Effetti della scarsa
viabilità.
Il risultato, bisogna dirlo, non
è brillante, pensando che a questo concorsero le forze dei Comuni, delle
provincie e dello Stato. Dalle cifre è apparso però che soprattutto nella
viabilità comunale la sproporzione è sfavorevole. Infatti, mentre lo Stato ha
costruito chilometri 458 sopra 605, vale a dire più di tre quarti del debito
suo, mentre le provincie hanno costruito chilometri 594 sopra 1612, vale a dire
più di un terzo dell’opera loro, i Comuni, sopra una rete obbligatoria di
chilometri 3810, non ne hanno costruito che 705, vale a dire meno di un quinto
del lavoro totale. Il linguaggio delle cifre diventa anche più doloroso, se si
guarda all’entità dei risultati ottenuti dalla legge 30 agosto 1868; giacchè
l’avere in 7 anni potuto erogare soltanto una somma di circa un milione,
mentre il preventivo sommario della rete complessa tocca per lo meno i 40 milioni,
dimostra quanto siamo lontani dall’avere finora a nostra disposizione un mezzo
efficace per raggiungere lo scopo. Continuando in queste proporzioni, non venti
nè venticinque, ma duecento ottanta anni occorrerebbero per compiere la
rete obbligatoria delle strade comunali in Sicilia. Nè sarebbe esatto il dire
che l’opera o il sussidio dello Stato abbiano avuto minore larghezza nell’Isola
che nel Continente. Le somme spese in tutto il regno per l’esecuzione della
legge del 1868 ammontavano a tutto giugno 1875 alla cifra di L. 7,915,779; e di
queste, per progetti, lavori e sussidi, toccarono alla Sicilia L. 1,449,146,
vale a dire quasi il doppio di ciò che in proporzione di territorio e di
abitanti le sarebbe spettato. Ed è giusto che sia così, giacchè dove è maggiore
il bisogno, ivi dev’essere più robusto lo sforzo.
È vero che ormai il primo
periodo, il periodo più difficile della preparazione è già spinto innanzi, e
che ora i procedimenti dell’amministrazione pubblica potranno essere ridotti
alla metà, al quarto della loro durata, ma risultati maggiori la legge del
1868, così come è, non potrà darne; ed è impossibile che si lasci per altri
cinquant’anni la Sicilia alle prese con uno sviluppo così lento della primaria
viabilità.
È questo il primo bisogno
dell’Isola, la causa più frequente e più intima delle sue sofferenze.
L’efficacia dannosa dell’odierno sistema stradale si tocca, si vede, si
indovina in ogni manifestazione della vita o degli interessi dell’Isola.
Nell’ordine economico, turba i fenomeni ordinari dello scambio, impedisce le
coltivazioni accurate come i convenienti commerci, allontana i proprietari
dalle loro terre, scoraggia i costruttori di case agrarie e gli intraprenditori
di migliorie, si oppone alla introduzione delle macchine, pesa sulla elasticità
dei prezzi e dei salari, rende fiacco e lento il progresso industriale,
affatica lo sviluppo minerario, perpetua dove c’è, il regime del latifondo e il
regno della malaria. Nell’ordine morale, contribuisce a mantenere i pregiudizi
e gli errori delle classi popolari, alimenta in esse l’abitudine dell’inerzia e
dell’egoismo, impedisce quei contatti che servono a dirozzare le menti, a
spegnere le diffidenze, a rendere largo e sicuro il sentimento delle
solidarietà umane e dei progressi civili. Nell’ordine politico, i danni poi
sono continui e complessi. Senza strade, la pubblica amministrazione si trova
ad ogni passo inceppata. Non può vigilare l’esecuzione delle leggi, lasciate
troppe volte in balìa di sindaci, che dell’isolamento del loro Comune si
formano uno stromento di dominio od un pretesto di resistenza passiva. La
pubblica sicurezza non vi può essere guarentita, perchè il servizio periodico
si rende difficile, e tardi e scarsi i soccorsi straordinari in caso di
turbamenti. Estremamente onerosi e dispendiosi riescono gli obblighi che il
sistema liberale dello Stato impone ai cittadini; come i servizi dei giurati,
delle testimonianze, della leva, dei tributi; e così più lenti e inefficaci
rimangono i servizi che i cittadini possono esigere dallo Stato, ad esempio,
per la posta, per la giustizia civile e penale, per le ispezioni scolastiche.
Da che ognuno vede quale discredito ne venga al sistema politico e quale continua
lotta tra gli interessi privati e le esigenze dello Stato. La mancanza di
strade crea poi un grosso turbamento in tutta la materia delle circoscrizioni,
così amministrative, come giudiziarie; giacchè spesse volte Comuni che si
trovano in linea chilometricamente diretta a poca distanza dal loro capoluogo
sono costretti, per incompleta viabilità, a percorrere lunghissimi spazi e
attraversare, per giungervi, territori soggetti ad altre giurisdizioni; e
talvolta avviene pure che un piccolo tronco costruito da un Comune o da una
provincia confinante aumenti il danno e quasi il ridicolo della loro
situazione, mettendoli a due passi da un capoluogo che non è il loro, e
lasciando il loro a distanza di tre o quattro giorni di viaggio disagiato e
pericoloso.
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