, autorità non solo materiale, ma anche morale.
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§ 48. — Perchè i violenti abbiano, in quella parte della Sicilia dove dominano, autorità non solo materiale, ma anche morale.

Il fatto che prima d’ogni altro colpisce la mente nei racconti che si sentono fare sulla Sicilia e specialmente sopra Palermo, è l’autorità non solo materiale, ma anche morale che vi hanno i violenti. Il timore non basta a renderne ragione. Perchè, se spiega il silenzio perfino degli offesi, non spiega la reprobazione pubblica che cuopre colui il quale ricorra alle autorità costituite per esser difeso da pericolo imminente. Questa ha la sua cagione nella condizione generale degli animi prodotta dallo stato sociale dell’Isola. Difatti, come in ogni società, così in quella che si regge sulla potenza e l’autorità individuale ad esclusione di qualunque altra forza, ogni atto diretto ad indebolire o rompere il legame che tiene insieme compaginata quella società, risveglia negli animi un sentimento analogo a quello designato dai criminalisti col nome di danno mediato, a quel sentimento, cioè, che nelle società fondate sulle basi che reggono i popoli considerati come civili, nasce al commettersi di un delitto. Ci spieghiamo: ciascuna persona interessata al mantenimento di una società qualsiasi nella sua forma attuale, qualunque essa sia, prova istintivamente un sentimento di sdegno e di repulsione per ogni atto che minacci l’esistenza di questa forma di società. Siffatto sentimento diviso da un gran numero di persone organizzate in società, si manifesta sotto forma di opinione e sentimento pubblico, e così gli atti che lo offendono pigliano carattere di disonoranti. Bene è vero che in una società pur fondata sulla forza privata abbondano le persone le quali non approfittano affatto di un cotale ordinamento, anzi, ne ricevono danno. Ma è cosa ormai pur troppo sperimentata, che le classi e le persone le quali hanno da soffrire di un dato ordinamento sociale, se mancano assolutamente di mezzi materiali di difesa contro di quello, non sono in grado di formare da un’opinione pubblica, ma la ricevono bell’e fatta da quella parte della società, che è organizzata e forte, e, quel che è più, l’accettano. Costoro diventano capaci di unirsi per formare un’opinione pubblica meno parziale, solamente allorquando o dentro o fuori di loro nasca a favore dei loro interessi una forza capace di farsi rispettare. Abbiamo già detto come il Governo borbonico non abbia portato in Sicilia cotale forza. Dell’italiano parleremo poi. Ad ogni modo, finchè l’opinione pubblica è costituita dal sentimento di quella categoria di persone, la quale ha interesse che l’ordine sociale continui a fondarsi sulla prevalenza della forza privata, ogni azione diretta a sostituire a questa l’autorità sociale, è dall’universale considerata come disonorante.

Non è questo il luogo di dimostrare partitamente i fenomeni psicologici e sociali adesso accennati, di analizzare gli elementi della quistione generale alla quale si riferiscono. Tale argomento richiederebbe da solo un’opera di non piccolo volume, per la quale del resto gli elementi non mancherebbero, a parer nostro. Ci contentiamo dunque di addurre per prove, i fatti che ci presenta la stessa Sicilia. Pochi, crediamo noi, negheranno che fino al 1860 l’intero ordinamento sociale si fondasse in Sicilia sulla potenza privata, e che in una parte dell’Isola, uno dei mezzi più generalmente usati a farla prevalere fosse, per tradizione immemorabile, la violenza. E niuno, che noi sappiamo, nega che adesso in quella stessa parte dell’Isola e, (per ragioni che esporremo fra poco) specialmente in Palermo e dintorni, sia dall’opinione pubblica considerato come disonorante ricorrere ad altri mezzi che alla forza privata, per sostenere la propria reputazione, vendicare le proprie ingiurie, per reagire insomma contro la violenza.

In siffatte circostanze, la violenza privata non trova contro di che altre violenze private, e non incontra nella società alcuna forza collettiva diretta a combatterla. La sola che potrebbe trovarsi dinnanzi, sarebbe quella del Governo quando fosse realmente una forza.

 

 




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