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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO SECONDO   I CONTADINI
    • PARTE PRIMA                       CONDIZIONI ATTUALI
      • Capitolo V.   CONDIZIONI GENERALI DEI CONTADINI
        • § 53. — Proprietà grande e piccola.
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Capitolo V.

 

CONDIZIONI GENERALI DEI CONTADINI

 

 

 

§ 53. — Proprietà grande e piccola.

La Sicilia è paese eminentemente agricolo e povero d’industrie. Ad eccezione delle miniere di zolfo e di sal gemma, quasi tutte le poche industrie siciliane consistono in una prima manipolazione dei prodotti dell’agricoltura, e vengono quindi esercitate in gran parte dalle stesse classi che coltivano la terra. Esaminando dunque le relazioni tra le classi dei proprietari, dei gabellotti, dei borgesi, dei coloni e dei giornalieri agricoli, noi otteniamo un quadro abbastanza completo della vita siciliana. Noi qui non intendiamo studiare analiticamente le cause storiche e morali delle presenti condizioni sociali delle classi agricole in Sicilia; ma esponiamo soltanto lo stato attuale delle cose.

Al principio del secolo coll’abolizione dei fide-commessi, colla rovina di molte famiglie del patriziato per la pazza gara di lusso e di spese, e colla legge del 10 febbraio 1824, che dava diritto ai baroni di assegnare forzosamente delle terre ai loro creditori in pagamento dei propri debiti, e a saldo di qualunque prestazione obbligatoria, vi fu un movimento accentuato verso la divisione della proprietà territoriale. Ma questo movimento pur troppo si è da qualche anno arrestato, e ciò per parecchie cause, e malgrado tutte le vendite e censuazioni eseguite di beni demaniali ed ecclesiastici253. Questo fatto ci viene spiegato dal prof. Basile come una conseguenza del sistema erroneo dei nostri catasti, che colpiscono la sola industria agricola, invece di colpire la vera rendita fondiaria. Onde avviene che il piccolo proprietario, più industre e laborioso, è oltremodo aggravato dall’imposta fondiaria, e negli anni di cattiva raccolta non può pagare l’imposta, senonchè ricorrendo al mutuo, e firmando ipso facto la propria sentenza di morte.

Comunque sia, la proprietà è nella maggior parte della Sicilia ancora pochissimo divisa: segnatamente nella parte interna e meridionale dell’Isola manca una vera classe di proprietari piccoli o medii, e si salta invece d’un tratto, dal grande proprietario che possiede più migliaia di ettari, al piccolo censuario di poche are di terra. La censuazione dell’asse ecclesiastico ha modificato pochissimo queste condizioni della proprietà, giacchè come meglio vedremo in appresso, la immensa maggioranza di quelle terre è passata tale e quale nelle mani dei grandi proprietari.

 

 




253 Secondo le cifre ufficiali che riporta il prof. Basile, il numero dei proprietari in Sicilia, che all’epoca dell’attuazione del catasto, dal 1835 al 1852, era di 608,601, sarebbe sceso al gennaio 1871 a 549,957.* E per non farsi illusioni bisogna tenere in mente che le statistiche ufficiali sono ben lungi dal darci il vero numero dei proprietari siciliani, poichè debbono «per necessità di compilazione notare moltissimi poderi come divisi mentre in fatto sono uniti, e notare un maggior numero di proprietari mentre in fatto è meno»; giacchè ogni nuova aggiunta o trasferimento di proprietà conserva nei registri del catasto un numero a ; oltrechè quando un medesimo proprietario possiede terre in più Comuni, la statistica catastale calcola altrettanti proprietari quanti sono i Comuni in cui egli possiede. — Michele Basile, I catasti d’Italia e l’Economia agraria in Sicilia. Messina, 1875, pagg. 78 e 112-113.

* Questa cifra però nella Relazione della Giunta per l’Inchiesta sulle condizioni della Sicilia (a pag. 16), comparisce ora di 583,788.






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