§ 111. — Della politica
parlamentare del Governo.
Per altro, l’opera del personale
più prelibato dipenderebbe sempre in ultima analisi dalla direzione e
dall’appoggio del Governo centrale, insomma dalla sua politica parlamentare.
Egli è evidente e naturale che, appena un Ministero dasse solamente segno di
voler governare la Sicilia in contraddizione colla classe ivi dominante,
solleverebbe una tempesta nella Deputazione siciliana, la quale, pur di
rovesciarlo, farebbe alleanza con qualunque gruppo o partito. Quelli fra i
deputati dell’Isola che si mostrassero troppo freddi nella loro opposizione non
sarebbero rieletti, sicchè la caduta del Ministero, nella migliore ipotesi,
sarebbe quistione di tempo. A meno però, che la quistione della Sicilia e delle
province meridionali in genere non prendesse nella opinione pubblica italiana,
ed in conseguenza in Parlamento, il grado che le spetta, chè allora i deputati
dell’alta e media Italia sacrificherebbero alla soluzione di questa, molte
piccole gare, interessi e rancori. Disgraziatamente per adesso questo non è che
un bel sogno, e le coalizioni si fanno in Parlamento per tutt’altre ragioni. Ad
ogni modo si sarebbe fatto molto per portare l’opinione pubblica a stimare la
quistione delle province meridionali secondo la sua importanza, quando un
Ministero avesse avuto il coraggio di porla in Parlamento, e l’abilità di farsi
rovesciare a proposito di quella.
Ogni Ministero italiano si trova
in questa quistione delle province meridionali fra il suo interesse e il suo
dovere, e fino adesso hanno sacrificato il dovere all’interesse. Per guadagnare
qualche voto nelle elezioni hanno transatto cogli abusi ch’era loro ufficio
reprimere; per la nomina e la traslocazione degli impiegati si sono regolati
non secondo l’utile dell’amministrazione, ma secondo il tornaconto elettorale.
Molte volte nella ricerca dei delitti o dei loro autori si sono fermati ed
hanno indietreggiato davanti a colpevoli od a complici potenti. Insomma il
primo a lasciarsi corrompere dalle influenze locali è stato il Governo. Non per
denari è vero, ma per voti, per articoli di giornali, per dimostrazioni della
cosiddetta opinione pubblica. Ora, finchè la durerà in questo modo, egli è
evidente che le doti le più somme nel personale non potranno porre questo in
grado di andar contro ai voleri dell’autorità centrale che lo dirige e ne
dispone.
Sotto le condizioni enumerate in
questo capitolo, sarebbero a nostro credere efficaci a stabilire il predominio
della Legge i rimedi particolari da noi proposti nei precedenti capitoli. Ai
quali del resto se ne potrebbero aggiungere senza dubbio ed anche forse
sostituire altri, quando si facesse un’analisi più minuta dei singoli disordini.
Per noi la quistione dei rimedi speciali per i singoli disordini è accessoria e
secondaria. Se questi rimedi esistono, il trovarli è affare di tempo e
d’esperienza, quando si sia adottato in Sicilia l’indirizzo generale che
abbiamo cercato di descrivere in questo capitolo. Se questo non viene seguìto,
i rimedi di dettaglio più ingegnosi e meglio studiati saranno assolutamente
inefficaci per vizio d’origine, e tutt’al più, con ingenti sforzi e con
sacrifizi sproporzionati coll’effetto che se ne otterrà, sarà possibile
procurare momentaneamente qualche miglioramento apparente, il quale durerà
quanto lo sforzo straordinario che l’avrà cagionato; una diminuzione nei
delitti, la quale servirà, più che ad altro, a fornire argomentazioni a qualche
Ministro in una discussione parlamentare.
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