§ 26. — Obblighi del
metatiere.
Il metatiere è tenuto, come dicemmo, a tutte le
spese di coltura del suo campo: sopra di lui quindi ricade il pagamento del
giornalieri che raccolgono la mèsse. Se egli tarda ad assicurarsi di quel
numero di braccia che si stima necessario per la pronta mietitura del suo campo,
il campiere padronale fissa addirittura la squadriglia dei mietitori, per conto
e a carico del contadino. Il salario dei mietitori viene anticipato dal
gabellotto, il quale si rimborsa poi sull’aia.
A carico del contadino è pure la trebbiatura del
grano. Nella mancanza quasi universale di qualunque macchina, la trebbiatura si
fa coi muli, che guidati dal contadino pestano correndo i covoni sparsi
sull’aia. Per fare questo lavoro bisogna aspettare una giornata in cui tiri
vento. Il lavoro della trebbiatura sotto i raggi cocenti del sole siciliano è
durissimo, e rovinoso per gli uomini e per le bestie.
Terminata la trebbiatura e venuto il gran momento
della divisione sull’aia, il contadino può ritenersi fortunato se sopra venti
salme che abbia prodotte il suo campo, egli può riportarne a casa sua tre o
quattro, e in massima parte di qualità inferiore, ossia di solame misto
a terra. Il segno e l’espressione della compiacenza padronale verso quei
contadini che si sono mostrati più degni di premio per lavoro, onestà, o altro,
consistono nel dono di qualche tumolo di grano di qualità inferiore, a
divisione fatta.
Avuto il suo grano, è cura ordinaria del
contadino di cercare di venderne prontamente la maggior parte nel mercato più vicino,
per poter utilizzare le sue bestie nel trasporto, mentre le trazzere,
ossia i sentieri da muli, sono ancora in buono stato, e prima della caduta
delle pioggie autunnali che le renderanno impraticabili. Col retratto della
vendita egli potrà soddisfare ai suoi debiti in denaro, e comprare per il
proprio nutrimento qualche genere più scadente e di meno prezzo di quello che
vende.
I sensali di grano.
Il
contadino si recherà perciò con una paio di salme di grano caricate sul mulo,
fino alla città più prossima dove possa sperare di trovare un mercato più
esteso, e là cadrà inevitabilmente, per la mancanza di mercati settimanali,
nelle mani dei sensali di grano; i quali riuniti in associazioni e accordati
coi negozianti di grano in vere società di monopolio o, diciamolo pure, in vere
camorre, impongono sempre al contraente al minuto, al povero, e al debole, il
prezzo più basso se vuol vendere, e il prezzo più alto se vuol comprare. Il
gabellotto ricco sfugge a queste camorre perchè può aspettare il suo tempo e
può spedire la sua merce agli emporii principali e più lontani, dove otterrà il
vero prezzo del mercato242.
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