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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO SECONDO   I CONTADINI
    • PARTE PRIMA                       CONDIZIONI ATTUALI
      • Capitolo IV.   PROVINCIA DI SIRACUSA
        • § 50. — I fondi seminativi.
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§ 50. — I fondi seminativi.

Venendo ora a parlare dei fondi o allodi presso le città, vi troviamo soppresso l’anno di maggese nei campi seminativi, e per lo più una rotazione biennale che alterna il grano o l’orzo col pascolo; ma non così dappertutto, perchè a Lentini, Chiaramonte, ecc., si avvicenda generalmente nei fondi minori il grano con l’orzo e le fave, sopprimendo l’anno di pascolo naturale.

Quanto ai contratti che si usano per i fondi seminativi, predomina il fitto per tre o quattro anni; così presso Siracusa, Modica, ecc. Però a Lentini, Noto, e in qualche altro sito è più comune il contratto di mezzadrìa o metaterìa. Presso Siracusa quegli affittuari minori, possiedono generalmente in proprio da due a sei bovi. Il canone d’affitto è pagato parte in generi e parte in denaro. Dei contratti pel bestiame che prendono a gabella i mezzadri presso Noto, abbiamo già parlato altrove251.

Sono assai comuni presso tutte le città del Siracusano, le enfiteusi o censi di poche are di estensione, e che sono posseduti dai contadini e dai giornalieri; molti di questi appezzamenti sono coltivati a vigna. Questi censuari coltivano il loro podere la domenica, e quando non possono trovare lavoro altrove.

 

I fondi alberati.

In quanto poi ai contratti relativi ai fondi alberati, e ai prodotti delle colture legnose, non vi è molto di nuovo da osservare, all’infuori dei contratti a migliorìa, e dei fitti a lungo termine ed enfiteusi temporanee, i quali tutti si trovano molto frequenti nella provincia di Siracusa.

Gli agrumeti (Lentini, Siracusa, ecc.) si conducono dal proprietario a economia, tenendo sul luogo un castaldo salariato all’anno. Presso Noto si usava finora dare gli agrumeti a gabella, ma va generalizzandosi il sistema di conduzione a economia dallo stesso proprietario.

Gli oliveti si coltivano a economia, e il contadino non ha partecipazione nel raccolto. Presso Agosta, Avola, ecc. si gabellano gli oliveti situati nei latifondi, insieme con tutto il fondo. Il raccolto si vende a estimo, contro tanti gafisi d’olio, come abbiamo veduto farsi a Messina e a Catania. Però a Lentini, Buccheri, Chiaramonte, si comincia da qualche proprietario a far raccogliere le olive per proprio conto col mezzo di giornalieri.

Una coltura ricchissima di questa provincia, è quella del carrubbio, che vi cresce spontaneo. Tra Noto e Spaccaforno si vedono dei bellissimi boschi di quest’albero. Anche per la raccolta dei frutti del carrubbio come per quelli del mandorlo, si usa la vendita del frutto pendente, a estimo di perito.

Le vigne che non siano soggetto d’enfiteusi temporanea, o di contratto a migliorìa, si coltivano ovunque a economia dal proprietario, il quale vi tiene un massaro o guardiano; questi poi assume spesso la coltura dei vitigni a tante lire per migliaio di viti. Si trova però qualche raro caso di mezzadrìa per le vigne, fatta specialmente da quei proprietari che per le loro occupazioni non possono sorvegliare da i loro terreni, e ai quali non conviene affidarne la sorveglianza ad un agente. In queste mezzadrìe però il proprietario prima della divisione preleva sempre come antiparte un certo numero di barili per migliaio di viti.

 

 




251 Vedi sopra, § 19 in fine.






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