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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO SECONDO   I CONTADINI
    • PARTE PRIMA                       CONDIZIONI ATTUALI
      • Capitolo I.   DIVISIONE GEOGRAFICA — ZONA INTERNA E MERIDIONALE —REGIONE MONTANA
        • § 4. — Associazioni pastorali.
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§ 4. — Associazioni pastorali.

Una particolarità interessante, in fatto di contratti agricoli, la troviamo nelle associazioni pastorali in uso in Sicilia; non ne daremo però che un breve cenno, rimandando il lettore per ogni ulteriore ragguaglio ai lavori del barone Turrisi215, e del Salamone216, dai quali abbiamo tolte le nostre notizie.

Queste associazioni, di cui troviamo maggiori esempi nel Mistrettese e sulle Madonie, si dicono mandre, ma non si estendono però alle mandrie di vacche, che appartengono sempre ai grossi proprietari ed affittuari, ognuno dei quali amministra la propria mandria con impiegati propri, salariati all’anno. Le associazioni pastorali siciliane non comprendono che le greggi di pecore e di capre, e le mandrie di cavalle. Esse hanno varie forme, ma non sono rette che dalla consuetudine, e i soci non hanno altra garanzia che la reciproca buona fede.

I soci si dicono prezzamari, e il socio amministratore, che è sempre il maggiore interessato, vien detto il patrone. In tutti i sistemi ora in uso, tanto in quello di mandra alla mistrettese, vera commandita pastorale, come negli altri di mandra a spese sapute, o pel frutto, l’unità d’interesse, o diciamo l’azione, che ogni socio ha nella impresa, è costituita da ogni testa di capra, di pecora o di cavalla che egli contribuisce alla massa sociale. Impiegati della società non sono che gli stessi soci, i prezzamari, o i loro figli o stretti parenti, i soldanieri. Il lavoro vien retribuito in varii modi secondo i luoghi; sia con una paga annua, più un soprassoldo per giorno di lavoro, ad alcune categorie d’impiegati; sia col solo soldo per giorno di lavoro, eguale per tutto l’anno, ma che varia secondo gli uffici. La proprietà degli animali di ogni socio si riconosce per le pecore e le capre a certi segni, che si fanno loro nelle orecchie. La lana delle pecore, e gli agnelli ed i capretti non entrano generalmente in conto sociale, ma si commerciano da ogni socio per proprio conto. Si fa ogni 15 del mese la numerazione degli animali di ogni socio i quali dànno latte, e secondo i resultati di questa numerazione egli riceve alla fine del mese sociale seguente la sua parte di ricotta; e sui registri gli viene assegnata una quota corrispondente delle forme di cacio; delle quali quote mensili di cacio egli riceve poi il valore soltanto alla liquidazione dei conti a fin d’anno.

 

Mandre alla mistrettese.

Le società pastorali alla mistrettese o per le spese, prendono talvolta in affitto per conto sociale intiere proprietà, riconcedendo poi quella parte che va coltivata a grano, ai villani coi soliti patti di metaterìa, o di terratico. Le spese comuni vanno divise tra i soci, secondo il numero di animali di proprietà di ciascuno.

 

 




215 Studi di Amministrazione rurale per la Sicilia, estratti dal fascicolo IV degli Annali di Agricoltura Siciliana. Palermo, 1852, da pag. 28 a 71.



216 Manuale teoricopratico d’agricoltura e pastorizia, del sacerdote Gaetano Salamone. Mistretta, 1872, da pag. 238 a 245.






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