§ 34. — Censuari.
In qualche Comune troviamo numerosa la classe dei
piccoli censuari, e questi o fanno i giornalieri, o cercano di prendere a fitto
qualche altro appezzamento di terra, da coltivarsi insieme col proprio. Alcuni di
questi censi sono abbastanza estesi per fornir lavoro durante tutto l’anno ad
una famiglia.
Censuario di Canalotte.
Uno dei più grati ricordi che ci abbia lasciato
il giro fatto in Sicilia, è quello della piacevole impressione che provammo in una
conversazione avuta con un contadino censuario, che insieme con due braccianti
lavorava in un suo campo situato presso Canalotte, piccola borgata del Comune
di Monte San Giuliano, a circa dieci miglia da Trapani, sulla strada postale
per Alcamo. I miei compagni ed io, avevamo lungo la strada ammirato sulle
vicine colline un certo numero di casette rurali, all’aspetto abbastanza comode
e pulite, situate in mezzo a campi coltivati evidentemente con cura assidua, e
contornate di vigne e di qualche pianta d’olivo. Destatasi in noi la curiosità
di esaminare più da vicino un fenomeno così insolito nell’Isola, e affatto
sconosciuto in tutta la parte interna che avevamo percorsa fin allora, appena
che si fu fermata la carrozza per far riposare i cavalli, dirigemmo i nostri
passi verso tre contadini che stavano lavorando in un campo di lenticchie.
S’impegnò la conversazione coi soliti presagi sulla stagione.
Uno dei contadini era il proprietario censuario
di quel campo in cui lavorava, e gli altri erano braccianti ch’egli impiegava a
giornata. Tanto il censuario che uno dei giornalieri erano stati soldati
nell’esercito italiano. E qui diremo tra parentesi, che abbiamo potuto più
volte ammirare in Sicilia quanta influenza educativa eserciti il servizio
militare su quei contadini. Essi tornano colla mente più sveglia, meno
ottenebrata dai pregiudizi e dalle superstizioni, e dimostrano col contegno più
spigliato e franco, di aver acquistato la coscienza della propria dignità ed il
sentimento dell’eguaglianza civile di tutte le classi. Ma torniamo ai nostri
rustici interlocutori.
Il contadino censuario, vivamente commosso
dall’offerta di tabacco per la pipa, che gli fece uno dei miei compagni, e
mostrandosi come sorpreso che gente vestita civilmente si fermasse a chiacchierare
con un suo pari, ci fu largo di cortesie e di spiegazioni intorno alla sua
condizione, e a quella di molti altri della sua classe, che abitavano nei
dintorni; mentre uno dei giornalieri, con pensiero gentile, andava a cogliere
delle fave fresche per offrircele in dono.
Quei campi facevano parte di una estesa tenuta
del Barone di X.... che l’aveva censita tutta circa venti anni fa, in tanti
appezzamenti distinti, contro 21 onze (L. 267.75) da pagarsi subito, come gioia,
per ogni salma di terra, e un canone annuo per salma, che variava secondo i
campi dalle 4 onze, 22 tarì (L. 60.35), alle 5 onze, 8 tarì (L. 67.15).
Parecchi altri signori pure censirono a date diverse i loro possessi in quei
dintorni. Sui censuari gravava il pagamento dell’imposta fondiaria. Essi
avevano costruito da sè tutte le casette, che si vedevano sparse lì presso.
L’estensione degli appezzamenti a censo variava dai due ai sette ettari; ma i
censuari prendevano inoltre a fitto qualche campo vicino, per estendere le loro
coltivazioni. Ve ne sono alcuni più ricchi, che possedendo animali prendono a
fitto come massarioti ampie estensioni di terra, e ce ne fu indicato uno
là vicino, che possedeva una ventina di bovi e viveva in un caseggiato rurale
di bella apparenza e munito di stalle. In ogni appezzamento vi è una vigna più
o meno estesa.
Il nostro interlocutore aveva ereditato il suo
censo dal padre, ed un fratello e un cugino suo avevano pure degli appezzamenti
vicini. Le sue donne di casa non faticavano mai nei campi, ma badavano alle
faccende domestiche, filavano e lavoravano al telaio: i bambini andavano alla
scuola comunale. A quei due giornalieri che impiegava, dava 2 tarì (L. 0.85),
il vitto e il vino: le relazioni tra essi e lui sembravano cordiali e come di
eguale a eguale.
Egli ci disse che prenderebbe molto volentieri a
censo qualche campo del latifondo vicino, che ora vien affittato tutto in un
corpo, se il proprietario volesse consentire a censirlo; e dicendo ciò
c’indicava l’opposto versante della vallata, che tutto nudo e privo di case
faceva un contrasto spiccato con la campagna dove stavamo discorrendo.
Lasciammo quei dintorni con rincrescimento, per
tornare ad ingolfarci nelle meste solitudini dei feudi, che ricominciando di là
a poca distanza, si estendono per miglia e miglia fin presso Calatafimi.
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