La Cassa di soccorso per le
opere pubbliche.
La Cassa di soccorso per le
opere pubbliche rimase per verità più fedele all’indole della sua fondazione,
ma il suo capitale è affatto insufficiente al bisogno. Fu una delle poche
istituzioni borboniche, meritevoli di plauso, e che sopravvissero al Governo
assoluto. Regolata da un decreto del 23 luglio 1843, apriva le sue operazioni
con un modico capitale (circa 200 mila ducati), proveniente dalla liquidazione
delle antiche amministrazioni regie stradali. Prestava alle casse provinciali e
comunali «le somme necessarie per accelerare la costruttura delle strade ed
altre opere più importanti». Per norma costante, tali imprestiti «si
sconteranno» dice il regolamento «nel corso di 20 anni coll’interesse scalare
del 3 per cento». Le stesse norme segue oggi ancora l’amministrazione di questa
Cassa, la quale al 31 dicembre 1875 chiudeva la sua situazione con un attivo
netto di lire 5,976,316, di cui lire 82,880 in numerario ed il resto in crediti
che rateatamente si esigono. Con questo capitale, che ogni anno si aumenta dei
propri interessi, la Cassa ha potuto dal 1861 fino ad ora prestare ai Comuni
della Sicilia la somma di lire 9,478,497; vale a dire una media di circa lire
630,000 all’anno. È poco, e si comprende come, con capitale così scarso di
anticipazioni, l’esecuzione della rete obbligatoria, invece di 20 anni minacci
di durare più di cinquanta. L’aumento dei fondi della Cassa di soccorso o
l’istituzione di una Cassa speciale destinata a simili prestiti vincerebbe d’un
tratto la maggior parte delle lentezze e delle difficoltà che assediano lo svolgimento
della rete comunale obbligatoria e ne assicurerebbe il compimento in poco
numero d’anni. Ma il problema non è facile a risolvere; nè di grande aiuto
potrebbero essere per i primi anni i risparmi provenienti dalle Casse postali
di nuova istituzione, prescindendo anche dal considerare se depositi di quella
natura possano essere investiti in prestiti a così lunghe scadenze.
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