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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO SECONDO   I CONTADINI
    • PARTE PRIMA                       CONDIZIONI ATTUALI
      • Capitolo III.   ZONA ALBERATA — DA MAZZARA A CATANIA
        • § 34. — Censuari.
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§ 34. — Censuari.

In qualche Comune troviamo numerosa la classe dei piccoli censuari, e questi o fanno i giornalieri, o cercano di prendere a fitto qualche altro appezzamento di terra, da coltivarsi insieme col proprio. Alcuni di questi censi sono abbastanza estesi per fornir lavoro durante tutto l’anno ad una famiglia.

 

Censuario di Canalotte.

Uno dei più grati ricordi che ci abbia lasciato il giro fatto in Sicilia, è quello della piacevole impressione che provammo in una conversazione avuta con un contadino censuario, che insieme con due braccianti lavorava in un suo campo situato presso Canalotte, piccola borgata del Comune di Monte San Giuliano, a circa dieci miglia da Trapani, sulla strada postale per Alcamo. I miei compagni ed io, avevamo lungo la strada ammirato sulle vicine colline un certo numero di casette rurali, all’aspetto abbastanza comode e pulite, situate in mezzo a campi coltivati evidentemente con cura assidua, e contornate di vigne e di qualche pianta d’olivo. Destatasi in noi la curiosità di esaminare più da vicino un fenomeno così insolito nell’Isola, e affatto sconosciuto in tutta la parte interna che avevamo percorsa fin allora, appena che si fu fermata la carrozza per far riposare i cavalli, dirigemmo i nostri passi verso tre contadini che stavano lavorando in un campo di lenticchie. S’impegnò la conversazione coi soliti presagi sulla stagione.

Uno dei contadini era il proprietario censuario di quel campo in cui lavorava, e gli altri erano braccianti ch’egli impiegava a giornata. Tanto il censuario che uno dei giornalieri erano stati soldati nell’esercito italiano. E qui diremo tra parentesi, che abbiamo potuto più volte ammirare in Sicilia quanta influenza educativa eserciti il servizio militare su quei contadini. Essi tornano colla mente più sveglia, meno ottenebrata dai pregiudizi e dalle superstizioni, e dimostrano col contegno più spigliato e franco, di aver acquistato la coscienza della propria dignità ed il sentimento dell’eguaglianza civile di tutte le classi. Ma torniamo ai nostri rustici interlocutori.

Il contadino censuario, vivamente commosso dall’offerta di tabacco per la pipa, che gli fece uno dei miei compagni, e mostrandosi come sorpreso che gente vestita civilmente si fermasse a chiacchierare con un suo pari, ci fu largo di cortesie e di spiegazioni intorno alla sua condizione, e a quella di molti altri della sua classe, che abitavano nei dintorni; mentre uno dei giornalieri, con pensiero gentile, andava a cogliere delle fave fresche per offrircele in dono.

Quei campi facevano parte di una estesa tenuta del Barone di X.... che l’aveva censita tutta circa venti anni fa, in tanti appezzamenti distinti, contro 21 onze (L. 267.75) da pagarsi subito, come gioia, per ogni salma di terra, e un canone annuo per salma, che variava secondo i campi dalle 4 onze, 22 tarì (L. 60.35), alle 5 onze, 8 tarì (L. 67.15). Parecchi altri signori pure censirono a date diverse i loro possessi in quei dintorni. Sui censuari gravava il pagamento dell’imposta fondiaria. Essi avevano costruito da tutte le casette, che si vedevano sparse presso. L’estensione degli appezzamenti a censo variava dai due ai sette ettari; ma i censuari prendevano inoltre a fitto qualche campo vicino, per estendere le loro coltivazioni. Ve ne sono alcuni più ricchi, che possedendo animali prendono a fitto come massarioti ampie estensioni di terra, e ce ne fu indicato uno vicino, che possedeva una ventina di bovi e viveva in un caseggiato rurale di bella apparenza e munito di stalle. In ogni appezzamento vi è una vigna più o meno estesa.

Il nostro interlocutore aveva ereditato il suo censo dal padre, ed un fratello e un cugino suo avevano pure degli appezzamenti vicini. Le sue donne di casa non faticavano mai nei campi, ma badavano alle faccende domestiche, filavano e lavoravano al telaio: i bambini andavano alla scuola comunale. A quei due giornalieri che impiegava, dava 2 tarì (L. 0.85), il vitto e il vino: le relazioni tra essi e lui sembravano cordiali e come di eguale a eguale.

Egli ci disse che prenderebbe molto volentieri a censo qualche campo del latifondo vicino, che ora vien affittato tutto in un corpo, se il proprietario volesse consentire a censirlo; e dicendo ciò c’indicava l’opposto versante della vallata, che tutto nudo e privo di case faceva un contrasto spiccato con la campagna dove stavamo discorrendo.

Lasciammo quei dintorni con rincrescimento, per tornare ad ingolfarci nelle meste solitudini dei feudi, che ricominciando di a poca distanza, si estendono per miglia e miglia fin presso Calatafimi.

 

 




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