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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO SECONDO   I CONTADINI
    • PARTE PRIMA                       CONDIZIONI ATTUALI
      • Capitolo II.   ZONA INTERNA E MERIDIONALE
        • § 19. — Forme eccezionali di partecipazione.
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§ 19. — Forme eccezionali di partecipazione.

Nei fondi presso Caltanissetta, come anche presso Bivona, Leonforte, ecc, si trova qualche volta che il contadino del fondo seminativo partecipi pure per un terzo, nei prodotti degli olivi, dei mandorli o degli altri alberi fruttiferi, che si trovino sparsi a piccole partite sui campi; ma è questa però l’eccezione, essendo raro il caso di alberi sparsi in piccolo numero nei campi, e non riuniti in veri oliveti o mandorleti. In alcuni casi poi, in cui si dividono a metà i prodotti degli alberi sparsi, il contadino è tenuto al pagamento di una somma fissa in denaro. Egli è pure sempre tenuto a fare il raccolto e il trasporto fino ai magazzini del padrone, e a pagare un terzo della spesa del frantoio, ecc.

 

Animali del metatiere.

In generale il metatiere dei fondi seminativi è possessore di un mulo, e spesso di due o più. Ve ne sono però che non hanno alcun animale, oppure un asino soltanto: sono questi gli zapponari, che lavorano la terra colla zappa, e a cui si un terreno molto più ristretto da coltivare. A ogni modo il metatiere che non abbia muli, o abbia bisogno di un aratro di bovi, deve prenderlo in affitto giorno per giorno dal padrone o da altri.

Ad eccezione dei pochi esempi presso le Petralìe, dei quali abbiamo ora discorso, non ci è riuscito di trovare in alcun luogo in tutta la zona di cui stiamo ora trattando, l’uso dei contratti di allevamento di bestiame, sia a soccida o altrimenti, tra padrone e contadini. Soltanto presso Caltanissetta e presso Noto abbiamo potuto rilevare le seguenti particolarità:

Nei fondi seminativi presso Caltanissetta, la spesa di aratura spetta per metà al padrone e al contadino; ma il padrone spesso compra prima dell’aratura i bovi per conto del contadino, a cui in questo caso spetta tutta l’aratura. A sementa finita, quegli animali si rivendono, non avendo il contadino di che nutrirli, e il padrone si rimborsa. Alcune volte il padrone compra i bovi per conto metà profitti e perdite col contadino, il che si chiama fare a guadagno.

A Noto il metatiere dei fondi intorno alla città prende gli animali dal padrone a gabella, cioè in affitto: l’animale vien stimato alla consegna; quindi il contadino paga un frutto fisso in denaro che è almeno dell’8% sulla stima, e deve in ultimo restituire l’animale a valore eguale di quanto ricevè in consegna.

 

 




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