§ 50. — I fondi seminativi.
Venendo ora a parlare dei fondi o allodi
presso le città, vi troviamo soppresso l’anno di maggese nei campi seminativi,
e per lo più una rotazione biennale che alterna il grano o l’orzo col pascolo;
ma non così dappertutto, perchè a Lentini, Chiaramonte, ecc., si avvicenda generalmente
nei fondi minori il grano con l’orzo e le fave, sopprimendo l’anno di pascolo
naturale.
Quanto
ai contratti che si usano per i fondi seminativi, predomina il fitto per tre o
quattro anni; così presso Siracusa, Modica, ecc. Però a Lentini, Noto, e in
qualche altro sito è più comune il contratto di mezzadrìa o metaterìa. Presso
Siracusa quegli affittuari minori, possiedono generalmente in proprio da due a
sei bovi. Il canone d’affitto è pagato parte in generi e parte in denaro. Dei
contratti pel bestiame che prendono a gabella i mezzadri presso Noto,
abbiamo già parlato altrove251.
Sono assai comuni presso tutte le città del
Siracusano, le enfiteusi o censi di poche are di estensione, e che sono posseduti
dai contadini e dai giornalieri; molti di questi appezzamenti sono coltivati a
vigna. Questi censuari coltivano il loro podere la domenica, e quando non
possono trovare lavoro altrove.
I fondi alberati.
In quanto poi ai contratti relativi ai fondi
alberati, e ai prodotti delle colture legnose, non vi è molto di nuovo da
osservare, all’infuori dei contratti a migliorìa, e dei fitti a lungo
termine ed enfiteusi temporanee, i quali tutti si trovano molto frequenti nella
provincia di Siracusa.
Gli agrumeti (Lentini, Siracusa, ecc.) si
conducono dal proprietario a economia, tenendo sul luogo un castaldo
salariato all’anno. Presso Noto si usava finora dare gli agrumeti a gabella, ma
va generalizzandosi il sistema di conduzione a economia dallo stesso proprietario.
Gli oliveti si coltivano a economia, e il
contadino non ha partecipazione nel raccolto. Presso Agosta, Avola, ecc. si
gabellano gli oliveti situati nei latifondi, insieme con tutto il fondo. Il
raccolto si vende a estimo, contro tanti gafisi d’olio, come
abbiamo veduto farsi a Messina e a Catania. Però a Lentini, Buccheri,
Chiaramonte, si comincia da qualche proprietario a far raccogliere le olive per
proprio conto col mezzo di giornalieri.
Una coltura ricchissima di questa provincia, è
quella del carrubbio, che vi cresce spontaneo. Tra Noto e Spaccaforno si vedono
dei bellissimi boschi di quest’albero. Anche per la raccolta dei frutti del
carrubbio come per quelli del mandorlo, si usa la vendita del frutto pendente,
a estimo di perito.
Le vigne che non siano soggetto d’enfiteusi
temporanea, o di contratto a migliorìa, si coltivano ovunque a economia
dal proprietario, il quale vi tiene un massaro o guardiano; questi poi assume
spesso la coltura dei vitigni a tante lire per migliaio di viti. Si trova però
qualche raro caso di mezzadrìa per le vigne, fatta specialmente da quei
proprietari che per le loro occupazioni non possono sorvegliare da sè i loro
terreni, e ai quali non conviene affidarne la sorveglianza ad un agente. In
queste mezzadrìe però il proprietario prima della divisione preleva sempre come
antiparte un certo numero di barili per migliaio di viti.
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