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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO PRIMO   CONDIZIONI POLITICHE E AMMINISTRATIVE DELLA SICILIA
    • Capitolo III. LA PUBBLICA SICUREZZA
      • IV. I RIMEDI
        • § 80. — Invio delle cause criminali alle corti di Assise del Continente.
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§ 80. — Invio delle cause criminali alle corti di Assise del Continente.

Quando, per causa delle leggi vigenti o delle difficoltà pratiche riescisse impossibile il compiere una vasta operazione di polizia giudiziaria che conducesse in potere della giustizia gli autori e i complici della maggior parte dei delitti commessi durante gli ultimi tempi nelle parti di Sicilia infestate dalla mafia, rimarrebbe, per indurre i testimoni a parlare, il mezzo già impiegato nel processo pel furto del Monte di pietà in Palermo. Il mezzo cioè di avocare le cause gravi a Corti d’assise dell’Italia alta o media, togliendo via con una legge il dubbio espresso da alcuni, se sia lecito il sottoporre un processo criminale a giudizio fuori della circoscrizione della Corte di Cassazione dove il delitto fu commesso168. Non neghiamo che il provvedimento sia costoso, ma probabilmente pagherebbe le spese.

Ai due provvedimenti adesso proposti per ottenere deposizioni dai testimoni, e soprattutto al primo si potrebbe giustamente obbiettare che, quando pure siano praticabili, essi esigono per tutti i versi un tale sforzo, da non potere essere che temporaneo. Difatti all’operazione di polizia giudiziaria da noi accennata occorrerebbe un numero straordinario di funzionari giudiziari e di polizia, tutti d’intelligenza, d’energia e di onestà eccezionale; ed anche da questi richiederebbe una spesa di forze morali, intellettuali e fisiche la quale non potrebbe durar molto. A questo rispondiamo che basterebbe la riescita di due o tre grandi cause, perchè da un lato fosse tolta di mezzo buona parte dei malfattori e mafiosi, e dall’altro fosse rotto l’incanto del terrore che tien chiusa la bocca a tutti coloro ai quali il predominio dei malfattori reca maggiori danni che vantaggi immediati. Sarebbe in gran parte sciolto il problema della pubblica sicurezza in Sicilia il giorno che fosse entrato negli animi della popolazione la convinzione che la legge e l’autorità pubblica possiede forza materiale maggiore di quella dei malfattori. Allora quello stesso modo di sentire che adesso è a danno dell’autorità, si volterebbe a suo vantaggio. Sparirebbero o scemerebbero molto quelle forze, cagioni di disordine, che sfuggono all’azione diretta di ogni legge. Così perderebbe ogni importanza l’intimidazione. La quale spesso non può cadere sotto alcuna definizione giuridica, ma, coll’arresto dei facinorosi di mestiere, sparirebbe da , giacchè, specialmente in Sicilia, non basta di volere intimidire per riescirvi, bisogna esser riconosciuto capace di commettere un delitto violento, od essere pubblicamente in relazione con chi è capace di commetterne. Di più, cresciuta l’efficacia del servizio di polizia, ed il rischio per i delinquenti di essere arrestati e condannati, scemata la garanzia dell’omertà, la repressione sarebbe anche una forza preventiva, e diminuirebbero i delitti per vendette di cose futili in quegli uomini che se non sono già facinorosi per mestiere, non hanno, per parte loro, niuna difficoltà a diventarlo. Ottenuti siffatti risultati, il mantenimento dell’ordine in Sicilia, pur richiedendo maggior sforzo che nel rimanente d’Italia, sarebbe però incomparabilmente più facile che adesso.

 

 




168 La proposta è già stata fatta dall’on. Gerra nella sua già citata Relazione, pag. 45, col. 1.






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