Capitolo
V.
IL GOVERNO E LE INFLUENZE LOCALI IN SICILIA
§ 97. —Come, per il sistema
di governo in vigore in Italia, la classe dominante sia considerata quale
interprete dei bisogni dell’intera popolazione.
Negli Stati costituzionali, i
quali come l’Italia intendono reggersi per mezzo della classe media, il
fondamento di tutto il meccanismo governativo sta nelle influenze locali. Il
Ministero governa per mezzo della maggioranza dei deputati alla Camera, e
l’elezione di questi dipende in gran parte dalle persone che per qualsiasi
cagione possono influire sui voti degli elettori in ogni collegio. Ancor quando
il Ministero usi per determinare l’indirizzo di queste persone influenti i
mezzi di cui dispone, questi non possono essere che promesse o minacce, ed in
conseguenza si risolvono inevitabilmente nel favorire o nell’avversare quelle
persone stesse nei loro interessi. Questi interessi medesimi, nell’atto
pratico, trovano inoltre validi avvocati ed intercessori nei deputati eletti. I
bisogni e i desideri manifestati da queste persone influenti, determinando la
scelta d’un deputato piuttostochè di un altro, sono necessariamente considerati
come bisogni e desiderii del paese. Per modo che l’opinione di quelle
costituisce l’opinione pubblica.
Imbevuto dallo spirito di
siffatto ordinamento l’intero sistema del Governo, ne risulta che questo per
determinare l’indirizzo della sua politica in tutto il paese ed in ciascuna
delle sue parti, cerca di conoscere i desiderii della maggioranza di queste
persone influenti rispettivamente in tutto il paese ed in ciascuna parte di
esso. E siccome in teoria, i desiderii della maggioranza di esse rappresentano
quelli della maggioranza della classe media, i quali a loro volta sono supposti
rappresentare quelli della maggioranza dell’intera popolazione; siccome i
desiderii dell’intera popolazione si considerano come la espressione dei suoi bisogni,
il Governo che si uniformi ai desiderii della maggioranza di quelle persone
influenti, regge in teoria l’Italia tutta e le sue singole parti conformemente
ai loro bisogni; considera sè stesso ed è considerato da quell’opinion pubblica
che ha organi e voce, come un Governo che abbia raggiunto il suo fine. Il detto
adesso intorno all’indirizzo nella politica generale, si può ripetere in quanto
riguarda i particolari dell’amministrazione in ciascuna località. Difatti, il
criterio per giudicare se i funzionari mandativi soddisfanno o no per le loro
qualità personali e per gli atti della loro amministrazione, ai bisogni della
generalità della popolazione, è l’approvazione o disapprovazione delle più
influenti fra quelle persone medesime.
L’autorità delle persone
influenti di ciascun luogo, qualunque sia l’origine e la cagione di questa
influenza, è dunque riconosciuta, sancita e adoperata dal Governo, e queste
costituiscono in conseguenza anche nella politica e nell’amministrazione, la
classe dominante. Da tutto ciò risulta che, se da un lato l’intervento diretto
della classe dominante, nella amministrazione locale, è fino a un certo punto
sottoposto per le leggi vigenti al controllo del Governo, dall’altro non vi ha
appello contro l’intervento dell’influenza di quella classe medesima su
l’indirizzo del Governo stesso, il quale invece è da essa controllato.
Per altro, se da un lato si
suppone che i desiderii di questa classe rappresentino i bisogni della
generalità della popolazione, dall’altro, taluni di questi bisogni sono
conosciuti a priori, per essere stati sanciti dai rappresentanti stessi
di essa colle leggi. I principali fra questi bisogni sono il mantenimento
dell’ordine pubblico e l’amministrazione a vantaggio dell’universale dei
pubblici patrimoni sotto tutte le loro forme. Per quanto si possa discutere se
i mezzi adoperati per raggiungere questi fini rispondano realmente ai bisogni
di tale o tal’altra parte d’Italia, non è discusso da nessuno, almeno
ufficialmente, che il raggiungerli corrisponda al bisogno dell’intera
popolazione. Date queste premesse, risulta a termini di logica che la classe
dominante, rappresentando gl’interessi generali, l’adoperarla nel Governo è il
miglior modo di raggiunger fini corrispondenti al bisogno dell’universale, quali
sono il mantenimento dell’ordine pubblico e la retta amministrazione dei
pubblici patrimoni.
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