§ 46. — Da Linguaglossa ad
Acireale.
Le falde dell’Etna da Linguaglossa fin verso
Acireale, non ci presentano novità in fatto di contratti. La maggior parte del terreno
nella zona media e inferiore è piantata a vigna; il resto a oliveti e agrumeti.
I pochi terreni seminativi si affittano per lo più in denaro per tre anni,
oppure anche a terratico: alcune mezzadrìe, ma non frequenti.
Vigne, oliveti e agrumeti tenuti per lo più a
economia con massari ossia guardiani, di cui molti risiedono sul
fondo. Il massaro delle vigne comunemente le coltiva a estaglio,
ossia a tanto il migliaio. Numerosi i giornalieri, con salario in media di L.
1.25, più il vino che qui ha un valore minimo. La condizione dei massari
è un po’ migliore di quella dei giornalieri. Per la vendemmia, immigrazione di
uomini, donne e ragazzi dalla provincia di Messina. Malaria presso la marina.
La popolazione rurale abita in gran parte nei villaggi, casali e borgate, che
si trovano sparsi in gran numero nelle campagne.
I proprietari sono soliti passare qualche mese in
campagna e specialmente in tempo di vendemmia: questa permanenza dei
proprietari sui loro poderi, giova ai loro interessi e all’agricoltura, e
contribuisce pure a rendere più facili le relazioni delle diverse classi; ma
nuoce sensibilmente alla costumatezza delle ragazze dei massari.
Si trovano parecchi contratti a migliorìa
per piantagione di vigne, forma di contratto di cui parleremo or ora; ma qui
non usa forse tanto farli direttamente coi contadini, quanto con
intraprenditori agiati, che poi coltivano col mezzo di giornalieri.
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