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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

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  • LIBRO PRIMO   CONDIZIONI POLITICHE E AMMINISTRATIVE DELLA SICILIA
    • Capitolo VI. RIMEDI
        • § 111. — Della politica parlamentare del Governo.
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§ 111. — Della politica parlamentare del Governo.

Per altro, l’opera del personale più prelibato dipenderebbe sempre in ultima analisi dalla direzione e dall’appoggio del Governo centrale, insomma dalla sua politica parlamentare. Egli è evidente e naturale che, appena un Ministero dasse solamente segno di voler governare la Sicilia in contraddizione colla classe ivi dominante, solleverebbe una tempesta nella Deputazione siciliana, la quale, pur di rovesciarlo, farebbe alleanza con qualunque gruppo o partito. Quelli fra i deputati dell’Isola che si mostrassero troppo freddi nella loro opposizione non sarebbero rieletti, sicchè la caduta del Ministero, nella migliore ipotesi, sarebbe quistione di tempo. A meno però, che la quistione della Sicilia e delle province meridionali in genere non prendesse nella opinione pubblica italiana, ed in conseguenza in Parlamento, il grado che le spetta, chè allora i deputati dell’alta e media Italia sacrificherebbero alla soluzione di questa, molte piccole gare, interessi e rancori. Disgraziatamente per adesso questo non è che un bel sogno, e le coalizioni si fanno in Parlamento per tutt’altre ragioni. Ad ogni modo si sarebbe fatto molto per portare l’opinione pubblica a stimare la quistione delle province meridionali secondo la sua importanza, quando un Ministero avesse avuto il coraggio di porla in Parlamento, e l’abilità di farsi rovesciare a proposito di quella.

Ogni Ministero italiano si trova in questa quistione delle province meridionali fra il suo interesse e il suo dovere, e fino adesso hanno sacrificato il dovere all’interesse. Per guadagnare qualche voto nelle elezioni hanno transatto cogli abusi ch’era loro ufficio reprimere; per la nomina e la traslocazione degli impiegati si sono regolati non secondo l’utile dell’amministrazione, ma secondo il tornaconto elettorale. Molte volte nella ricerca dei delitti o dei loro autori si sono fermati ed hanno indietreggiato davanti a colpevoli od a complici potenti. Insomma il primo a lasciarsi corrompere dalle influenze locali è stato il Governo. Non per denari è vero, ma per voti, per articoli di giornali, per dimostrazioni della cosiddetta opinione pubblica. Ora, finchè la durerà in questo modo, egli è evidente che le doti le più somme nel personale non potranno porre questo in grado di andar contro ai voleri dell’autorità centrale che lo dirige e ne dispone.

Sotto le condizioni enumerate in questo capitolo, sarebbero a nostro credere efficaci a stabilire il predominio della Legge i rimedi particolari da noi proposti nei precedenti capitoli. Ai quali del resto se ne potrebbero aggiungere senza dubbio ed anche forse sostituire altri, quando si facesse un’analisi più minuta dei singoli disordini. Per noi la quistione dei rimedi speciali per i singoli disordini è accessoria e secondaria. Se questi rimedi esistono, il trovarli è affare di tempo e d’esperienza, quando si sia adottato in Sicilia l’indirizzo generale che abbiamo cercato di descrivere in questo capitolo. Se questo non viene seguìto, i rimedi di dettaglio più ingegnosi e meglio studiati saranno assolutamente inefficaci per vizio d’origine, e tutt’al più, con ingenti sforzi e con sacrifizi sproporzionati coll’effetto che se ne otterrà, sarà possibile procurare momentaneamente qualche miglioramento apparente, il quale durerà quanto lo sforzo straordinario che l’avrà cagionato; una diminuzione nei delitti, la quale servirà, più che ad altro, a fornire argomentazioni a qualche Ministro in una discussione parlamentare.

 

 




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