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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO SECONDO   I CONTADINI
    • PARTE PRIMA                       CONDIZIONI ATTUALI
      • Capitolo III.   ZONA ALBERATA — DA MAZZARA A CATANIA
        • § 36. — I contadini della Conca d’Oro.
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§ 36. — I contadini della Conca d’Oro.

La condizione economica del contadino e lavorante agricolo nei dintorni di Palermo non si può generalmente dire cattiva, benchè in alcuni luoghi come Misilmeri, Marinèo, ecc., si scorga esservi pure molta miseria, certamente quella condizione è superiore a quella dei contadini dell’interno. Non sarebbe quindi possibile trovare nella miseria della classe agricola la causa particolare delle condizioni morali eccezionalmente cattive di tutta la Conca d’Oro. E nemmeno si può ritenere per fondata nel fatto la supposizione del professor Villari246, che siano gli stessi gabellotti o proprietari dei giardini, che tengano a gabella i feudi dell’interno dell’Isola, donde trarrebbero dalle misere turbe dei lavoranti, gli strumenti abbrutiti al servizio delle proprie passioni. In Palermo, e specialmente nelle città dei dintorni, vivono, è vero, molti gabellotti di feudi, giacchè a poca distanza ricominciano i latifondi colle condizioni di coltura già descritte per l’interno; ma il numero di questi intermediari tra il proprietario e il contadino non è maggiore qui che in tutte le altre città di tutta la prima zona che abbiamo studiata; onde nel solo fatto della loro presenza nei pressi di Palermo non può trovarsi una spiegazione sufficiente per le condizioni speciali, che presenta la Conca d’Oro in fatto di mafia e di sicurezza pubblica. Del resto, anche il professor Villari ammette che altre cagioni possano avere specialmente influito per rendere più acuto il male in questa parte dell’Isola.

Noi riteniamo che le condizioni particolari ed eccezionali di Palermo e dei dintorni, abbiano origine specialmente in certe condizioni morali, che sono effetto di molteplici condizioni storiche; e di più, che la durata del male nel suo stadio acuto dipenda in buona parte dalla fiacchezza e dalla debolezza delle autorità. Con questo però non vogliamo asserire che le condizioni economiche e sociali dell’interno dell’Isola non influiscano in nulla su quelle morbose di Palermo. Tutt’altro. Crediamo che in quelle condizioni dell’interno si debba trovare storicamente la prima causa delle deplorevoli condizioni morali così dell’antica capitale e dei suoi dintorni, come del rimanente dell’Isola; che tuttora la mafia palermitana tragga alimento e sostegno dalle vicine condizioni delle provincie interne; e che se non si curano i mali di quelle, non si potrà tutto al più che reprimere dovunque con mano di ferro gli eccessi delittuosi della mafia, ma non estirpare la mala pianta dalle radici in Palermo, fuori. Il male è generale, e anche i sintomi non mancano in alcun luogo; ma le condizioni storiche particolari a Palermo, come antica capitale, centro del Governo e di tutte le amministrazioni, e luogo di dimora della nobiltà e dei grandi proprietari, hanno influito a maturare il foruncolo piuttosto qui che altrove, e a dargli una forma particolare di suppurazione.

Senza arrestarci dunque più oltre sulle condizioni agricole della Conca d’Oro, proseguiremo il nostro viaggio lungo la costa settentrionale dell’Isola.

 

 




246 Vedi: op. cit. Lettera 11, pag. 3739.






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