§ 61. — I Briganti.
Il brigantaggio si distingue
dalle altre forme dell’industria del malfattore in questo, che una banda di
briganti ha un’organizzazione fissa, colla sua gerarchia di gradi espressamente
definita, colla sua disciplina. Si compone di persone dedite alla professione
del delitto violento in campagna ad esclusione di qualunque professione
regolare anche apparente, insomma, tengono la campagna, per così dire
ufficialmente. Ciò non toglie che ad una comitiva brigantesca non si aggiungano
occasionalmente membri temporanei. Ma il nucleo della banda nelle circostanze
ordinarie, si compone sempre delle medesime persone.
Il numero dei componenti una
banda brigantesca, la necessità in cui sono di girar la campagna per lo più
uniti, crea per loro dei bisogni, delle difficoltà e dei pericoli maggiori che
quelli dei malandrini, i quali stanno isolati o si uniscono fra di loro o coi
briganti solo occasionalmente. E non basta a togliere siffatti inconvenienti il
sistema che hanno le bande di disperdersi momentaneamente il più spesso
possibile. Ma d’altra parte, la salda organizzazione di ciascuna comitiva, le
dà una potenza materiale e in conseguenza un’autorità morale, che fa molto più
che compensare i sopraddetti inconvenienti, come apparirà da ciò che stiamo per
dire del modo in cui esercitano la loro industria e delle loro relazioni colla
popolazione.
Quando uno abbia stabilito la
sua reputazione di uomo temibile con qualche delitto in cui abbia dato prova di
coraggio o crudeltà; quando abbia acquistato sopra alcuni malfattori abbastanza
autorità perchè si sottopongano alla sua direzione, e disponga di qualche
intelligenza nella popolazione, ha tutti gli elementi della terribile potenza
del capo-brigante: sta nelle sue qualità personali l’acquistarla, e acquistatala,
il mantenerla. L’aver sotto di sè dei compagni, gli dà modo di essere informato
di ciò che si fa e si dice, di far conoscere le sue intenzioni e di fare
eseguire i suoi ordini e le sue vendette in più luoghi nel medesimo tempo, come
pure di unire insieme i suoi uomini senza ritardi per le imprese difficili e
pericolose. Se egli è capace di mantenere colla sua autorità personale la
disciplina nella sua banda, se la sua mente e il suo carattere sono all’altezza
della sua posizione, i potenti mezzi di cui dispone, lo pongono in grado di
acquistare in breve tempo quella riputazione di onnipotenza e di invincibilità
colle quali la sua autorità morale si stabilisce al punto di non aver rivali di
nessun genere negli animi della popolazione. Dell’autorità e della forza
pubblica non ha bisogno di preoccuparsi, perchè quando fra quelle e sè ha messo
la popolazione, il pericolo che vien da loro è tanto remoto che quasi non
esiste.
Il suo principale scopo deve
essere di apparire sempre il più forte. E per questo, deve usare un finissimo
tatto nella scelta degli alleati, dei neutri, dei nemici; trovar modo di essere
sempre e prontamente informato di ogni atto, di ogni parola ostile e trarne
vendetta pronta, crudelissima; colpire dieci innocenti pur di non lasciar
sfuggire un colpevole. Deve, nel misurare e nel distribuire le offese
disinteressare il più possibile chiunque si senta tanto potente o sia tanto
ardito da non temere di vendicarsi. Deve per quanto sia possibile appoggiarsi
sulla classe infima. Questa parte della politica brigantesca, è tanto
importante per la prosperità dell’industria, che è diventata tradizionale, e
fra i briganti e nella popolazione. La leggenda del brigante benefico passa di
generazione in generazione, e non v’ha capo banda di vaglia che non colga
qualche occasione di dotare una ragazza povera, o di pagare il debito a un
contadino, o di rimproverare pubblicamente un suo sottoposto per aver
svaligiato un povero mulattiere, e condannarlo alla restituzione. Ciò non
l’impedirà di mangiarsi al bisogno egli e i compagni le capre o il maiale,
unica fortuna di un pover’uomo, senza pagarli. Fu denunziato alla truppa il
nascondiglio di una banda di briganti per vendetta di un fatto simile; ma il
capo-brigante evita per quanto è possibile di farlo, e la cosa gli riesce
facile, giacchè per poco egli abbia riputazione, le masserie dei grandi
proprietari gli sono sempre aperte. Ad ogni modo, il brigante ha bisogno che si
possa raccontar di lui qualche atto generoso, per dare al sentimento che ispira
alla popolazione quel colorito superficiale consacrato dalla tradizione.
A misura che egli stabilisce la
sua riputazione di onniscienza e di onnipotenza, quel sentimento che viene
prodotto in Sicilia da ogni uomo che sappia farsi rispettare colla forza, ma
che ha il suo tipo più perfetto in quello ispirato dal brigante, cresce e si
conferma senza contrasto possibile. Imperocchè egli può sorvegliare ogni atto,
ogni parola, quasi ogni pensiero di ciascuno; la rapidità e l’efficacia delle
sue vendette non lascia il tempo di dare il benchè minimo principio ad un
accordo per reagire. Per tal modo il pensiero della resistenza non ha nemmeno
il tempo di nascere e non si affaccia nemmeno alle menti. Rimane negli animi
l’impressione che la forza del brigante è ineluttabile al pari di quelle della
natura. Ed è pur troppo un fenomeno costante della mente umana che, per essa,
la forza ineluttabile per quanto dannosa e iniqua secondo le idee generalmente
ricevute sulle relazioni fra gli uomini, è legittima ed in conseguenza è riconosciuta
e rispettata spontaneamente. Tale è il fondamento del sentimento che il
brigante ispira, e di cui cercammo di descrivere gli effetti nel capitolo
primo. Sono accessorii gli altri elementi come le generosità intermittenti di
cui parlavamo or ora, gli atti cavallereschi, intermittenti però anch’essi,
come la fedeltà alla parola data, il rispetto a chi faccia prova di arditezza
ec., ec.
Nè bisogna credere che malgrado
i numerosi atti che contraddicono a queste azioni generose, i briganti le
facciano sempre per calcolo. Spesso vi sono spinti senza ragionare da una
specie d’istinto di conservazione. Inoltre, quel sentimento generale di cui
abbiamo testè ragionato, che ha la sua origine nel rispetto della forza, ed
assume la forma di simpatia per il tipo brigantesco leggendario, s’impone, per
una specie di contagione morale comunissima, ai briganti stessi. Sono uomini
fatti come gli altri e, come quello scultore che si prosternava davanti alla
statua di Giove appena datogli l’ultimo colpo di scalpello, essi credono in sè
stessi come crede in loro il rimanente della popolazione di ogni classe.
Per un fenomeno analogo, quel
colorito di simpatia che assume il sentimento del contadino pel brigante, e che
nel contadino è giustificato dalla vista della propria miseria e della
ricchezza del padrone e, fino ad un certo punto, dalle intermittenti generosità
brigantesche, quel colorito, dico, si comunica anche al sentimento che prova il
signore, per quanto in questo non abbia niuna ragione di essere. Il fondamento
però è sempre l’impressione della forza ineluttabile del brigante, la quale
s’impone a tutte le menti senza distinzione. Già parlammo nel primo capitolo
del modo in cui in Sicilia, si sente generalmente parlare dei briganti. Del
resto, quelli fra i nostri lettori che abbiano avuto occasione di parlare sul
Continente con Siciliani della classe colta, saranno stati probabilmente
colpiti del tuono di simpatica indulgenza, e talvolta di ammirazione, colla
quale molti fra loro ne discorrono. Alcuni ne parlano in tal modo per interesse
personale, perchè traggono guadagni diretti dal brigantaggio, ed hanno
interesse che la opinion pubblica non si sollevi al punto di spingere il
Governo a misure energiche. Molti lo fanno anche per amor proprio e
patriottismo locale. Ma quasi tutti, abbiano essi o no altri moventi, lo fanno
sinceramente, perchè dominati da quel sentimento di cui stiamo parlando. Quel
proprietario che, richiesto per lettera dai briganti, di formaggi e di denari
glie ne portava egli stesso il doppio del domandato, era sinceramente persuaso
di fare un’azione bella e generosa, ed avrebbe creduto disonorarsi
denunciandoli. E quei briganti agivano probabilmente, non per calcolo, ma per
sentimento spontaneo quando, colpiti dall’arditezza e dalla generosità dell’atto,
rifiutavano ogni cosa, anche ciò che avevano chiesto ed accettavano solamente
alcuni formaggi, per mostrare che gradivano la cortesia. Nè si può dire che
quel sentimento che i briganti ispirano spesso anche a coloro che li odiano,
sia la simpatia ispirata da caratteri generosi perfino nei nemici. Non è mai
stato considerato come atto generoso, od eroico, che noi sappiamo, il
vendicarsi di un supposto denunciatore, uccidendo non solo lui, ma la madre e
la sorella, e promettendo di uccidere anche i bambini alla prima occasione.
Eppure questo fece nel 1876 a San Mauro il Rinaldi che, dopo la morte del
brigante Valvo, era considerato in Sicilia come il rappresentante il più
perfetto del tipo brigantesco. Il fondamento del sentimento ispirato dai
briganti qualunque forma esso assuma, è, non potremmo ripeterlo troppo, il
rispetto della forza, nel quale entra naturalmente come elemento
principalissimo il timore. Tant’è vero che, quando sia stata dalla pubblica
forza sgominata una banda, uccisi o presi i capi e i membri principali più
temuti personalmente, i semplici gregari sbandati si vedono spesso rifiutare
asilo e vitto perfino dai contadini.
Spiegata in tal modo, l’inaudita
potenza dei briganti non ha più nulla che sorprenda; ed è naturale che un capo
banda, nel territorio dove predomina, sia la sola autorità riconosciuta, faccia
le parti e adempia gli uffici di un Governo regolarmente costituito. Invero, se
da un lato riscuote una parte dei prodotti sotto forma di tasse più o meno
regolari, dall’altro riserva questo diritto a sè solo, punisce qualunque
attentato di un malandrino minore, non autorizzato da lui, con un’energia ed
un’efficacia che non sarebbe mai raggiunta da un Governo costituito; e così,
mantiene sotto la sua autorità un ordine pubblico relativo, più saldo di ogni
altro, perchè fondato sulla forza effettiva.
Le sue relazioni colle persone
dalle quali esige tasse, sono regolari e pacifiche quanto e più di quelle di un
esattore delle imposte. Quando vuole oggetti o denari, li manda a chiedere all’uno
od all’altro proprietario, spesso colle forme le più cortesi, ed il
proprietario con forme non meno cortesi ottempera al suo desiderio. Egli per lo
più non deve ricorrere per ottenere ciò che gli fa bisogno, nemmeno ad una
mezza minaccia. Il brigantaggio si risolve dunque per i proprietari, nelle
circostanze ordinarie, ad una tassa, piuttosto grave, ma fino a un certo punto
regolare. I furti ingenti di bestiame, i ricatti clamorosi, sono, relativamente
alle condizioni della pubblica sicurezza, piuttosto rari, quantunque possa
sembrare a persone di altri paesi che si seguano con una rapidità spaventevole.
Essi avvengono solamente quando i briganti siano in un bisogno straordinario, o
abbiano a vendicarsi di qualche torto più o meno grave contro un proprietario,
o quando si presenti un’occasione molto favorevole. Veramente, occasione
favorevole è talvolta semplicemente la gran ricchezza del proprietario da
ricattare. Per operare siffatti sequestri, si sono viste perfino delle alleanze
temporanee fra le principali comitive brigantesche di Sicilia.
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