§ 55. — L’omertà.
Ma questa potente organizzazione della classe dei facinorosi,
per quanto sia efficace a far riescire le imprese comuni a parecchi fra di
loro, non potrebbe da sè sola bastare a salvare la classe dallo sfacelo nei
casi numerosissimi a Palermo e dintorni, dove le imprese dei suoi membri
implicano interessi contradittorii, e nei quali adoperano gli uni contro gli
altri quelle medesime violenze che usano contro il rimanente della popolazione.
Se non che, siccome i malfattori, anche nel contrasto dei loro interessi
momentanei, conservano sempre comune e identico per tutti l’interesse al libero
e sicuro esercizio della loro industria, la classe dei facinorosi della città e
dell’agro palermitano è stata dal sentimento della conservazione portata a
promuovere quest’interesse che potremmo chiamare sociale, astrazione
fatta dagl’interessi individuali e momentanei dei suoi membri. Laonde è invalso
fra di loro un vigoroso spirito di corpo più forte di qualunque odio o rivalità
personale. Ora, l’interesse della classe dei facinorosi per mestiere essendosi
ormai imposto come il più forte di ogni altro alla Società in Palermo e
dintorni, ne è risultato il fatto di cui già ragionammo103, che, cioè,
questo interesse si è imposto agli animi, all’opinione pubblica insomma, come
interesse dell’intera società, e così, le regole che si sono imposte agli animi
della popolazione come regole di virtù, di moralità e di onore, sono quelle che
favoriscono l’esistenza di codesta classe. Vogliamo parlare di quell’assieme di
norme in virtù delle quali è proibito ricorrere alla legge contro la violenza,
pena non solo la morte ma anche il disonore. Queste regole sotto il nome di
codice dell’omertà sono in Palermo e dintorni più che nel rimanente di
Sicilia precise e stringenti nella popolazione, perchè qui l’interesse che
colla forza si è imposto materialmente e moralmente è quello di una classe
intera, mentre in altre parti dell’Isola, come avremo più sotto occasione di esporlo,
si può dare e si dà effettivamente il caso che abbia assunto il predominio
sopra l’opinione pubblica la preponderanza di un numero limitato di persone, e
perciò il loro interesse individuale fa legge, per modo che contro di loro non
sia permessa la denuncia, ma a loro favore sia ammessa dall’opinione pubblica
non solo la denuncia, ma la denuncia calunniosa.
Nè può, secondo noi, l’autorità
morale del codice dell’omertà attribuirsi a cagione diversa da quella
ora accennata: non all’odio tradizionale contro il Governo e la legge, avanzato
dal dominio borbonico, perchè più di una volta, una parte della mafia ha
cooperato, a suo modo è vero, ma pur cooperato col Governo alla polizia. Nei
militi a cavallo, corpo di polizia più o meno sicuro, ma pure corpo di polizia,
prepondera nel più dei casi, l’elemento mafioso. E nemmeno si può
attribuire tale autorità a un sentimento d’indipendenza e d’insofferenza di
ogni giogo per parte della popolazione in generale, il quale, quantunque male
inteso, pure sarebbe segno di una certa energia di carattere; giacchè mai nella
popolazione si manifestò segno alcuno di sdegno o d’impazienza contro la
società dei mulini che aveva imposto col terrore un rialzo fittizio sul
prezzo delle farine. E pure sarebbe lungo a contarsi nella storia di Palermo il
numero delle sedizioni popolari per il caro prezzo del pane. Ma bisognò che
l’autorità facesse conto sulle sue sole forze ed attività per sgominare cogli
arresti la società dei mulini, ed ottenere per tal modo da un giorno
all’altro un ribasso nel prezzo di molenda di L. 1.50 a salma per le farine, e
di L. 2.50 a salma per le semole, e nel prezzo di vendita delle paste di cent.
6 il rotolo.
Riassumendo i ragionamenti fin
qui fatti sulle condizioni della sicurezza pubblica in Palermo e dintorni,
possiamo dire:
Che le cause occasionali del
predominio della violenza in quella regione, sono quelle tradizioni non
interrotte e quelle circostanze in parte storiche, le quali imprimendo alla
gran massa della popolazione un carattere violento e sanguinario, hanno fatto
sì che fosse possibile alla prepotenza di esercitarsi col mezzo della violenza
materiale;
Che l’esercizio della violenza
vi ha assunto caratteri speciali per l’esistenza e l’organizzazione
eccezionalmente perfetta di una classe di facinorosi indipendente e con
interessi suoi propri, dovute a cagioni in parte storiche, comuni ad altre
province di Sicilia per una parte, e speciali a Palermo e dintorni per l’altra.
L’influenza di questa classe ha reagito sopra quei costumi che ne avevano resa
possibile l’esistenza, determinandone meglio i caratteri.
Ma la cagione che ha rese
efficaci tutte queste cause secondarie, è lo stato sociale comune a tutta la
Sicilia, il quale fa sì che la potenza privata sia in grado di predominare
nella società, e che quella forza che ha assunto il predominio, sia per
consenso generale accettata come legittima. Questo stato è cagione che gli
elementi di violenza, appena hanno acquistato una certa importanza, non
rimangono isolati, ma diventano un elemento della vita sociale e un istrumento
per tutti gl’interessi e tutte le pretese. In quella guisa che una goccia
d’olio, cadendo sopra una tavola di marmo, rimane quello che era prima di
cadere, e si può facilmente asciugare, ma se sopra un pezzo di carta, principia
a imbeverlo, si estende, s’immedesima colla sua materia in modo da fare con
esso una cosa sola, e non si può estirpare che con energici reagenti chimici;
così in un paese di condizioni diverse dalle siciliane, se vi sono, per
esempio, cento malfattori, l’autorità trova dinnanzi a sè cento malfattori e
nulla di più. Ma in Sicilia, se non riesce a sopprimerli appena comparsi, e
lascia loro il tempo di insinuarsi nelle relazioni sociali, l’autorità trova
dinanzi a sè tutta una organizzazione sociale, e per estrarre dalla società
l’umore malsano ha necessità di una energia e di una abilità, che sarebbero
superflue in circostanze ordinarie.
Certamente, anche le cause
occasionali sono elementi necessari delle cattive condizioni della sicurezza.
Così, quando il numero delle persone capaci di commettere delitti di sangue
fosse limitato, per quanto queste si fossero insinuate nella vita sociale, pure
il giorno in cui l’abilità eccezionale di un funzionario o altre circostanze
speciali avessero reso possibile all’autorità d’impadronirsi di quelle persone,
le violenze cesserebbero. Questo accadde in Messina, dove la massa della
popolazione è più mite che nella provincia di Palermo, dopo la cattura della
massima parte della banda Cucinotta, e della mafia cittadina sua alleata.
Inoltre, dove scarseggiano per l’indole della popolazione le persone capaci di
commettere in circostanze ordinarie dei delitti di sangue, la violenza non sarà
nelle tradizioni, e non si userà se non quando qualche persona influente o
intelligente voglia adoperarla a suo vantaggio, cerchi gl’istrumenti adattati e
prepari le circostanze favorevoli. Così avviene attualmente nelle parti
tranquille delle province di Catania e di Siracusa. In quelle parti la potenza
privata si fa valere con altri mezzi che avremo occasione di analizzare in
seguito.
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