§ 103. — Partiti politici.
Gli autonomisti.
Potremmo ripetere i medesimi
ragionamenti riguardo alle opinioni e ai partiti cosidetti politici. Sono
monopolio di pochissimi, rappresentano gl’interessi di pochi. Per lo più non
hanno della politica altro che il nome, e lo assumono per valersi a fini privati,
o tutt’al più di vantaggio locale, dei mezzi di azione e d’influenza che
fornisce il nostro ordinamento politico. Nè fa eccezione l’opinione
autonomista, che a primo aspetto potrebbe sembrare manifestazione di un
patriottismo comune a tutti i Siciliani. Non è altro che il sentimento di
pochi, provocato da varie cagioni. È l’interesse di coloro che per ambizione,
vanità od altro, sperano vantaggi per sè dall’indipendenza più o meno assoluta
dell’Isola; da coloro che non giungendo adesso a farsi innanzi nella folla,
sperano che in un piccolo regno di Sicilia, per la minorata concorrenza degli
ingegni e delle ambizioni riescirebbero ministri o poco meno, a quelli che
desiderano i balli, i divertimenti e i diritti di precedenza che procurerebbe
ad essi il soggiorno di una Corte a Palermo. A questo partito si aggregano
tutti coloro che per i motivi i più diversi desiderano indebolire e distruggere
l’ordine di cose esistente. Con ciò non intendiamo dire che non vi siano
autonomisti sinceri e convinti. Crediamo che non esista opinione al mondo la
quale non abbia partitanti di buona fede. Il solo fatto che una opinione
esiste, è cagione che l’adottino un numero più o meno grande di persone, le
quali vi sono portate dalla tendenza della loro mente, da associazioni d’idee o
da caso fortuito. Le cagioni poi che hanno dato all’opinione autonomista
occasione di nascere in Sicilia sono storiche. Questa non ha luogo di sorgere
in una provincia che da tempo immemoriale faccia parte di una grande nazione;
ma la Sicilia, dal secondo periodo del dominio musulmano fino al 1816, in tutte
le sue vicende è stata sempre, almeno in teoria, un regno a sè, unita ai paesi
cui era legata, solamente nella persona del sovrano. Fino a poco prima del
1860, l’idea di libertà in Sicilia, fu perciò connessa con quella
d’indipendenza dell’Isola. In conseguenza, non v’ha nulla di sorprendente che
la tradizione duri ancora oggi.
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