§ 58. — Zona alberata.
Le considerazioni che precedono, si applicano più
generalmente a tutta la prima delle due zone maggiori, in cui abbiamo diviso la
Sicilia. In alcune regioni della seconda zona, e più specialmente sul lato
verso marina dei circondari di Trapani, di Patti, Castroreale, Messina,
Acireale e Catania, la condizione sociale dei contadini si può ritenere come
alquanto superiore a quella del resto dell’Isola. Economicamente, colla
maggiore estensione e varietà delle colture legnose, il contadino ha una
maggiore sicurezza del domani; e socialmente, le sue relazioni colle altre
classi, se non cordiali, riposano però sopra un maggiore sentimento
dell’eguaglianza civile. Qua la maggiore divisione della proprietà, e il genere
delle colture che male si adattano ai fitti ed ai subaffitti, hanno contribuito
a togliere la caterva degl’intermediari tra il proprietario e il contadino, e
conducendo ad un maggior contatto tra le due classi, hanno temperato alquanto
l’asprezza della lotta. La maggior cura inoltre che si richiede
dall’agricoltore nell’esecuzione dei lavori intorno a piante preziose e
delicate come l’agrume, l’olivo, la vite, ecc., e il maggior pericolo che
corrono i proprietari nel vedersi esposti a rappresaglie e vendette, hanno
contribuito a rendere alquanto più miti i rapporti tra essi e i contadini;
sebbene la generalità sia ancora lontana dall’avere la dovuta coscienza della
solidarietà e della comunanza d’interessi tra le varie classi agricole.
Dove poi nelle regioni di cui ora parliamo, vi
sono centri in cui è numerosa una classe cittadina, di professionisti e piccoli
commercianti che nulla o poco hanno di comune coll’agricoltura, ricomparisce in
Sicilia, come nel resto d’Italia, la lotta nei Comuni tra l’elemento cittadino
e quello campagnuolo, con generale disfatta di questo; e chi poi, in ultima
analisi paga lo scotto, sono per lo più i contadini.
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